Sempre piu' energy manager al servizio dell'efficienza energetica

L'energy manager nelle medio-grandi organizzazioni è, spesso, il responsabile del sistema di gestione dell'energia aziendale (come da definizione della norma ISO 50001); i suoi compiti sono quelli di monitorare la gestione dei flussi energetici in modo da portare vantaggi in termini di risparmi (energetici e monetari) all'azienda per cui lavora.
del 29/09/16 -

Orizzontenergia.it ha intervistato l'Ing. Enrico Biele (FIRE), che ha sottolineato come questa figura stia assumendo sempre più rilevanza, specie in sinergia con l'implementazione di un sistema di gestione dell'energia certificato ISO 50001: basti pensare che a giugno 2016 le organizzazioni dotate di SGE ISO 50001 che hanno al contempo nominato un energy manager risultano circa 180, evidenziando una crescita del 50% rispetto al totale del 2015.

1) Le direttive comunitarie 2002/91 e 2006/32 hanno fatto richiesta ai paesi membri della Comunità Europea di dotarsi di schemi che assicurino la qualificazione di professionisti ed operatori del settore energia.
Qual è il percorso che deve compiere un professionista che aspira alla carica di energy manager?
Oltre all’istruzione (prevalentemente universitaria) ed alla formazione tecnica, sono richieste particolari certificazioni?


Va prima di tutto contestualizzata tale figura: la dizione energy manager è, di per sé, riferibile in generale a qualunque professionista che si occupi della gestione dei flussi energetici in uno specifico ambito di riferimento (azienda, ente, condominio o altro). Col tempo il termine energy manager è andato sempre più accostandosi, fino quasi ad identificarsi, con il tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia come definito dall’articolo 19 della Legge 10/91.

Con riferimento a quest’ultimo caso, si tratta di un soggetto che fornisce supporto al decisore per poter ottimizzare l’impiego delle risorse energetiche e ridurre gli sprechi, meglio ancora se in un’ottica di miglioramento globale dell’efficienza dell’organizzazione. Nelle grandi strutture esso si configura come un manager con funzioni dirigenziali o comunque di livello adeguato, al fine di poter incidere adeguatamente sui processi decisionali.

Va sottolineato che ai fini dell’adempimento della Legge 10/91 la nomina ad energy manager non richiede alcun titolo, né va dimostrata alcuna esperienza in merito: è il soggetto nominante che sceglie il proprio energy manager sulla base di proprie valutazioni. Va da sé che nella pratica un’adeguata formazione, e in particolare un’adeguata esperienza sul campo, risultano di estrema importanza per poter operare al meglio nel proprio ambito di azione. Da ultimo va ricordato che l’incarico può essere affidato sia ad una figura interna all’organizzazione (un proprio dipendente) sia ad un professionista esterno.

2) Il D.M. 28/12/2012 sul meccanismo dei Certificati Bianchi, ha inserito l’obbligo della certificazione UNI CEI 11339 per gli energy manager nominati da aziende ed enti interessati a presentare direttamente progetti nell’ambito del meccanismo. Ci si attende che l’obbligo (in vigore da luglio 2016) fornisca un impulso alle certificazioni?

Sì, l’impulso nel verso dell’aumento di certificazioni è stato tangibile nei periodi antecedenti il mese di luglio 2016. Ciò sia per il citato obbligo relativo al meccanismo dei certificati bianchi, sia per l’altro obbligo previsto dal D.Lgs. 102/14 connesso alle diagnosi obbligatorie per grandi imprese ed energivori, che prevede che dal 19 luglio 2016 gli EGE che intendono condurre tale tipo di diagnosi devono essere certificati, da parte terza accreditata, ai sensi della norma UNI CEI 11339.

Con riferimento al rapporto tra energy manager ed EGE nell’ambito del meccanismo dei certificati bianchi, il GSE si è recentemente espresso chiarendo che in un’organizzazione che proceda alla nomina ai sensi della Legge 10/91 (indifferentemente obbligatoria o volontaria che sia), l’energy manager e l’EGE possono essere soggetti diversi.

Proprio su questo tema la FIRE ha più volte segnalato in passato l’opportunità che, ai fini del meccanismo dei certificati bianchi, fosse possibile certificare un EGE che non fosse necessariamente l’energy manager nominato: questo perché riteniamo che nelle grandi organizzazioni (imprese o enti) un’azione efficace possa essere svolta prevalentemente da profili manageriali con una conoscenza dei processi decisionali aziendali e una visione allargata sulla catena di valore dell’impresa e sulle risorse che concorrono ad alimentarla (l’energy manager guiderà in questo caso un team di tecnici competenti).

3) Spesso si fa confusione tra la figura dell’energy manager e quella dell’Ege, certificabile in accordo alla norma UNI CEI 11339. Quali sono le principali differenze tra i due?

Le figure dell’energy manager e quella dell’EGE certificato hanno un punto fondamentale in comune, che è la gestione ottimale delle risorse energetiche dell’ambito in cui si trovano ad operare. Detto questo, la prima è una figura nominata da un soggetto che ha un obbligo (10.000 tep nel settore industriale e 1.000 tep negli altri settori previsti dalla legge) o una particolare attenzione ai propri consumi (nomina volontaria), e la seconda è una figura che viene certificata sulla base di esperienze, titoli e competenze (è previsto un esame scritto e orale).

Le due figure possono coincidere, ma può verificarsi anche il caso in cui un energy manager non sia un EGE e il caso in cui un EGE non sia energy manager. Di seguito i possibili casi:

- Un energy manager può essere al contempo un EGE: è una condizione auspicabile in diversi casi, in quanto in generale un energy manager dovrebbe avere requisiti tali da soddisfare quanto richiesto dalla norma UNI CEI 11339, indipendentemente dal fatto che intenda certificarsi o meno. Ci sono comunque delle situazioni, specie nelle grandi organizzazioni, in cui l’energy manager è bene che sia un manager di alto livello per poter così incidere in modo efficace sulle scelte aziendali. In tali casi le caratteristiche dell’EGE è più probabile che le abbiano i collaboratori.

- Un energy manager può non essere un EGE: ai soli fini dell’adempimento all’art. 19 della Legge 10/91 non sono previsti obblighi su corsi da seguire, esami da sostenere, certificazioni da ottenere. Un energy manager può essere nominato a prescindere dal fatto che abbia o meno le caratteristiche previste dal D.Lgs. 115/08 e dalla norma UNI CEI 11339.

- Un EGE può non essere un energy manager: l’aderenza ai requisiti previsti dallo schema di certificazione e accreditamento per la conformità alla norma UNI CEI 11339 può essere rispettata anche al di fuori della nomina dell’energy manager. È ad esempio il caso di un libero professionista che abbia condotto studi di fattibilità e diagnosi e seguito direttamente richieste di incentivi per interventi connessi all’uso razionale dell’energia, o quello di un tecnico esperto di efficientamento e manutenzione in un particolare settore (civile o industriale) che abbia seguito direttamente la realizzazione di interventi di efficientamento energetico e fonti rinnovabili e proceduto alla manutenzione ottimale degli stessi.

4) Perlopiù nelle grandi aziende la figura dell’energy manager è il responsabile del SGE, sistema di gestione dell’energia aziendale come definito dalla norma internazionale ISO 50001. Un SGE amplia il ruolo dell’energy manager, inserendolo in una ben definita politica energetica aziendale. Come viene applicato un SGE e quali sono gli strumenti con cui opera in tale ambito l’energy manager?

Nelle medie e grandi organizzazioni l’energy manager può essere il responsabile del sistema di gestione dell’energia aziendale, come definito dalla norma internazionale ISO 50001. Un sistema di gestione amplia il ruolo dell’energy manager e ne aumenta l’efficacia, in quanto lo inserisce in una politica energetica aziendale ben definita, con obiettivi quantitativi espliciti, ed estende la sua area di attività a tutte le funzioni aziendali, attraverso apposite procedure.

Con riferimento all’anno 2015, da una nostra indagine risultano 115 soggetti che hanno nominato un energy manager, siano essi obbligati o no, e che al contempo sono in possesso della certificazione ISO 50001: 51 nelle attività industriali, 32 nel settore dell’energia e servizi a rete, 25 nel settore civile, 6 nei trasporti e uno nel settore agricolo.

Con riferimento all’anno 2016 abbiamo rilevato che a metà anno i soggetti con energy manager nominato e al contempo con sistema di gestione dell’energia implementato sono divenuti 180. Un incremento di oltre il 50% è senz’altro significativo e merita un monitoraggio continuo e ulteriori approfondimenti sulla sinergia energy manager-ISO 50001.

5) La certificazione ISO 50001 che mira a migliorare e mantenere ad alte prestazioni un SGE, è molto ambita dalle aziende. Ad oggi quante aziende sono dotate di certificazione ISO 50001 in Italia? C’è diffusa consapevolezza dei benefici che apporta ad un’organizzazione?

I sistemi di gestione dell’energia connessi alla norma ISO 50001 sono uno strumento fondamentale per aiutare enti e imprese a collegare core business e sostenibilità, in quanto investono nel tempo tutta l’organizzazione nella gestione delle risorse. Una ricerca dell’Harvard Business School mostra come le imprese che hanno investito su ambiente, aspetti sociali e governance in modo intelligente abbiano ottenuto dagli anni novanta ad oggi consistenti miglioramenti in termini di aumento del valore delle proprie azioni. I sistemi di gestione dell’energia consentono di avviare questa trasformazione e i risultati si vedono, come mostrano le esperienze di Germania, USA, Irlanda, Svezia e anche Italia, come dimostra una recente indagine appena svolta da FIRE in collaborazione con CEI e CTI i cui risultati sono stati esposti nel recente convegno “I sistemi di gestione dell’energia, un trampolino per il futuro” (atti disponibili al link www.fire-italia.org/convegno-iso-50001-2016).
A giugno 2016 le organizzazioni certificate ISO 50001 sono circa 350 a cui corrispondono circa 750 siti, segno che (confrontando e normalizzando tali dati rispetto ad altre nazioni) nel nostro Paese l’attenzione al tema è alta. Quello che riteniamo manchi ancora è un supporto adeguato da parte pubblica: in diversi altri Paesi l’adozione dei sistemi di gestione dell’energia è o incentivata direttamente, o indirettamente, in quanto dà la possibilità di accedere ad altre agevolazioni, come quelle per le imprese a forte consumo di energia. La Germania ad esempio richiede la ISO 50001 per concedere le agevolazioni per gli energivori (richiesto ora un 1,3% di miglioramento settoriale annuo) e premia le PMI con incentivi in conto capitale (fino all’80% della spesa sostenuta per consulenti e procedura di certificazione e fino al 20% per monitoraggio e software).



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