ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Signatura Rerum di Laura Niola

11/06/19

Mostra personale dell'artista campana che tra sculture e installazioni presenta diversi aspetti della sua ricerca artistica: il cibo visto come ossessione e come nutrimento dell’anima.

FotoMostra: mostra personale “Signatura Rerum”
Artista: Laura Niola
Inaugurazione Mostra: Venerdì 14 Giugno 2019 ore 18.00
Durata Mostra: 14 Giugno –20 Giugno 2019
Luogo: Medina Roma, via Angelo Poliziano n.32-34-36, 00184 Roma
Sito web: www.medinaroma.com Email: info@medinaroma.com Tel. +39 06 96030764
Orario apertura: da Lunedì a Venerdì compresi dalle 10:00 -13:00 e dalle 15.00-19.00;
Ingresso libero

Signatura Rerum di Laura Niola dal 14 al 20 Giugno 2019 negli spazi Medina Roma. Mostra personale dell’artista napoletana che tra sculture e installazioni presenta diversi aspetti della sua ricerca artistica: il cibo visto sia come ossessione e come nutrimento dell’anima. L’esposizione è parte integrante del Festival Cerealia 2019 | La festa dei cereali. Una delle opere in mostra è stata esposta al MACRO ASILO il 6 Giugno 2019.
La questione del cibo e/o del linguaggio che Laura Niola pratica con intensità in immagini, installazioni e interventi, negli ultimi anni rappresenta probabilmente il centro d’interesse più magnetico, su cui l’artista ritorna con maggiore frequenza. Ma con un’importante varietà di soluzioni e di accezioni.
Cibo, linguaggio. Perché? Parole, modi di dire, connotazioni che spesso diventano punti di partenza di una ricostruzione letterale di quello che di solito viene inteso invece come metafora. Assumendo e, per estensione, assimilando la parola in quanto atto creativo ma anche sostitutivo della “cosa”, l’artista si esime dall’assunzione del cibo vero, motore immobile di un complicato sistema di significazione e di argomentazione estetica, di colpa e di espiazione, che dà luogo a un vero e proprio rituale il cui esito sono forme di volta in volta diverse, forme simboliche di quello stato patologico chiamato anoressia-bulimia.
Laura Niola in questo suo coraggioso investimento di “questioni personali”, contrariamente alla maggior parte delle sue colleghe, non fa semplicemente immagine del corpo obeso o denutrito, del pasto rifiutato o trangugiato non estetizza l’assenza, ma articola un gioco più complesso, mette in scena l’immaginario e lo discute, antropologicamente, cioè a partire dagli stereotipi.



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