ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Sistema tributario lavori pubblici e appalti nel Mezzogiorno preunitario

30/05/19

Imprenditori che traevano profitto dalle necessità dello Stato, traevano a loro volta vantaggio dal ristretto margine del profitto agricolo, che si palesava come risorsa dalla quale il Governo traeva quasi per intero le proprie risorse tributarie, e ci vivevano, senza apportare nessun contributo produttivo. le spese governative, come i lavori pubblici, rappresentavano l’unica effettiva forma alternativa di impiego di un certo rilievo, insieme al servizio militare, rispetto al lavoro agricolo, stanti le depresse condizioni dell’economia.

FotoIl Circolo Culturale “L'Agorà” organizza per giovedì 6 giugno (ore 17,00) un incontro che avrà luogo luogo presso la sala „Spanò Bolani” della Biblioteca Comunale „De Nava” di Reggio Calabria. L'appuntamento ha come titolo „Sistema tributario lavori pubblici e appalti nel Mezzogiorno preunitario”. Nel corso della conversazione, a cura di Andrea Guerriero (socio del sodalizio organizzatore) e cultore di storiografia econonomica,verranno analizzate le componenti relative alla politica finanziaria del Mezzogiorno. A seguito del Congresso di Vienna (1° novembre 1814 - 9 giugno 1815) l'8 dicembre del 1816 il Regno di Sicilia ed il Regno di Napoli assunsero la dicitura di Regno delle Due Sicilie con Napoli capitale e con re Ferdinando IV che assunse la nuova denominazione di Ferdinando I delle Due Sicilie. Il sistema tributario del Regno borbonico, pur nella sua relativa mitezza, rappresentava l’espressione più chiara della politica finanziaria governativa, volta a ricorrere il meno possibile alle entrate tributarie, spesso per ragioni politiche che economiche. Gli effetti di questa politica finanziaria furono gravi per il reame meridionale, il cui governo se poco chiedeva ai suoi sudditi, ciò gravava per buona parte sulle classi più umili e di conseguenza le condizioni dello stato furono più indebolite per mancanza di spese utili a promuovere la ricchezza nazionale. Questo stato di cose, con uno Stato virtualmente in bancarotta che cedeva ai capitalisti privati le sue responsabilità e le sue risorse amministrative, contribuirono a far crescere quelle condizioni che portarono al crollo del Regime borbonico nel 1860.



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