ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Street Art – Banksy & Co. L’arte allo stato urbano

16/03/16

Da venerdì 18 marzo 2016 a Palazzo Pepoli – Museo della Storia di Bologna

FotoLa mostra sulla Street Art di Bologna aprirà a Palazzo Pepoli tra pochi giorni.

Leggendo gli articoli sul dibattito seguito agli strappi dei murales bolognesi e alla conseguente distruzione, in segno di protesta, di alcune opere da parte dei loro stessi autori, ho ripensato alla nascita del concetto di libera fruizione delle opere d’arte e di arte alla portata di tutti.

Lo scontro riguardo ai principi di tutela dei beni artistici è ricorrente.
La vicenda di oggi sembra una replica dell’esperienza vissuta da Canova duecento anni fa.
Nel 1815, incaricato di gestire e di negoziare il ritorno in patria di un centinaio di opere sequestrate da Bonaparte nel 1797, Canova dovette contrattare con la Francia e con Dominique Vivant Denon, direttore del Louvre, dove tutte le opere italiane erano confluite.
Le argomentazioni formulate da Canova e le sue teorie sulla formazione e sulla trasmissione della cultura si fondavano sull'idea che la corretta conservazione del patrimonio culturale passasse anche attraverso la valorizzazione e la preservazione del legame tra opera d’arte e l’ambiente dove era stata realizzata.

“Qualunque museo si faccia altrove col nostro smembramento non avrà mai l’insieme e la base necessaria che può dar rilievo ai monumenti stessi”.
Canova sosteneva che le opere avrebbero conservato il proprio valore soltanto se ricollocate nel luogo in cui erano state concepite e realizzate, come se esistesse un vincolo tra l’opera d’arte e la cultura della sua terra che l’asportazione avrebbe compromesso.
“La Sede occupata in altre parti dai monumenti antichi spesso non ha relazione con quelli; ma a Roma i monumenti sono posti coll'ordine della natura, che non vuole che siano collocati altrove. Tutto il paese fa parte del museo. Come la città tutta può porsi in brani e trasportarsi? Da ciò ne nasce che l'uno perde, e l'altro non guadagna”.

Al contrario Vivant Denon riteneva fondamentale la funzione del Museo, come luogo privilegiato della cultura e veicolo di istruzione (a volte anche a costo di saccheggi).
Il discorso sulla cultura, sull’istruzione e sulla tutela dei beni artistici non sembra essere tanto diverso oggi dalle posizioni di Vivant Denon e di Canova, vecchie di un paio di secoli.

Sul sito di Genus Bononiae, la mostra è presenta come “un modo originale e unico per scoprire la storia dell’arte di strada nella New York degli anni ’70 e ’80, per capire che le città vivono e comunicano anche attraverso un sovrapporsi non regolato di parole e per apprezzare una selezione di opere che offrono un ampio campionario della street art degli anni 2000.”

Penso, senza avere ancora visitato la mostra, che avrei preferito vedere delle fotografie, ma staremo a vedere.

Le citazioni di Canova sono state estratte da Della vita di Antonio Canova 1824.

Paola Nicoli.



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