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Marquez, Rossi, l’etica e il Bar Sport

Dalla rubrica Spuntature di RTR Sports Marketing, dallo Sport al Gossip. La vicenda del cattivo Rossi, del provocatore Marquez e della lavandaia Lorenzo ha assunto proporzioni e contorni assolutamente sovradimensionati rispetto alla PTM (portata tradizionale media) del Campionato del Mondo MotoGP.
del 06/11/15 -

La vicenda del cattivo Rossi, del provocatore Marquez e della lavandaia Lorenzo ha assunto proporzioni e contorni assolutamente sovradimensionati rispetto alla PTM (portata tradizionale media) del Campionato del Mondo MotoGP. Più della carne rossa, più delle dimissioni di Marino, più delle code al Padiglione Giapponese dell’expo, l’acredine motociclistica fra il Vale Nazionale e il suo possibile erede si è imposta come questione centrale dell’agenda delle ultime due settimane.

Come spesso accade, il fatto è diventato da fattispecie a luogo di dipartita di una serie di voli pindarici, filosofici e congetturistici che hanno più a vedere con la narrativa che con lo sport. Da veri e indiscussi maestri dell’arte oratoria e del ricamo verbale quali siamo (gli spagnoli ce stanno a provà, ma arrivano sempre secondi), abbiamo creato artifizi retorici come il “Patto di Andorra” e il “Io sto con Vale” che hanno contribuito a rendere la questione ancora più nazionalpopolare di quanto già non fosse. Come da tradizione abbiamo gettato la questione nel cortile dietro casa, abbiamo fatto due squadre “Pro Valentino” e “contro Valentino” e ce la siamo giocati a scapoli e ammogliati.

Proprio noi, che abbiamo sempre deriso gli anglosassoni per il loro amore per il Gossip e per il fatto di avere il Sun in edicola, siamo in realtà i primi a gettarci su ogni questione con una famelica voglia di scovare qualsiasi irrilevante particolare, ogni immagine non ancora mandata in onda e ogni conversazione presunta fra questo e quello. Conosco uno che aveva un cugino la cui sorella prima di cambiare ufficio lavorava con l’amico di un tizio che è andato in Direzione Gara dopo il Gran Premio di Sepang. Su ogni minimo scorcio costruiamo scenari ipotetici e geniali, trovando interviste di tre anni prima e mai pubblicate, con letture ipermassoniche che vanno dalla Stele di Rosetta all’infame Pollice Verso di Lorenzo sul Podio. Sul tema abbiamo intervistato tutti, da Fonsi Nieto a Maradona, da Puffo Brontolone a una delle tante ex di Icardi.

È opinione di chi scrive che tutto questo chiacchiericcio da bar sport circa l’accaduto non faccia bene al motociclismo, una disciplina messa in secondo piano da faccende che con la moto e con la passione per i motori hanno ben poco. Anzi, al contrario, tutto questo scredita e fa male al nostro sport (sì, nostro, perchè di questo si tratta per tutti quelli che vi lavorano e vi operano). Il Gran Premio di Valencia, che sportivamente rappresenta il punto conclusivo di un campionato oggettivamente straordinario, viene ora atteso come lo shootout definitivo fuori dall’Ok Corral. È divenuta una battaglia di comunicati stampa, ricorsi, avvocati e uffici comunicazione, più che un’ultima sfida in pista. E questo non è un bene, se si tiene al motociclismo come disciplina e non come spettacolo.

Alla faccia della glasnost, e per evitare altre emorragie difficilmente controllabili, la Dorna ha congelato la tradizionale conferenza stampa di oggi pomeriggio. Allo stesso modo, Movistar, già sponsor di Yamaha Factory Racing, ha cancellato la maxi festa per il titolo costruttori in programma a Valencia all’inizio di questo weekend. Oggi pomeriggio, dicono fonti certe, arriverà la comunicazione del Tribunale circa il ricorso di Valentino Rossi che gli eviterebbe di partire dall’ultima casella del GP di Valencia, lasciando ancora aperta la questione per il Titolo. Difficile, ma non impossibile. In ogni caso, la frittata è fatta.

Comunque vada, il ricorso, il weekend, il Gran Premio e il titolo mondiale, qualcuno sarà scontento. In ognuna delle strade percorribili si incontrerà il dissenso di qualcuno. Se Rossi partirà dal fondo e/o non riuscirà ad agguantare la decima corona iridata, si griderà al complotto, all’infame accordo di Andorra. Se invece il tribunale permetterà a Rossi di giocarsi la sua gara, allora sarà la parte di Lorenzo ad invocare la mala parata, sostenendo che per qualsiasi altro pilota si sarebbero usati pesi e misure diverse. (UPDATE: il TAS ha respinto alle 14:05 di oggi il ricorso di Valentino Rossi)

La verità purtroppo sta nel mezzo, ma non ci sono che due strade disponibili, e quindi il vaso è già rotto e i cocci saranno di qualcuno, anche se non si è ancora ben capito di chi. E questo perchè ci sono due linee di discussione differenti, una circa l’etica e una circa il diritto, ovvero il regolamento.

Secondo quest’ultimo, Marquez non era sanzionabile in Malesia per quanto fatto. Certo, ha provocato. Certo, non ha corso al suo ritmo. Forse ha anche agito con malizia. E certo, sta facendo la figura del bambino capriccioso e arrogante, così come Lorenzo sta giocando la parte della suocera bisbetica. Ma tutto questo non è sanzionabile. Quello che invece è sanzionabile è il portare un pilota fuori dalla traiettoria, con una manovra volontaria e non necessaria. E questo, indiscutibilmente, è stato l’errore di Rossi.

A questo, che è puro e semplice applicarsi di regolamento, si sono nei giorni sovrapposti altri discorsi, appunto di etica e di morale e di lealtà. Si è parlato di “codice non scritto fra i piloti”, e di confini comportamentali da non superare. E certo, anche questo è vero e di grande interesse, ma non è confinabile in regole, pene e decisioni fattive ed è potenzialmente illimitato, nel tempo e nella taglia.

Insomma, una cosa è certa: non doveva finire così. Non con tutti scontenti.
Non con il Mondiale più bello degli ultimi 15 anni rovinato da due settimane di isteria generale.



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