Suicidi e antidepressivi: relazione casuale o causale?
Un seminario di critica alla psichiatria per parlare di proposte al disagio mentale sabato 8 all’Auditorium al Duomo
Stanotte l’attore Memè Perlini si è suicidato.
Negli articoli di oggi leggiamo che "Soffriva di una depressione grave, ma era in cura" e che "aveva la scrivania ingombra di farmaci".
Di fronte a un tale gesto, diventato subito di dominio pubblico per la notorietà di colui che l’ha compiuto, dimentichiamo che le cronache locali riportano spesso drammi simili.
E’ di pochi giorni fa la notizia che un 43enne residente in provincia di Firenze ha prima cercato di uccidere il figlioletto di nove anni – salvatosi poi miracolosamente - mentre lui ha portato a termine il proprio proposito suicidandosi. Anch’egli “era in cura”.
Questi drammi ci sottopongono nuovamente la questione dell’efficacia dei trattamenti psichiatrici e degli antidepressivi, i quali, invece che essere i “salvavita” di coloro che sono caduti in depressione, secondo alcuni studi psichiatrici ne sono la causa poiché capaci di generare pensieri suicidi e di autolesionismo due volte di più rispetto al placebo.
Per parlare di questi temi, sabato 8 aprile, alle 12, all’Auditorium al Duomo, in via dé Cerretani 54r, a Firenze, dove in questi giorni è allestita la mostra “Psichiatria: controllo sociale e violazione dei diritti umani”, il dr. Giorgio Antonucci terrà un seminario sul tema “Critica alla psichiatria”.
Il Dr. Giorgio Antonucci è un medico e psicanalista toscano noto per aver coraggiosamente introdotto anni fa cambiamenti epocali nell’approccio al trattamento dei disturbi mentali, cambiamenti dei quali ha dato ampia testimonianza, a tratti drammatica e commovente, nei suoi molti scritti e libri di critica all’insensibilità e cecità del sistema psichiatrico istituzionale.
L’ingresso è libero.