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Comunicato Stampa

Sulla scuola, non basta ridurre le distanze. Bisogna occuparsene

26/11/21

L'assemblea generale degli industriali di Padova e Treviso ha messo in evidenza le esigenze del sapere, della conoscenza e della formazione. Queste, necessariamente, sono legate a doppio filo a quelle della scuola. Alcuni terreni sui quali lavorare insieme, "sporcandosi le mani".

FotoIl tema dell'ultima assemblea generale di Assindustria Venetocentro era "Ripartire dal capitale umano". A questo incontro era presente, crediamo significativamente, il Ministro della Pubblica Istruzione, il prof. Patrizio Bianchi, a testimoniare la necessità di maggiore attenzione alla scuola, nel suo ruolo formativo ed educativo.
Coincidenza vuole che il giorno successivo, il 20 novembre, fosse anche la Giornata Internazionale dell'ONU sull'infanzia, che quest'anno aveva due focus importanti, coincidenti con l'assise industriale: la lotta alla povertà e alla miseria, si fa attraverso il lavoro, oltreché mandando a scuola i bambini, i giovani e gli adolescenti.

Fatta questa premessa, torniamo all'assemblea degli industriali di Treviso e Padova del 19 novembre.
Treviso, la realtà che conosciamo meglio, è sempre stata un'Associazione attenta al sociale, ai bisogni delle persone e di riflesso della collettività. Qui, da tempo vige una cultura solidaristica importante; forse in questa dimensione è nato anche il tema dell'assemblea: "Ripartire dal capitale umano". Concetto che raccoglie e identifica due concetti base della nostra (comune) identità, ossia le persone e il lavoro, nella convinzione che "perdere il lavoro equivale a perdere la propria dignità".
Il presidente di Assindustria Venetocentro, Leopoldo Destro, aprendo l'assemblea, ha confermato che in futuro gli industriali trevigiani e padovani dovranno occuparsi non solo dei bisogni, "come quelli legati alla salute, alla cura delle persone e al contrasto delle troppe fragilità sociali, ma anche e soprattutto dei 'sogni' che come singoli e come comunità riusciremo ad esprimere".

Per questo l'assemblea territoriale di Cittadinanzattiva Treviso intende chiedere agli industriali che da momento di denuncia e proposta, passino a "sporcarsi le mani".
Si badi bene, non per aumentare la loro generosità, né per altruismo e solidarismo, bensì per il futuro stesso della loro specie e, nel contempo, della nostra economia.
Due sono i terreni sui quali occorrerà "sporcarsi le mani".

Uno è quello della sussidiarietà sociale territoriale. In futuro per questa ci saranno sicuramente, al di là delle buone intenzioni e di quanto dispone il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la legge sulla Sanità pubblica e i LEA (livelli essenziali di assistenza). Questi vanno difesi e potenziati. Eppure, sia la nuova domanda di servizi, specie quelli che vengono da larghi strati della popolazione (persone disabili, invalide o affette da malattie rare), sia quelli che ci verranno imposti da nuove malattie o epidemie, ci costringeranno a rivedere sia la quantità che la qualità della sussidiarietà pubblica. Qui ci vuole un nuovo atteggiamento ed impegno delle forze sociali ed economiche più forti, quali gli industriali appunto.

L'altro terreno è quello della scuola. Oggi questa è decisamente inadeguata e incapace di soddisfare la domanda di sapere dei giovani. La didattica scolastica e la sua parte educativa sembrano vivere in un mondo diverso da quello che vivono i ragazzi e le loro famiglie.
Gli industriali, di questo, dovrebbero farsene di necessità virtù. Ovvero, non basta dare una mano, bensì occorre proprio "sporcarsi le mani", perché i problemi della cosiddetta "manodopera " (o meglio, persone che lavorano) è destinato a durare, anzi a peggiorare, poiché mancano fisicamente le persone (fenomeno della denatalità), ma mancano anche esperienze idonee.

Infine, a proposito di cultura e di saperi, segnaliamo che c'è il problema delle biblioteche, sia nelle scuole che nei piccoli centri. A causa del COVID, molte biblioteche scolastiche sono state infatti smontate per recuperare spazi per nuove aule, mentre i libri sono stati messi in deposito. Questo, al di là delle giustificazioni, è stato possibile perché nella didattica dei plessi scolastici, si considerano sacrificabili le biblioteche e la lettura.

Questi per noi sono i problemi veri di oggi, che vanno evidenziati, cogliendo nelle parole del presidente Leopoldo Destro una sensibilità diversa e contigua a quella della precedente presidente Cristina Piovesana, sia nel linguaggio che nei comportamenti dell'Associazione.




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