Trance, Teatro e Libertà

L'autore esplora sinteticamente la modalità con cui l'esercizio introspettivo permetta all'attore un pescaggio fertle nelle sue risorse, verso l'autentica espressione performativa
del 28/02/13 -

Nel teatro drammaterapico (Creative Drama) un'azione scenica può svolgersi a vari livelli di modificazione dello stato di Coscienza (Co), a volte nello stato di una trance non sempre visibile nell'aspetto fenomenico, ma che, all'interno del soggetto, contiene un sottile dialogo tra sè e la propria parte. Qui è esclusa la prescrizione Brechtiana del mantenimento di uno stato di critica su quanto è interpretato, mentre intenso è il ricorso all'immaginazione, con gli aspetti suggestivi che ne conseguono. Deve essere ricordato che l'uso della suggestione è inteso quale motore verso la scoperta, il risultato e non è fine a se stesso (serve lo spettacolo, ma non è quest'ultimo). L'interpretazione, come più volte ripetuto, infatti costituisce l'Io nell'azione recitante (drama) di una parte di sé e nessuna critica potrebbe allontanare l'attore da essa, se non a rischio di espropriarne una zona ormai abitata e conosciuta. Non abbiamo un attore al servizio di un copione o di un autore e il dialogo tra questi, invece, segue sempre un profilo privato e gruppale originali. Proprio questa ricerca delle private parti nell'opera, dei personaggi ancora non pensati, espressi, sollecita il meccanismo di modificazione dello stato di Co. Risultato è un’azione performativa di un "possibile" Amleto, un Cyrano de Bergerac, la Signora Ponza del Così è (se vi pare), il Pulcinella che abita tutti, il Fantasma dell'Opera, consapevoli o meno.

Ma la speciale condizione di trance è anche utilizzata per aiutare il processo di sedimentazione di quanto esperito. Non vi è uno sperimentatore, ma un'esperienza che ascolta se stessa, in privato, dopo aver performato in pubblico. Molte delle foto che pubblichiamo su queste pagine ritraggono gli attori dopo l'azione performativa, in un momento di raccoglimento, elaborazione e contatto emotivo con quanto dei propri fantasmi e creazioni ha abitato le scene ed il teatro poco prima. Il Teatro, quello che si fa, è un setting speciale che, se abitato con un'importante motivazione e coltivato, diviene una nuova casa per la nostra storia. Un luogo che appartiene anche agli altri che lo abitano e che lo costituiscono, compreso chi assiste, ma che se trascurato, resta silenzioso, polveroso ed inefficace, le pareti scompaiono e poi i suppellettili e tu ti trovi solo in una piazza a chiederti perchè. Lo arredi dei tuoi sentimenti e delle tue noie e ricordi, delle tue aspirazioni ed i tuoi poster fanno bella compagnia insieme a quelli degli altri, come tanti cartelloni di pieces su un palco sempre nuovo. Ecco che lì, allora, puoi non aver paura, ma essere solo cosciente della responsabilità che eserciti con il tuo gesto e la tua parola.

In casa propria, provate a pensare, non si ha paura e, in questo caso, è la casa della propria esperienza in drammaterapia a costituirsi e non solo un luogo condiviso con compagni di percorso e persone che ci osservano ed ascoltano. Possiamo immaginare di essere in una nostra casa, dove ordine e disordine sono comunque nostri; dove se ci spogliamo siamo protetti dalla nostra intenzione, come quando ci addormentatiamo, nel sonno o nella trance dello spettacolo... Questa è etica. Un senso di responsabile "libertà", "partecipata" -come direbbe Gaber- può perfondersi nell'aria che respiriamo, perchè divenga parola dov'è racchiusa la nostra anima.

A volte, durante i laboratori e le prove, sento commentare qualcuno: “Ho esaurito tutto…avevo esaurito ogni cosa”! Può accadere di avere questa strana sensazione, di “perdere” le emozioni o, al contrario, di viverle “troppo”: le vivevo troppo dentro, non era più come le prime volte...Questo scalino non viene superato se non si comprende il concetto che sto illustrando. Può accadere che la casa vi sia improvvisamente scomoda, inutile, ma la ricerca delle motivazioni appare sconosciuta, inizialmente. Il silenzio emotivo e comunicativo può avvilupparti in maglie sempre più strette finchè, alla fine ,scopri che quell'anaconda che sta per ingoiarti sei tu stesso. Un senso di libertà, "partecipata" -direbbe Gaber-, invece, può perfondersi nell'aria intorno, perchè diventi voce ed energia per il tuo gesto , dove essi racchiudono l'anima e tu sei consapevole di questa responsabilità nel farla affacciare fuori a dialogare con l'altro. Non credo che un bel tramonto o la coscienza che è atroce e tremendo e terribile e crudele saltare in aria per un lembo di terra, possa fiaccare emozioni, eventualmente può farle rimuovere...

Se rifletti, se ricordi, che vi sarà un giorno, giusto e normale anch'esso, in cui quella parola non potrai più pronunciarla, quell "Io Esisto", allora comprendi la vittoriosa importanza di declinarla con amore -l'etica a cui ha facevo riferimanto. In questo il teatro riassume e forgia la cultura, ne catalizza e ne stempera le reazioni, ne condanna i gesti “inadatti”! Il teatro, la nostra drammaterapia, il nostro teatro drmmaterapico -di cui siamo pionieri, almeno in Italia, ti ricorda la fondamentale importanza del "Tuo Istante", di quell'esserci ed "essere con" che tanto la antropofenomenologia ha indagato e speculato e che , senza prendere impolverati e tuttavia preziosi tomi in mano, puoi sperimentare nella tua persona. Trovarsi in un teatro "povero" non significa che non si ricerchi un teatro "colto". Poi, vengono i sensi specifici della nostra vita, personali, privati, il sipario poi scende. Paradigma di come e quanto tu stia vivendo, il Teatro drammaterapico ti chiede di esserci ed essere con, confrontandoti con l’invisibile, dimenticando sempre più la disperata assenza di voce che a volte ci prende e così, per l'appunto, ci fa riflettere sulla nostra falsa idea di libertà. Siamo partiti parlano di trance ed arrivati a discutere sul concetto di Libertà: un lavoro con noi stessi (non su…) non può fermarsi alla superficie e il teatro reclama sempre autenticità pur nella finzione. Il dialogo con la nostra parte invisibile è parte importante di questo processo.



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