SOCIETA
Comunicato Stampa

Una manifestazione contro l’intolleranza - Ostracismo Geovista

01/06/13

Una manifestazione contro l’intolleranza sabato 8 giugno 2013, in Piazza Santi Apostoli a Roma, dalle ore 13,30 alle 17,30 - per denunciare la pratica dell’ostracismo praticato dai testimoni di Geova

In piazza contro l’oscurantismo religioso di chi si serve dell’ostracismo come strumento di controllo sugli altri.

Ancora una volta Internet ha funzionato da catalizzatore nell’emersione di un fenomeno finora non sufficientemente valutato dall’opinione pubblica nella sua devastante portata. Infatti, l’interazione tra frequentatori di blog, forum e social network ha reso possibile l’organizzazione di una manifestazione – in programma per sabato 8 giugno 2013, in Piazza Santi Apostoli a Roma, dalle ore 13,30 alle 17,30 - per denunciare la pratica dell’ostracismo da parte del movimento religioso dei Testimoni di Geova nei confronti di coloro che esprimono anche solo un parziale dissenso sul credo; verso costoro si attua una rigorosa segregazione non solo ideologica, ma spesso sociale, che induce i seguaci a trattare chi abbandona come se non esistesse.

La tutela della reputazione di un’associazione religiosa deve trovare un punto di bilanciamento con i diritti della persona e con altri valori di rango costituzionale (il diritto di critica, la libertà di manifestazione del pensiero, il diritto di cambiare orientamento religioso, la tutela dei diritti inviolabili della persona). Pertanto, al riconoscimento del decoro e dell’onore di un gruppo religioso deve fare riscontro la rigorosa tutela dei diritti delle persone che, anche all’interno di quel gruppo, svolgono un percorso di ricerca di senso dell’esistenza.

Purtroppo, in alcune aggregazioni di natura religiosa, come quella dei Testimoni di Geova, l’esercizio del diritto di critica, da parte degli stessi associati, subisce un grave vulnus attraverso il ricorso alla pratica dell’ostracismo sistematico con la frequente induzione alla radicalizzazione della conflittualità familiare, laddove un membro della famiglia decida di abbandonare il gruppo religioso perché in conflitto con posizioni ideologiche spesso mutevoli e non seriamente motivate. Perciò, durante la manifestazione sarà possibile intervistare chi ha subìto il devastante effetto di questa intollerante prassi di isolamento emotivo, ma anche fisico (figli tenuti lontani dai genitori, nonni che non conoscono nipoti proprio per effetto di rigorose regole ostracizzanti fatte rispettare da questa Congregazione); inoltre, sarà diffusa una copiosa documentazione su queste regole in vigore tra i Testimoni di Geova; l’applicazione delle quali vede coinvolte direttamente diverse migliaia di persone in Italia, e decine di migliaia nel mondo, con conseguenze psicofisiche talvolta devastanti.

Questa manifestazione rientra in un programma di analoghe iniziative realizzate in altre nazioni (Stati Uniti, Sud America …) oltre che in Italia (nel 2010 a Roma e nel 2012 a Milano). In Italia queste iniziative assumono un particolare valore per il fatto che, attualmente, la Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova in Italia è in attesa della sottoscrizione dell’intesa ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione con lo Stato italiano. Secondo i rappresentanti dei manifestanti, dunque, il legislatore dovrebbe verificare che al riconoscimento delle garanzie costituzionali alla Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova in Italia faccia da contrappeso la rigorosa tutela dei diritti di quegli affiliati che, all’interno della stessa Congregazione, svolgono un percorso di ricerca che passa anche attraverso una serrata e motivata critica; si fa osservare che l’istituto dell’Intesa si presenta come qualcosa di più di una semplice tutela di diritti; essa offre delle possibilità di azione e di diffusione e dà una patente di affidabilità di fronte alla coscienza dei cittadini, o quanto meno garantisce di fronte a eventuali pericoli che un determinato gruppo possa rappresentare per il bene collettivo. Non s’intende, quindi, negare la libertà religiosa, che va garantita a tutti; si vuole, invece, richiamare l’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica sull’opportunità di negare un regime di particolare favore alla Congregazione dei Testimoni di Geova, che pratica con sistematico rigore l’orrenda prassi dell’ostracismo. Tale misura disciplinare, infatti, limita la libertà di chi volesse porre fine alla propria adesione al culto, costringendo molte persone a restare affiliate tramite lo spauracchio della perdita dei legami affettivi, che deriverebbe dall’abbandono dell’organizzazione. Questa insinuante forma di pressione psicologica è ben diversa dall’esercizio della libertà religiosa, che a tutti va garantita.

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