ECONOMIA e FINANZA
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Economia ed Ecologia: legate a doppio filo?

14/02/14

Tutti gli ambientalisti, ma probabilmente anche chiunque legga un giornale o segua un TG, conoscono il nome della piattaforma Deepwater Horizon da cui è fuoriuscito uno sversamento di petrolio per ben 106 giorni, aggiudicandosi così il titolo di disastro ambientale più grave nella storia petrolifera americana (il secondo in scala di gravità fu quello della petroliera Exxon Valdez, nel 1989: il versamento di petrolio fu comunque 10 volte inferiore a quello della Deepwater).

Il versamento, iniziato il 20 aprile 2010 e terminato solo il 4 agosto, ha procurato danni a dir poco incalcolabili: non sono la perdita di 11 vite umane, ma anche danni economici certi per più di 560 milioni di dollari, oltre ai danni ambientali (irreparabili), i danni all’industria della pesca e a quella del turismo (per non parlare di quelli al prezzo del petrolio).

Le reazioni dei mercati al nascere della crisi

Comprendere le reazioni del mercato è particolarmente interessante, in questo caso: l’azienda responsabile del danno era infatti la British Petroleum, con sede in Gran Bretagna; ma lo stato colpito dal disastro ambientale è stata l’America del Nord. D’altronde, la relazione più stretta (ed interessante) è quella degli USA con l’Europa, grande ed importante acquirente del greggio prodotto dalla BP.

Come si è comportato dunque in questo periodo il cambio EUR/USD?

Osservando l’andamento del mercato, possiamo osservare come, a partire dalla terza settimana di aprile, il cambio EUR/USD è passato infatti da un cambio pari a 1.3435 del 20 aprile, il giorno prima del disastro, ad un cambio EUR/USD pari a 1.1279 il 18 maggio. La spirale discendente è tuttavia continuata: al 7 giugno, il cambio era pari ad 1.1923, picco in negativo negli ultimi anni.

Di seguito ti mostriamo il grafico di quei giorni dell’EUR/USD.

EUR_USD-2

Le reazioni dei mercati al risolversi della crisi

Il continuo versamento di Petrolio nell’Oceano si è arrestato definitivamente solo il 4 agosto 2010, dopo che gli ingeneri ebbero cercato di arginare il disastro con ben 5 tentativi e strategie differenti.

A mano a mano che la situazione sulla piattaforma si stabilizzava (perdite sempre inferiori e più controllate da parte degli esperti, una soluzione profilata sempre con più sicurezza) l’Euro riacquistava anche vigore nei confronti del dollaro: il 4 agosto, con la risoluzione della crisi, il cambio EUR/USD si è attestato a 1.3225: in netto miglioramento rispetto alla situazione di nemmeno due mesi prima.

La situazione è poi peggiorata nuovamente, anche se in maniera decisamente più ridotta rispetto ai veri e propri crolli del giugno 2010, verso la fine di agosto: periodo in cui il Presidente Obama ha rimarcato la sua richiesta di un maxi risarcimento da parte della BP per i danni causati all’ambiente circostante, in particolare alle coste della Luisiana. In data 24 agosto, infatti, il cambio EUR/USD era sceso nuovamente all’1.2653.



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