L’italia tra kioto e il 202020
“Giovanni Sartori critica il Governo e giudica ‘infidi’ gli italiani ma è ignorante del fatto che il nostro Paese è il più rispettoso dell’ambiente ed è piuttosto penalizzato dalla EU-15 sulle quote di riduzione delle emissioni di CO2. Ecco i numeri che lo dimostrano”.
Milano, 30 ottobre 2008. Rinaldo Sorgenti (vicepresidente Stazione Sperimentale Combustibili, SSC) risponde al fondo di Giovanni Sartori pubblicato ieri sulla prima pagina del Corriere della Sera, sul tema ‘Politica e ambiente’.
“Sartori – dice Sorgenti - pur affermando l’importanza di ‘sensibilizzare l’opinione pubblica’, ha dato informazioni del tutto sbagliate riguardo all’Italia, sulla ripartizione degli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra in ambito europeo (1998, BSA- Burden Sharing Agreement), deducendo che gli italiani pensano solo al business e se ne fregano dell’ambiente, ‘a danno del futuro dei ragazzi di oggi’.
Sartori scrive che ‘noi le emissioni di gas serra le abbiamo tranquillamente aumentate accumulando così un debito di 1,5 miliardi”, rendendoci colpevoli di un comportamento da ‘struzzi’ verso le emergenze ambientali del Pianeta.
Non soddisfatti, ora, secondo Sartori, a proposito degli accordi post Kioto sulla futura politica energetica europea, “chiediamo la dilazione di un anno, la diminuzione del nostro onere e un ricalcolo dei costi-benefici” con un atteggiamento di disinteresse verso la Terra, comportandoci da ‘sleali, infidi – e - furbacchioni”.
Le premesse al ragionamento di Sartori sono contraddette da numeri e studi scientifici, come è emerso anche da un recente convegno nazionale tenuto a Roma il 16 ottobre proprio sul BSA, al quale hanno partecipato i più autorevoli personaggi istituzionali, della ricerca e dell’industria (http://convegnoareteenergia.com) per dibattere sulle implicazioni che il PK e la direttiva ETS hanno avuto nel periodo 2005-2007 ed ancor più avranno da qui al 2012 per l’Italia.
Senza contare che il “sistema Italia”, ben prima del 1990, aveva attivato un oneroso e dispendioso sistema di investimenti orientati al “risparmio energetico”, in conseguenza delle crisi petrolifere del 1973 e del 1980 e accumulando quindi un rilevante credito sulle emissioni.
Come sappiamo, l’Europa ha abbracciato la questione ambientale e con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto ha varato nel 1998 il “Burden Sharing Agreement” per distribuire tra i Paesi della EU-15 il sacrificio di riduzione delle emissioni di CO2.
La SSC – Stazione Sperimentale per i Combustibili - ha analizzato il complesso e multi-disciplinare sistema energetico dei “top five” Paesi EU (Germania, Francia, Inghilterra, Italia e Spagna), unitamente a quello della media EU-15, in termini macroeconomici, demografici e sostenibilità del mix energetico. Sulla base di questa analisi comparativa, utilizzando i valori delle intensità carboniche correlate agli indicatori demografici, economici ed energetici di tutti i Paesi della EU-15, si evidenzia che il ‘sistema Italia’ nel periodo 2008-2012 (periodo di attuazione dell’accordo di Kioto) sarà mediamente penalizzato rispetto agli altri membri comunitari di 80-100 Mt di CO2 equivalente all’anno sui valori di emissione fissati dal BSA, senza peraltro conseguire nessun beneficio ambientale globale. Si dimostra, infatti, un’irrazionale distribuzione delle quote di emissione fra i Paesi UE, con effetti distorsivi della concorrenza non marginali, e quindi a discapito del ‘sistema Italia’.
Il dibattito recentemente avviato sulla decisione della Commissione EU di varare il “pacchetto energia e cambiamenti climatici 20-20-20”, che impone la ulteriore riduzione del 20% delle emissioni di CO2 ed il ricorso per il 20% alle fonti rinnovabili al 2020, impone una seria riflessione sulle decisioni che dovranno essere prese per il post-2012 e sugli oneri e sacrifici di cui i singoli Paesi dovranno farsi carico per il prossimo futuro.
Il ‘pacchetto clima-energia’ proposto dalla Commissione UE costerebbe all’Italia 18,2 miliardi di euro all’anno e molto di più di quanto peserebbe sugli altri Paesi europei, nonostante l’Italia abbia la migliore intensità energetica e le minori emissioni pro capite:
Italia= 9,7
Germania= 12,2
UK= 10,8
Alla luce dei controversi risultati emersi dalla prima fase dell’applicazione dell’ETS e del BSA, è fondamentale che l’ulteriore gravoso impegno di riduzione ed adattamento da parte dei singoli Paesi risulti ispirato da un chiaro e trasparente processo lineare, con un’applicazione razionale del “Principio di Equità”, nella prospettiva di non ripetere gli errori del passato.
Fa benissimo quindi l’attuale Governo a battersi a favore del nostro impegno in sede comunitaria affinché gli altri Paesi europei la smettano di fare, loro piuttosto!, gli sleali, infidi e furbacchioni nei confronti dell’Italia.
Partendo da una interpretazione sbagliata dei fatti, Sartori deduce quindi una valutazione delle nostre politiche governative del tutto fuorviante e fuorviata.
Poiché sulle strategie europee che riguardano energia e ambiente il consenso popolare è fondamentale, una cattiva informazione può avere effetti devastanti. Certi che né Sartori né Il Corriere della Sera vogliano deliberatamente confondere le idee alla gente su questioni vitali, come appunto energia e ambiente, mi auguro che Il Corriere della Sera in primis, e tutti gli altri media, vogliano dare adeguata enfasi a questa precisazione, a tutto vantaggio della nostra economia in questo momento così difficile, e anche a vantaggio dell’ambiente, consapevoli che senza Pianeta non c’è economia!”. E senza energia non c’è né benessere né sviluppo.