Pasqualino Monti: L’autonomia finanziaria è la chiave per lo sviluppo portuale italiano
Durante un incontro al porto di Civitavecchia il Presidente dell’AP e di Assoporti si è soffermato sui temi della riforma portuale
Autonomia finanziaria, procedure più snelle per i dragaggi, snellimento burocratico-amministrativo di tutte le procedure, qualità del lavoro portuale e necessità di fare sistema per una maggiore competitività.
Di questo si è parlato questa mattina in Autorità Portuale: ospite di Molo Vespucci, infatti, il senatore Marco Filippi, membro della Commissione Lavori Pubblici del Senato, intervenuto per discutere, in un’assemblea pubblica con gli operatori portuali, della riforma della legge 84/94, quella sul riordino della legislazione in materia portuale.
Un percorso di riforma avviato da anni ormai, troppi, nel corso dei quali si è perso del tempo e, come sottolineato in assemblea, gli scali italiani hanno subìto la concorrenza degli altri scali europei. «E la chiave di volta di tutto - ha spiegato il presidente dell’Autorità Portuale Pasqualino Monti - è senza dubbio l’autonomia finanziaria dei porti. Gli scali italiani garantiscono oggi 13 miliardi di euro di entrate per l’erario, ma le uscite molto spesso, anzi sempre, non riguardano le spese portuali. Solo un’autonomia finanziaria rappresenta lo strumento per programmare e realizzare opere».
E sulla questione si è detto concorde anche il senatore Filippi, il quale ha parlato della «fine della legge di settore. Occorre - ha spiegato - rivedere la gestione della risorse».
Una tematica che ha trovato d’accordo tutti gli intervenuti. Sindacati, politici, operatori del settore si sono alternati con i loro interventi, dal comandante del Porto Giuseppe Tarzia a Giorgio Pilara (vicepresidente Angopi) ad Enrico Seri (Filt Cgil), Domenico Barbera (Cisl) fino al segretario generale di Molo Vespucci Ievolella, che si è soffermato dulla redazione dei piani regolatori e la necessità di un’adeguata programmazione, e all’assessore Sergio Serpente - il quale ha sottolineato come, di fronte ad una logistica totalmente cambiata, sia oggi più che mai necessario revisionare la legge, guardando anche alla crescita dei territori dove insistono i porti - passando per il presidente della Compagnia Portuale Enrico Luciani che ha rilanciato l’idea del ‘‘lavoratore portuale europeo’’, ‘‘idea straordinaria’’ come sottolineato dal senatore Filippi che ha parlato del porto di Civitavecchia come modello da esportare. «Questo scalo ha le carte in regola - ha aggiunto - per essere un esempio. La portualità italiana - ha poi sottolineato - ha bisogno di riconoscere di essere un sistema portuale, lavorando su retroporti, infrastrutture, intermodalità, nell’ottica di una pianificazione strategica». Ne è consapevole anche il presidente Monti il quale, anche nella veste di attuale presidente di Assoporti, ha sottolineato come debba finire l’era del campanilismo, per lasciare spazio a progetti che diano davvero le risposte giuste a quello che chiede il mercato, attraverso un unico piano industriale portuale. E i porti sono pronti a fare un passo in avanti. «Ventritré Autorità Portuali sono troppe - ha spiegato - Manfredonia e Trapani, ad esempio, non movimentano il minimo richiesto. Dobbiamo poi capire che alcune realtà che distano tra loro 60 km non hanno bisogno di avere due sedi di Authority». Da parte di tutti, quindi, la volontà a cambiare lo stato delle cose poprio per dare nuova spinta alla portualità italiana «perché - ha aggiunto Filippi - non siamo secondi a nessuno. Contiamo, grazie alla procedura abbreviata alla quale ci siamo appellati, di portare la legge alla Camera entro la fine dell’anno per chiudere così, finalmente, la stagione della 84/94».
Fonte: Civonline