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Provider esclusi dai cambiamenti nelle TLC: a rischio migliaia di posti di lavoro

L’allarme di Assoprovider a seguito delle modifiche in atto nel mercato wholesale
del 29/11/18 -

I cambiamenti nel settore delle TLC, soprattutto per quello che sta avvenendo nel mercato wholesale, possono mutare non solo le condizioni operative dell’incumbent e dei grandi OLO, ma anche il destino di migliaia di operatori alternativi distribuiti sull’intero Paese: «Parliamo di PMI che nei decenni scorsi, dalla liberalizzazione del settore nel 1997 a oggi, sono cresciute sia in numero di utenze servite che fatturato, dando occupazione a migliaia di giovani. Queste PMI oggi rappresentano una dimensione economica industriale di tutto rilievo», spiega Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider, associazione che tutela i diritti delle PMI e dei cittadini nel mercato delle TLC.

L’associazione, che raggruppa oggi  più di 200 aziende da Nord a Sud del Paese, denuncia di essere esclusa dai “tavoli istituzionali” in cui si decide il futuro di un settore strategico, come lo è quello delle telecomunicazioni: «Le nostre PMI da sempre non hanno pregiudizi o preconcetti sulla politica industriale né sull'innovazione nelle TLC, ma ritengono che non si possa pensare di modificare un settore strategico come le telecomunicazioni, senza che siano ascoltate anche le loro idee e vi sia un confronto trasparente sulle conseguenze delle diverse strategie attuabili».

Operatori alternativi decisivi per ridurre il digital divide

Gli operatori alternativi sono stati decisivi nella riduzione dei problemi digitali del nostro Paese. La loro realtà non può essere ignorata per il bene del Paese: «Siamo gli unici Operatori che non hanno mai utilizzato un solo euro pubblico, pur avendo infrastrutturato a nostre spese in tutti territori del Paese, specialmente nelle cosiddette aree C/D, da sempre dichiarate a fallimento di mercato dall’incumbent e dai grandi Operatori».

«Gli Operatori alternativi - continua Bortolotto - hanno quindi dimostrato, con i fatti, di essere attori in grado di ridurre i problemi digitali del Paese proprio dove è più difficile farlo. Hanno portato Internet ovunque nonostante i diversi lacciuoli legislativi (fuori dalle regole europee) mai rimossi o corretti, che li costringono ad operare in svantaggio competitivo rispetto ai pochi grandi operatori nazionali».

Un’idea di sviluppo delle TLC a favore dei cittadini
Le idee degli operatori alternativi sono profondamente diverse da quelle degli incumbent e dei grandi OLO ed in sintonia con gli interessi dei cittadini come più volte dimostrato nel passato: «Lo dimostrano le battaglie che abbiamo portato avanti negli anni, come ad esempio la recente vicenda del modem libero, la liberalizzazione del Wi-Fi avvenuta solo nel 2005 rispetto al resto d’Europa e l’apertura del mercato delle reti ai nuovi entranti grazie alla modifica del Codice delle Comunicazioni».
Assoprovider chiede di essere coinvolta in modo organico nel processo di definizione di una strategia che sia realmente efficiente ed efficace per gli interessi di tutti i cittadini: «Rivendichiamo il diritto di tutelare migliaia di posti di lavoro giovanile qualificato e garantire in ogni sede la corretta applicazione delle regole di trasparenza, parità di trattamento e non discriminazione, vigenti nel Mercato europeo», conclude Bortolotto.

Assoprovider è l’associazione che dal 1999 riunisce i primi fornitori di Internet (gli Internet Service Provider) che hanno contribuito con lenloro battaglie contro le multinazionali a diffondere la Rete nel Paese. Tra le conquiste dell’associazione, l’approvazione della “Legge Salvaprovider”, che ha equiparato gli ISP agli operatori telefonici. E la liberalizzazione del WIFI nei locali aperti al pubblico o aree confinate di frequentazione pubblica.

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