ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

“1.124 km” Marco Gerbi a Copenaghen

15/05/12

1.124 km è esattamente la distanza tra la casa di Marco Gerbi e l’IIC di Copenaghen. Una lunghezza che non molti anni fa, per effetto di frontiere, dogane, mezzi di trasporto molto meno flessibili e non low-cost, sarebbe stata sicuramente più grande. Il percorso delle opere, concretizzato in km, diventa anche metafora di quello che è il cammino dell’arte che l’artista fiorentino propone, dove l’Italia - tra personaggi storici, icone, stereotipi e quant’altro - riflette la realtà e l’immaginario collettivo che gira intorno al nostro Paese.

Dal 22 maggio al 29 giugno 2012 Marco Gerbi espone, per la prima volta, le sue Mappe d’Italia a Copenaghen, presso l’Istituto Italiano di Cultura.

Queste opere, come riferisce l’artista, sono il mezzo per descrivere visualmente l’enorme groviglio di informazioni che continuamente ruotano intorno a noi, e le conseguenze di questo fenomeno.
Questo flusso d’immagini e parole ci arriva costantemente attraverso cartelloni pubblicitari, vetrine, insegne di negozi, segnaletica stradale, televisione, internet, ecc. Più che poetiche parole in libertà quello che ci raggiunge sono messaggi scientificamente pilotati, che entrano dentro di noi e influenzano le scelte, fino a condizionare l’economia, la politica e quindi il destino del pianeta.

Estrapolando questi dati, segnali, simboli del benessere e della società organizzata, ed altro, Gerbi crea qualcosa di mezzo tra la Commedia dell’Arte e quella all’italiana, dove i personaggi incarnano il ruolo di maschere, acrobati, attori che metaforicamente recitano la loro vita su un palcoscenico molto particolare che è l’intera penisola.

Quello che illustra riporta pure alla mente uno scritto di Umberto Eco che cita il filosofo Michel Serres e l’antropologo Marc Augé che riflettono sui cambiamenti dell’odierna società, e sulle nuove generazioni.
“I mutamenti e le conquiste dell’ultimo secolo hanno portato a risultati che sono davanti agli occhi di tutti, alcuni positivi altri meno.
Tra questi ultimi il contatto con la natura e i suoi prodotti si è rarefatto facendo prediligere la città e i prodotti del supermercato.
Giusto per esempio già 30 anni fa un'inchiesta americana aveva stabilito che la maggioranza dei bambini di New York credeva che il latte, venduto in confezioni, fosse un prodotto artificiale come la Coca-Cola.
In vacanza si vive per lo più nei “non luoghi”, per cui il villaggio vacanze è del tutto simile all'aeroporto di Singapore, e in ogni caso presenta una natura arcadica e pettinata, del tutto artificiale.
I giovani sono formati dai media, concepiti da adulti che hanno ridotto a sette secondi la permanenza di una immagine, e a quindici secondi i tempi di risposta alle domande, e dove tuttavia vedono cose che nella vita quotidiana sono nascoste, cadaveri insanguinati, crolli, devastazioni: all'età di dodici anni gli adulti li hanno già forzati a vedere ventimila assassini. Sono educati dalla pubblicità che esagera in abbreviazioni e parole straniere che fanno perdere il senso della lingua natale, la scuola non è più il luogo dell'apprendimento e, ormai abituati al computer, questi ragazzi vivono buona parte della loro vita nel virtuale.
Noi vivevamo in uno spazio metrico percepibile ed essi vivono in uno spazio irreale dove vicinanze e lontananze non fanno più alcuna differenza.”

Le Mappe del Gerbi sono un’evoluzione, ed un attualizzazione molto originale e personale della poesia visiva, del noveau realismo, sono una cavalcata nel tempo dove la storia dell’Italia ha come capolinea il consumismo, il trionfo dell’esteriorità e dell’eccesso, del senso di vuoto e di una eredità culturale poco tutelata e compresa.

Gli italiani in fondo sono complessi e, qualche volta anche complicati e nella mostra “1124 km.” Gerbi ce lo ricorda facendoci pensare e sorridere.

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