EDITORIA
Comunicato Stampa

Anno nuovo, 100 settimane di coronavirus in Italia: positivo, mascherina, vaccino, zona e smart working le parole chiave

03/01/22

Partendo da due “giovedì neri”, il giornalista Filippo Poletti ricostruisce la pandemia nel libro "Grammatica del nuovo mondo" pubblicato da Lupetti

FotoAnno nuovo, 100 settimane di coronavirus in Italia. Tutto iniziò il 30 gennaio 2020 a Roma con il caso dei due turisti cinesi trovati positivi. Da allora a oggi il nostro vocabolario si è concentrato sull’uso delle parole positivo, mascherina, vaccino, smart working e zona geografica colorata in base all’andamento dei contagi e dei ricoveri. A raccontarlo è Filippo Poletti, giornalista e top voice di LinkedIn, nel libro “Grammatica del nuovo mondo” che alfabeticamente elenca 50 termini chiave dei nostri giorni, sottolineando l’evoluzione del linguaggio ai tempi della pandemia. Premessa-testamento del filosofo Salvatore Veca, scomparso l’anno scorso a Milano.
La prima full immersion dell’Italia nel coronavirus – ripercorre Poletti nel libro stampato da Lupetti –avvenne il 30 gennaio 2020, stesso giorno in cui l’OMS dichiarò la rilevanza internazionale dell’emergenza sanitaria. Alle 18:06, orario di arrivo all’istituto Spallanzani dell’ambulanza con a bordo i due turisti cinesi, il coronavirus fece ufficialmente il suo ingresso in Italia. Giunti a Malpensa da Pechino, i coniugi furono i primi casi accertati di coronavirus. Il giorno successivo, il 31 gennaio 2020, il Governo dichiarò lo stato di emergenza. Fu allora che la parola coronavirus iniziò a diffondersi tra le persone.
Dopo la scoperta dei casi dei turisti cinesi, nella notte tra giovedì 20 e venerdì 21 febbraio 2020 si diffuse la notizia del focolaio di Codogno legato alla vicenda di Mattia Maestri. «La sorte – nota il cronista Poletti – ha voluto che due eventi cruciali nella storia del coronavirus siano accaduti di giovedì, rispettivamente giovedì 30 gennaio 2020 e giovedì 20 febbraio 2020. Sempre di giovedì, il 30 dicembre 2021, ricorreranno le prime 100 settimane di coronavirus».
Il contagio ha rivoluzionato il nostro modo di parlare: l’aggettivo positivo ha assunto un’accezione negativa, mettendo tra parentesi il pensiero positivo. Alcune espressioni hanno acquisito nuovi significati: legate fino al 2019 all’inchiesta giudiziaria di cui all’inizio del 2022 ricorrerà il trentennale, dal 2020 le mani pulite sono associate alle raccomandazioni pubbliche di carattere igienico-sanitario. È il caso anche di RT, sigla che sta per retweet su Twitter e oggi utilizzata per indicare l’indice di trasmissibilità.
Il coronavirus ha colorato l’Italia in zona rossa, arancione, gialla e bianca, diffondendo lemmi come mascherina e smart working: «Il dizionario del nuovo mondo è in continua evoluzione – commenta il giornalista – e negli ultimi mesi si è polarizzato sulla contrapposizione tra no vax e sì sì sì vax. Questo braccio di ferro lessicale evidenzia la profonda spaccatura presente nella popolazione».
Di fronte al coronavirus la tentazione della rimozione è fortissima: tuttavia, come insegna la psicanalisi, ciò che rimuoviamo ritorna e chiede il conto. È possibile voltare pagina solo dopo aver riletto le 100 settimane che abbiamo vissuto: «Per affrontare il 2022 – conclude Poletti nella “Grammatica del nuovo mondo” – è necessario riflettere sulle parole legate al coronavirus, perché l’uomo capace di giudizio è colui che ha una bussola per orientarsi».



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