ECONOMIA e FINANZA
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BIO-ON, un epilogo annunciato da tempo

05/11/19

Intervista a Carmen Dal Monte sul caso Bio-on e sulle falle di un sistema che cerca la ricchezza, senza controllare nel dettaglio

Foto10.000, il numero dei piccoli investitori che sono rimasti impantanati nello scandalo finanziario chiamato Bio-On. Attirate dai guadagni facili, ora rischiano di perdere i propri investimenti, uno scandalo che non colpisce solo loro, ma anche i giornalisti che per lungo tempo hanno assecondato una narrazione inventata dalla stessa Bio-on. Perla del mercato Aim, ennesimo trionfo dell’innovazione italiana, titoli che anche all’arresto dei suoi dirigenti, alcune testate ancora definivano un vanto, un’azienda modello, ma basta documentarsi per capire che era tutto un castello di carte. Bio-On approda in borsa cinque anni fa, con un’entrata in scena da oltre 1,3 miliardi di capitalizzazione, ma dopo un primo trionfo, in piena estate, ecco il tonfo: il fondo Quintessential, un fondo americano speculativo, ne denuncia la incapacità produttiva e ipotizza la falsificazione dei bilanci da parte della società. Il titolo precipita, ma resta sulla giostra fino alla sospensione per l’arresto dei vertici societari, lasciando 10mila persone a tremare, con titoli dal valore della carta straccia in mano.
Ciò che viene da chiedersi, però, è come sia stato possibile che una scatola vuota come Bio-on abbia potuto fare breccia nel sistema, truffare gli investitori e restare comunque in vetta per così tanto tempo? Perché ci è voluto un fondo speculativo Americano per denunciare il sistema?
Lo abbiamo chiesto a Carmen Dal Monte, già docente a contratto di Etica della Finanza presso l’Università di Bologna. Nel 2017 ha fondato Takeflight una startup edtech, con sede a Bologna e uffici a Houston e Londra, con l’obiettivo di applicare machine learning e algortimi di AI all’apprendimento e allo studio. Nel 2019 Takeflight ha vinto un grant dell’ITA (Italian Trade Agency) e Carmen Dal Monte ha passato tre mesi negli Stati Uniti per un processo di internazionalizzazione della startup. Nello stesso anno è entrata in Unstoppable Women, la lista delle 1000 donne che stanno cambiando l’Italia.

Dott.ssa Dal Monte, molti giornali sono ancora in dubbio sul caso Bio-on e alcuni sostengono che si stia facendo fallire l’ennesima azienda con i numeri. Secondo la sua esperienza è vero?
No, Bio-on è un vero e proprio caso di truffa, su questo non ci sono dubbi. Di norma è bene attendere la fine di un processo per parlare, ma questa volta le irregolarità sono palesi. Quel che dovrebbe stupirci è che stiamo parlando di un’azienda, come Bio-on, che vantava una fama di grande rilievo, ma stavolta la giustizia non ha nessuna responsabilità. Le responsabilità di Bio-on si evincono, banalmente, dalla visione dei suoi bilanci pubblici. Basta guardarli per vedere che c’è più di un problema, senza contare le pratiche di gestione economica e finanziaria non conformi a una corretta amministrazione. Capisco che parliamo di un’impresa quotata in borsa ed è sempre delicato trattare queste situazioni, ma il caso Bio-on, proprio per la sua importanza e per il numero di persone coinvolte, evidenzia che abbiamo bisogno di alti standard di sicurezza.

Un disastro annunciato insomma, ma allora com’è possibile che Bio-on abbia riscosso un così alto successo?
Buona parte della responsabilità è certamente da imputare ai dirigenti e ai consulenti di Bio-on che sono riusciti a sfruttare alcune falle del sistema di finanziamento delle Startup. L’impresa è stata considerata, come accade la maggior parte delle volte, una mera operazione finanziaria. Questo ha permesso a Bio-on di raccogliere la maggior parte dei finanziamenti, sulla prospettiva di un prodotto innovativo. Questo ci dice che nessuno, a quanto pare, ha davvero indagato o ha accertato che questo prodotto innovativo esistesse o avesse un riscontro concreto e verificabile. È stato necessario l’intervento di Quintessential per scoprire un fatto davanti agli occhi di tutti. A questo proposito trovo calzante fare un raffronto tra il sistema di finanziamento italiano e quello americano. Io sono appena rientrata degli Stati Uniti per un’esperienza di ricerca e presentazione di progetti per il finanziamento delle startup. In America un caso Bio-on è impensabile, perché le startup innovative vengono sottoposte a una serie di controlli di tipo scientifico e tecnologico sui loro prodotti e servizi. Sono scrupolosissimi nel verificare le possibilità di realizzazione di quello che viene descritto nel business plan e richiedono indicazioni puntuali e precise, avvalendosi, al bisogno, di consulenti specializzati nel settore in cui si intende investire. Questo su Bio-on, evidentemente, non è accaduto.

Quindi Bio-on è un errore di un sistema malato?
No, Bio-on è un’anomalia nel sistema, questo è importante precisarlo. Ci sono responsabilità dirette dei dirigenti della società, che saranno sicuramente indagate dalla magistratura. D’altro canto, non possiamo sottovalutare le problematiche del sistema in cui questo è avvenuto. Bio-on è riuscito a sfruttarle, sarà un’eccezione, certamente, ma questo ci deve aiutare a sviluppare degli anticorpi adeguati e a fare più attenzione per il futuro. Su questo il report di Quintessenzial è davvero chiarissimo, e mostra come tutti gli elementi fossero lì, sotto gli occhi di tutti, perché erano pubblici ma nessuno sembra averli visti. Dovremmo tutti ringraziare Gabriel Grego, patron di Quintessenzial, e il suo team per questo lavoro.

Cosa dovremmo fare per evitare casi simili?
Dobbiamo cambiare radicalmente il modo di pensare il sistema di investimenti. Lei ha letto le intercettazioni pubblicate su Bio-on? Astorri e il suo interlocutore parlano per lungo tempo di una produzione di 80 tonnellate. La prima cosa che dovremmo domandarci è: 80 tonnellate di cosa? Il punto è che Bio-on, per utto il tempo, ci ha racconta un suo storytelling, che inizia con un grafico e un esperto di marketing, entrambi non laureati, che sostengono di aver ritrovato un brevetto del 1926, da cui avrebbero recuperato il sistema per produrre bioplastica in quantità industriale e con costi economicamente sostenibili. Loro lo dicono, eppure sappiamo con certezza che le più grandi aziende del settore sono ancora alla ricerca di una soluzione sia produttiva sia economica. Certo, può capitare di incappare nel filone d’oro, ma poi devi farmelo vedere, devi dimostrare che puoi fare qualcosa, altrimenti parliamo di niente. Nel mondo degli investimenti le prime domande che ti fanno sono: Come conti di vendere? Quanto conti di vendere? Invece la pria domanda che andrebbe fatta dovrebbe essere: Che cosa vendi?

Gli investitori sono quindi degli ingenui?
No, non mi permetterei mai. Il caso Bio-on, come ho detto è un’anomalia e la buona fede o l’inciampo possono averlo tutti. Anche lei è stato uno studente e chissà quante volte avrà desiderato di prendere un bel voto senza studiare. È fisiologico che gli investitori siano alla ricerca dell’investimento vincente e, nel giro di pochissimi anni, trasformare qualche decina di migliaia di euro in milioni. Tutti sognano di investire nella nuova Amazon, la mia non è un’accusa, ma vorrei sottolineare come sia necessario prendere atto della siderale distanza che spesso separala realtà economica e imprenditoriale rispetto ai sogni di ricchezza facile. Anch'io ho una startup nel settore della tecnologia e dell’innovazione e ho avuto esperienza con investitori, in Italia e negli Stati Uniti. È imprescindibile la chiarezza e la trasparenza nella comunicazione tra startupper e investitori, senza queste basi, il sistema crolla. Noi dobbiamo fornire, a chi dimostra fiducia nei nostri progetti, tutte le informazioni possibili, tutti gli eventuali fattori di rischio e soprattutto previsioni di crescita attendibili. Gli investitori, a loro volta, devono avere aspettative concrete ed essere consapevoli che la realtà è qualcosa di diverso da un foglio excel, con previsioni di crescita o sviluppo di almeno 5 anni. Devono saper crescere insieme a noi, ai nostri progetti che hanno scelto, e chi promette di trasformare 40mila euro in 5 milioni va escluso dal sistema.



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Alessandro Massacesi (Giornalista)
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