MUSICA
Comunicato Stampa

Cervelli in fuga - italiani all’estero nel settecento. concerto di luca oberti, clavicembalo; marlise goidanich, violoncello barocco

15/12/11

Una riflessione sul fatto che la “fuga dei cervelli” dall’Italia, almeno in ambito artistico, sembra avere radici ben più profonde di quanto possa apparire ad una prima analisi. I musicisti italiani che nel Settecento si trasferiscono all’estero sono innumerevoli.

Si terrà presso la Chiesa parrocchiale di Paratico, alle ore 17 del 26 dicembre 2011, il concerto che il clavicembalista Luca Oberti, con la violoncellista barocca Marlise Goidanich, ci presenta sotto il suggestivo titolo di ‘Cervelli in fuga, Italiani all’estero nel Settecento’.

Il titolo del concerto nasce dalla volontà di aprire una riflessione sul fatto che la “fuga dei cervelli” dall’Italia, almeno in ambito artistico, sembra avere radici ben più profonde di quanto possa apparire ad una prima analisi. I musicisti italiani che nel Settecento si trasferiscono all’estero sono innumerevoli, ed anche se le motivazioni sono diverse, si può a tutti gli effetti fare un parallelo con la situazione odierna.

Certamente le motivazioni sono in parte differenti: nell’Italia del Settecento le occasioni di lavoro in campo musicale non mancavano, ma salvo i pochi fortunati che riuscivano ad occupare le cariche di pregio, per tutti gli altri, a prescindere dalle loro capacità, non restavano che le mansioni sottopagate e intermittenti, che obbligavano a estenuanti “suppliche” per avere stipendi dignitosi, e conducevano alla frustrazione.

Ecco perché nella stragrande maggioranza dei casi, la “fuga” all’estero rappresentava una prospettiva allettante. Innanzi tutto si riconosceva al musicista Italiano una grande professionalità, legata alla grande tradizione formativa italiana, che nel Settecento continuava a sfornare musicisti fra i migliori d’Europa, in secondo luogo perché in poco tempo era possibile accedere ad incarichi stabili e prestigiosi.

Tutti gli autori del programma proposto hanno in comune la caratteristica di aver vissuto gran parte della loro vita all’estero, al servizio delle più importanti istituzioni musicali europee.

Il lucchese Francesco Geminiani (1687-1762), allievo di A. Scarlatti e Corelli, fu uno dei violinisti più celebri del suo tempo, e dal 1714 visse fra Londra e l’Irlanda per morire infine a Dublino. Le sue composizioni, ricche di sperimentalismo, suscitavano opinioni contrastanti fra gli ascoltatori.

Domenico Scarlatti (1685-1757), fu un caso fra i più emblematici di “cervelli in fuga”: dopo aver peregrinato diversi anni fra Napoli, Venezia e Roma in cerca di un’occupazione che gli permettesse la realizzazione artistica, approda a Lisbona nel 1719, dove resterà per dieci anni per poi trasferirsi definitivamente, dopo una breve parentesi a Siviglia, alla corte reale di Madrid, dove incontrerà un altro celebre caso di emigrazione artistica: il cantante Farinelli.

Il padovano Giovanni Benedetto Platti (1700-1762), fu dal 1722 al servizio del principe-vescovo di Würzburg. Della sua ampia produzione si conosce ancora pochissimo, nonostante la grande influenza che Platti ebbe sullo sviluppo dello stile classico.

Anche del napoletano Salvatore Lanzetti (1710-1780) si conosce molto poco, se non che fu uno dei più celebri virtuosi di violoncello del ‘700 e che trascorse almeno quindici anni a Londra, per trascorrere il resto della sua vita viaggiando in Francia e Germania.

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