ECONOMIA e FINANZA
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Porto di Augusta, il futuro non può passare solo per i containers

30/06/08

Notevoli ritardi nelle infrastrutture che dovevano lanciare lo scalo siciliano nel circuito del transhipment internazionale. Mentre altri comparti che offrono migliaia di posti di lavoro non sono tenuti in considerazione nei programmi futuri.

"Occorre ridare al più presto una guida alla Port Authority che possa fornire risposte sicure sul futuro prossimo del porto". Lo chiedono gli operatori portuali di Augusta. Non è ammissibile che uno dei porti più importanti del Mediterraneo venga considerato alla stessa stregua dell'Istituto autonomo case popolari e consentire alla politica di gestire e pilotare le nomine a discapito della operatività dello scalo.
Dalle poche affermazioni ufficiali e dai discorsi avanzati nei vari convegni, da oltre un decennio si parla di Augusta come di un porto da adibire a terminal container, in teoria, considerando che, in oltre trent'anni, l'area commerciale di Punta Cugno ha avuto un lento sviluppo logistico. Ancora oggi piazzali e banchine non sono in grado di poter ospitare importanti flussi di containers, a parte, un'area di circa 100 mila metri quadrati data in concessione a una società che la sfrutterà come terminal. Comunque non si dovrebbe trattare di grandi numeri come avviene il altri porti nazionali e dell'area del Mediterraneo. L'organizzazione e la realizzazione di un vero terminal container è in notevole ritardo rispetto all'apertura dell'area di libero scambio prevista per il 2010. Ritardi che pare siano dovuti a una inadeguata gestione della programmazione, non esiste ancora un piano regolatore portuale che dovrebbe essere lo strumento di indirizzo. Dalle poche affermazioni ufficiali che arrivano dalla Port Authority si capisce che l'ente punta ,nonostante gli evidenti ritardi,alla realizzazione del terminal container. Mentre la rada ospita parecchie aziende che offrono, da decenni, servizi all'avanguardia nel campo della cantieristica, manutenzioni e costruzioni navali. Questi i numeri di un'economia alternativa al petrolchimico e al traffico commerciale containerizzato. 7 cantieri navali, con 6 strutture di rimessaggio per imbarcazioni di piccola e media grandezza, 9 scali di alaggio, 2 bacini galleggianti, 3 officine navalmeccaniche, oltre 400 gli addetti occupati, circa 100 mila metri quadrati di aree dedicate. Quindi una realtà ben consolidata che offre servizi di costruzione e riparazione navale che, anzi, soffre da anni di mancanza di spazi e ,soprattutto, di banchine dove poter effettuare riparazioni e lavorazioni anche su navi di grosso tonnellaggio, lavori che non si possono fare all'ancora o in bacino. Eppure nell'area commerciale di Punta Cugno esiste un pontile ro-ro che rimane tristemente inutilizzato per i traghetti e non utilizzabile dai cantieri navali. Per non parlare del famigerato "pontile consortile", costato miliardi di vecchie lire ai contribuenti, costruito all'inizio degli anni '80 , rimane una "cattedrale nel deserto" perchè inoperativo da anni, oppure utilizzato periodicamente per ormergiare navi e carrette del mare sotto sequestro. Mentre il pontile e il suo spazio a terra, le costruzioni, potrebbero essere utilizzati per attività di riparazione navale. Esistono altre attività che offrono parecchie prospettive di sviluppo e lavoro. "Ad Augusta - spiega Luigi Boccadifuoco, agente marittimo - arrivano dall'estero materie prime come lamiere, flange e altre parti meccaniche che vengono trasportate via terra a Priolo , dove opera la Siteco che assembla tutti i materiali per la realizzazione delle torri eoliche. Un traffico cospicuo di materie prime e prodotti finiti che rappresentano una realtà consolidata che offre lavoro a centinaia di persone". Si tratta della SI.TE.CO. società per azioni costituita nell’anno 2003, il cantiere di costruzione delle torri eoliche è ubicato a Marina di Melilli, un’area di circa 260 mila metri quadrati dei quali oltre 10 mila di capannoni adibiti ad officina meccanica dove grosse sle torri vengono assemblate. "Una attività che prevede circa dieci anni di lavoro - spiega il direttore operativo Santino Sulfaro - per una produzione media di 400 torri/anno. Da Punta Cugno ci arrivano le materie prime che noi assembliamo. Il 60% delle torri vengono esportate fuori dalla Sicilia , in Spagna, Turchia e Grecia, il rimanente 40% è assorbito dal mercato regionale o nazionale." La Si.Te.Co. occupa 230 addetti con un indotto di aziende locali per altre 300 addetti. Quindi un'altra realtà consolidata che dipende dalle sorti dell'area commerciale di Punta Cugno. "Il porto di Augusta - spiega Sulfaro - per noi è un'importante punto di riferimento, sono il nostro punto di approvvigionamento e il trampolino di lancio dei nostri prodotti verso il mercato internazionale". E'forse arrivato il momento di scegliere se perseguire nell'avventura dei containers, o se programmare seriamente il futuro del porto, passando per altre opportunità che sono già una realtà e che potrebbero essere potenziate ulteriormente.



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