ECONOMIA e FINANZA
Articolo

Tutela dei risparmiatori

05/08/08

Lettera a Marco Liera del Sole24Ore per un nuovo dibattito sul futuro del risparmio.

Gent. Dott. Liera,

da tempi non sospetti, la Sua attenzione, e quella dei Suo colleghi, è rivolta al tema della tutela dei risparmiatori: un argomento controverso, spigoloso, scomodo a molti, e che per la sua complessità si presta bene alla formulazione di tante opinioni, magari interessate.

Sappiamo peraltro come gli scandali finanziari dell’ultimo decennio, oltre a danneggiare i risparmiatori, non abbiano sortito l’effetto sperato: infatti, la cultura finanziaria degli italiani è rimasta al palo e i piccoli risparmi sono rimasti lontani dai mercati finanziari, anche a fronte di recenti incentivi fiscali. In fondo, anche nella “pratica degli investimenti” sembrano prevalere le mode, sostenute dall’abile marketing di chi, a differenza dei risparmiatori, conosce a sufficienza alcune basi di finanza comportamentale (o almeno di psicologia dei consumi) e le utilizza per interagire con i risparmiatori stessi, anche quando questi sono stati scottati da forti delusioni: “capitale garantito”, “rendimenti minimi”, ecc. sono espressioni ormai diffuse e che hanno avuto un certo successo nel promuovere prodotti, anche quando questi rischiavano di non tutelare il cittadino contro l’inflazione (obiettivo ineludibile per ogni scelta d’investimento a medio-lungo termine).

Le autorità competenti hanno progressivamente focalizzato la loro attenzione sulla trasparenza, quale elemento per rendere consapevoli le scelte finanziarie dei cittadini. Oggi i prodotti finanziari sono senza dubbio più trasparenti ma, nonostante questo, il risparmio non appare molto più tutelato: ne sono dimostrazione i suoi articoli e le lettere a cui deve rispondere. La completezza di informazioni di un prospetto informativo e il messaggio non ingannevole di un cartellone pubblicitario costituiscono un elemento fondamentale per la tutela dei risparmiatori, ma appaiono come una “conditio sine qua non”: ci vuole ben altro e forse l’intero approccio finora seguito dovrebbe essere messo in discussione. Davvero crediamo che il risparmiatore medio possa dedicare così tanto tempo a leggere e studiare prospetti informativi (anche se in versione breve) e magari con l’ausilio di un manuale di finanza? Per rispondere in modo affermativo dovremmo immaginare un mondo pieno di appassionati della materia, con le dovute competenze e con molto tempo a disposizione: in tutta onestà lo scenario appare irrealistico, senza nulla togliere alla capacità dei cittadini.

Tagliamo la testa al toro! L’eccesso di norme e di firme non è uno strumento utile per tutelare il risparmiatore finanziariamente inconsapevole, il quale, per definizione, necessita di affidarsi a un professionista. Il risparmiatore dovrebbe delegare le proprie decisioni di investimento al suo consulente come fa con altri professionisti in altri campi (avvocati, architetti, ecc.). La vera discriminante è data dalla massima indipendenza del consulente, per rendere il più possibile convergenti i suoi interessi con quelli del cliente, a prescindere da discutibili giudizi su appropriatezza ed adeguatezza dei consigli erogati.



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