SPETTACOLO
Comunicato Stampa

Dal Giappone a Vicenza: Damiano Fina debutta al Teatro San Marco

21/10/19

Il 20 febbraio 2020 Damiano Fina presenta per la prima volta sul palco del Teatro San Marco di Vicenza la nuova performance rituale butoh "FÜYA Requiem".

FotoDopo il suo viaggio in Giappone, durante il quale il coreografo ha conosciuto il fondatore della danza butoh Yoshito Ohno e ha intrapreso un cammino solitario nell’antico sentiero devozionale Kumano Kodo, l’artista presenta una nuova performance a cui dà il proprio nome artistico FÜYA. La coreografia rappresenta l’essenza di un percorso artistico cominciato nel 2004 e culminato con il viaggio in Giappone del 2018.

INTRODUZIONE

FÜYA Requiem è una performance dedicata alla “Grazia”, una parola carica di significati spirituali e centrale nella ricerca dell’artista Damiano Fina, che nel 2015 ha fondato il metodo FÜYA, basato sulla non dualità dell’esistenza. Un percorso nato nel 2004 con la meditazione del maestro zen giapponese Dogen e culminato nel 2018 con l’esibizione all’Hokkaido Butoh Festival a Sapporo, in Hokkaido, Giappone.

Così come nell’arte giapponese dell’ikebana la bellezza e l’armonia vengono ricercate tra equilibrio e squilibrio, nella raffinata ricerca compositiva tra elementi in bilico tra proporzione e sproporzione, nella filosofia del fiore, che coglie in sé prosperità e caducità (wabi-sabi in giapponese), la performance di danza butoh FÜYA Requiem mette in scena il corpo umano in bilico tra vita e morte.

“Dobbiamo ancora un gallo ad Asclepio” afferma il sottotitolo della performance, che per 45 minuti incanta il pubblico evocando suggestive citazioni della nostra storia dell'arte, dalla statuaria greca alla celebre luce dei dipinti di Caravaggio. Un progetto di respiro internazionale, che fonde la tradizione giapponese con l'estetica della storia dell'arte italiana per parlare del sacro nell’arte. Un mix che contraddistingue le opere di Damiano Fina, sia sul palco che nei suoi libri, in grado di riportare l'arte alla sua origine spirituale.


LE PAROLE DELL’ARTISTA

Con queste parole l’artista vicentino descrive il suo ultimo lavoro: «A cavallo tra Ottocento e Novecento la Secessione Viennese declamava un ritorno delle arti al sacro. VER SACRUM, una primavera sacra. Oggi, se guardiamo a Klimt, prestiamo più attenzione allo stile decorativo, piuttosto che al suo messaggio. Lo stesso accade quando guardiamo una statua greca o un quadro del Caravaggio. Eppure, tra un selfie e l'altro al museo, qualcuno rimane ancora incantato. Lo si vede con lo sguardo perso, rapito in un'altra dimensione. È a quello stato di estasi che guarda Requiem. Dobbiamo tornare a pregare per mezzo delle arti. Questa è l’ambizione di FÜYA Requiem. Una performance a cui ho dato il mio nome, perché è il mio manifesto. Non c’è nulla di più importante per me di questo ritorno al sacro. Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale e di risvegliare i nostri sensi e la nostra sensibilità. Per diventare più aperti, più luminosi, più aggraziati. In tutto questo la parola chiave è “Grazia”.»


BREVE BIOGRAFIA

Damiano Fina è un danzatore butoh e pedagogista queer, fondatore del metodo FÜYA. Si è esibito in Giappone, Europa (Londra, Parigi, Berlino, Salonicco) e in vari festival italiani. Scrive libri sul suo metodo e approccio filosofico. Tra i suoi libri “La danza di Eros e Thanatos per una pedagogia queer” 2018 e “FÜYA. La danza del corpo alchemico” 2021. Conduce corsi e laboratori con la tecnica FÜYA dei cinque corpi, che ha sviluppato dal 2004. A Vicenza si è esibito con Giuseppe Dal Bianco nel 2016 e nel 2017 presso la Loggia del Capitaniato in Piazza dei Signori e il Teatro Civico di Schio con la performance The Presage of The Phoenix.

Sito web: www.damianofina.it
Link ai biglietti: http://bit.ly/RequiemVI



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