MUSICA
Comunicato Stampa

Denia mazzola gavazzeni per mirra di domenico alaleona e vittorio alfieri

15/10/14

Presso il Conservatorio A.Vivaldi di Alessandria il soprano insegna la partitura della tragedia alfieriana musicata nel 1912 da Domenico Alaleona

Saranno una serie di incontri promossi dal Conservatorio di Alessandria e concepiti come esperienza formativa sui linguaggi musicali del Novecento quelli durante i quali Denia Mazzola Gavazzeni - docente di canto presso l’istituto alessandrino – presenterà Mirra, opera composta da Dominco Alaleona su testo originale del IV° e V atto della omonima tragedia di Vittorio Alfieri,spiegandone la partitura musicale e il linguaggio espressivo.

Destinatari degli incontri, previsti dal 20 al 25 ottobre 2014 saranno gli allievi del Conservatorio e quanti, tra gli esterni, vorranno accostarsi a un’opera di notevole interesse.
Insieme ai Proff. Lucio Cuomo (accompagnamento pianistico), Gustavo Malvezzi (analisi del testo alfieriano), Luca Valentino (analisi e prassi drammaturgica), Denia Mazzola Gavazzeni (analisi e interpretazione della partitura di Alaleona), spiegherà ai partecipanti al corso quell’esempio di “Literaturoper” , a lungo ingiustamente trascurato e di recente riportato all’attenzione del mondo musicale internazionale grazie proprio alla sua curiosità di cantante intellettuale promotrice e protagonista sia della prima ripresa dell’opera (Iesi, 2000, Regia di Piera Degli Esposti) sia dell’esecuzione parigina (Radio France 2001, Choeur et Orchestre National de France) cui ha fatto seguito la registrazione discografica per l’etichetta Universal.

Con il termine “tramelogedia” Vittorio Alfieri coniò per il suo Abele (1790), concepì un linguaggio a lui familiare della tragedia coniugandolo con le esigenze e le modalità proprie dell’universo melodrammatico, all’epoca protagonista indiscusso delle scene europee.
Domenico Alaleona (1881-1928), personalità di spicco nel mondo musicale italiano seppe cogliere e valorizzare l’impronta “operistica” della drammaturgia alfieriana e del suo verso.
Furono soprattutto gli ultimi due atti (quarto e quinto) della Mirra ad attrarre l’interesse di Alaleona in particolare per un lavoro drammatico in cui il musicista vide «il mito della bellezza innocente straziata».
Fulcro animatore della vicenda - debitrice, per la genesi, delle Metamorfosi di Ovidio (libro X, vv. 298-518) - l’amore incestuoso coltivato in segreto da Mirra, giovane protagonista di stirpe regale, per il padre Ciniro; una passione lacerante e insieme stridente, nutrita com’è da «un personaggio gentile, puro, aristocraticamente delicato» all’interno di un ambiente «familiare ed umano, in una zona di affetti nobili e teneri», per usare le parole di Walter Binni. Resa insostenibile dalla prospettiva imminente delle nozze – la stessa su cui si apre il quarto atto della tragedia e il primo dell’opera - e di una vita lontano dal genitore, quella passione non lascerà a Mirra altro sbocco se non il suicidio (dopo che le mancate nozze hanno indotto il promesso sposo a compiere il medesimo gesto).
La scrittura adottata da Alaleona per trasferire sulla scena musicale (in due atti e un intermezzo) il pathos della tragedia alfieriana, le svariate implicazioni stilistiche di questa scrittura, coeva dei prodotti della cosiddetta “generazione dell’Ottanta” (Mirra ebbe la sua “prima” ufficiale al Teatro Costanzi di Roma il 31 marzo 1920) e come tale sensibile alle esperienze del verismo, ma anche di Wagner e Debussy.
gm

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