ARTE E CULTURA
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Drammaterapia e Cronaca: quando la realtà attraversa la drammaturgia

24/11/10

Mentre l’Atelier di Drammaterapia sta per andare in scena con una riedizione drammaterapica della favola di Barbablù, fatti di cronaca scuotono nella realtà la coscienza del pubblico, che sia assorto nella lettura del quotidiano o seduto nel teatro del proprio divano-televisione-talk-show.

Un mese fa, ho riflettuto a lungo se fosse il caso di mettere in scena la piece di "Blue Beard: To Want, To Need, To Be" e solo numerose riflessioni all’interno del laboratori dell’Atelier LiberaMente l’hanno salvata dalla malignità della coincidenza, dell'attualità, dallo sgomento dello "avvenuto per davvero". La scomparsa e poi la triste fine di Sarah Scazzi non poteva essere separata da quanto un laboratorio di dramma terapia va elaborando, soprattutto se quanto si lavora è così tematico.
"Crescono in tutto il mondo...ci stanno devastando": coordinate di tempo e di spazio all'identikit della minaccia in noi, trasversale alle coscienza di ogni epoca ed alla mancata consapevolezza di quasi tutti gli uomini. Sembra dire questo Gaber nel testo di “I Mostri che abbiamo dentro” (album Studio, 2003), mentre oggi il "...il gusto sadico e morboso di fronte a immagini di morte" si amplifica quale eco economico di poteri che dirigono l'opinione, trascinano nel buio, invece di esplorarlo, facendo luce. Parafrasando la fiaba, qui è la curiosità della collettività, acquistata dai mass-media, che ben conoscono “la morbosità” che la “follia” suscita, a voler aprire tute le “porte”. Se è la “follia” che si cerca di leggere e tradurre in vicende come quella della morte di Sarah, a parte le indagini doverose dell’autorità giudiziaria, esistono corrette agenzie di informazione, cartacee e televisive, che non mercificano i fatti di cronaca appellandosi al diritto dell’informazione ed altre che invece sorpassano ogni limite di privacy, la dignità ed il rispetto del dolore, inseguendo audience e profitti, senza la presenza di riflessioni etiche. Per questi stessi motivi, si è evitato di metter il nome della giovane ragazza nel titolo di questo articolo (fatto che avrebbe certamente procurato maggiori visitatori). Adottando specularmente la stessa logica, primitiva e regressiva, allora si dovrebbe dire che è una "follia" di certa cultura a dover essere emarginata e resa sterile, come usando quei fasci di luce che dissolvono vampiri e zombies della notte in certi movies, perchè la nevrosi rende morbose le speculazioni dell'uomo, le sue finctions, come i suoi talk shows! Ma la coscienza di tutti è abbastanza cresciuta per non fare più “caccia alle streghe", ed invece lavorare sul piano etico.
Questo è quello che, ad esempio, avviene in un laboratorio di dramma terapia, attraversato, come ogni realtà sociale, da quanto accade nella realtà storica, economica, politica della collettività. Ed allora, i miei attori hanno pouto immaginare in quel Barbablù di Perrault, con il peso di fattezze orripilanti e leggende tristi intorno a sè, come nel Gilles de Rais che l’ha sicuramente ispirato, un’umanità che chiede "salvezza" insieme ad una donna, mentre la notte di una solitudine sociale sempre più presente incede: "...No I won't be afraid, no I won't be afraid/ Just as long as you stand, stand by me" (Ben E. King, Jerry Leiber and Mike Stoller, 1961) verrebbe da dire. Il femminile, allora, può restituire all’uomo lo specchio della sua identità; smascherarlo nelle promesse piene di pregiudizio, riconnetterlo alla possibilità di una relazione che lavora nella duplice dimensione del personale e del collettivo; similmente a Rossana per Don Chisciotte; è in grado di addormentare fantasmi e mostri, asciugando il dolore, quello di Rebecca, nella piece per esempio, che vuole fermare indietro la propria storia.
E mentre tutto sta avvenendo nel processo drammaterapico che "costruisce" -l'abbiamo detto- la piece di Barbablù, un girotondo grottesco di responsabili e davvero funebre ruota intorno all’uccisione di Sarah Scazzi. Anche questa vicenda viene a sedersi nella nostra fiaba e noi la lasciamo poggiare, responsabili di quanto "non possiamo", così simile al "non avremmo potuto". E' questa la domanda che deve inchiodare la coscienza di ognuno, se è vero che qualche giorno prima una donna picchiata per strada ed a terra costituiva solo la stimolazione di bastoncelli di retine "distratte" e vigliaccamente capaci di accellerare il passo ed andare avanti, i passanti in ostentata omissione di soccorso.
Vi sono donne ed uomini così vicini alla possibilità del tuffo nel nulla, alcuni di loro lo staranno già compiendo, incoscienti o consapevoli, in questo momento. E' questa consapevolezza che Barbablù della piece, ma anche quello che riposa dentro ogni individuo, deve raccogliere. La testimonianza è un preghiera silenziosa, ad un dio o al proprio inconscio, capace di spostare intenzioni ed azioni, e di contamniare positivamente le persone vicino; non è unicamente o necessariamente quanto avviene nel talkshow del momento.



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