AZIENDALI
Comunicato Stampa

Fallimenti: 8.718 casi nei primi nove mesi del 2012, +39% in tre anni

Oltre 41.500 fallimenti registrati dall’inizio del 2009, quando la crisi aveva appena iniziato a far sentire i suoi effetti. Lombardia, Lazio e Veneto le regioni con il maggior numero di imprese che hanno portato i libri in Tribunale nel 2012. L’edilizia si conferma di gran lunga il settore più colpito. Le evidenze dello Studio CRIBIS D&B aggiornato al terzo trimestre 2012

In Italia nei primi 9 mesi del 2012 hanno portato i libri in Tribunale quasi 32 imprese al giorno, quasi 1.000 al mese, per un totale di 8.718 fallimenti.
Nello specifico, dopo i 3.212 casi rilevati nel primo trimestre e i 3.109 del secondo, nel terzo trimestre dell’anno (caratterizzato dalla presenza del mese di agosto, che tradizionalmente ne comprime la dinamica) sono fallite 2.397 imprese (contro le 2.205 del terzo trimestre 2011). Considerando il trend a partire dal 1 gennaio 2009, quando la crisi economica aveva appena iniziato a far sentire i suoi drammatici effetti sul tessuto economico nazionale, sono state complessivamente 41.556 le imprese ad aver dichiarato fallimento.
Per altro, il numero di fallimenti registrato in Italia nel terzo trimestre 2012 cresce sensibilmente sia rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno (+9%), sia rispetto agli anni precedenti (+16% rispetto al 2010 e soprattutto +39% rispetto al 2009).
Questa la preoccupante fotografia che emerge dall'Analisi dei fallimenti in Italia, aggiornata alla fine del terzo trimestre 2012, realizzata da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information. Nei primi nove mesi del 2012, a fallire in Italia sono state soprattutto società di capitali, con 6.674 casi, pari al 77% del totale. Solo una minoranza invece sono società di persone (1.075 casi, pari al 12%) e ditte individuali (969 casi, pari all'11%).
“Il numero dei fallimenti rilevato anche nel terzo trimestre dell’anno in corso rimane molto al di sopra dei livelli pre-crisi - commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B -. Questo dato purtroppo non sorprende e, anzi, trova un riscontro anche nei comportamenti di pagamento adottati dalle imprese italiane nei confronti dei propri fornitori, ancora in sofferenza. Del resto, la congiuntura economica ancora negativa fa sì che gli insoluti, anche quelli non particolarmente gravi, possano mettere seriamente in difficoltà anche imprese solide, soprattutto quando provengono dalla clientela storica alla quale, magari, si sono concessi tempi lunghi di pagamento e fidi commerciali consistenti”.
Sul sito CRIBIS D&B è possibile scaricare l’analisi completa con i dati sui fallimenti nei primi nove mesi 2012.

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