EDITORIA
Comunicato Stampa

Giancarlo Padula

16/10/15

Perché scrivere un libro che torna a mettere un dito nella piaga di una ferita mai rimarginata nella coscienza degli italiani: la rocambolesca fuga di Herbet Kappler, il 15 agosto del 1977 l’ufficiale delle SS, esecutore materiale dell’ordine che portò all’eccidio delle Fosse Ardeatine ( Perché a quasi 40 anni da quell’evento?

“Il morbo di K”, è il titolo del nuovo libro del giornalista e scrittore ternano Giancarlo Padula, che si è aggiudicato il secondo posto al Premio letterario nazionale Loving Italian Book 2015 della casa editrice Yume di Torino.
Perché scrivere un libro che torna a mettere un dito nella piaga di una ferita mai rimarginata nella coscienza degli italiani: la rocambolesca fuga di Herbet Kappler, il 15 agosto del 1977 l’ufficiale delle SS, esecutore materiale dell’ordine che portò all’eccidio delle Fosse Ardeatine ( Perché a quasi 40 anni da quell’evento? E a 70 dall’attentato di Via Rasella che scatenò una delle rappresaglie più tristemente note della storia? Perché non si appaga mai la ricerca delle verità. Tanto più laddove vi sono ombre, dubbi, lati oscuri, innocenti che perdono la vita. Dall’una e dall’altra parte. Sì perché la vicenda di Herbert Kappler parte da lontano, da quel tremendo giorno di primavera, il 23 Marzo 1944, quando per lo scoppio di una bomba fatta esplodere da alcuni militanti dei GAP.. persero la vita 33 soldati tedeschi e 2 civili italiani. Si trattò di azione di guerra, così si sono sempre difesi i partigiani comunisti che vollero quella circostanza. Ma essi sapevano che si sarebbe scatenata la violenta e rabbiosa rappresaglia, tempo prima erano stati affissi manifesti in tutta Italia da parte del comandante delle forse di occupazione tedesca, Kesserling: 10 italiani fucilati per ogni soldati tedesco ucciso. In via Rasella morirono anche 2 italiani, per giunta. Atto terroristico, secondo invece non solo la parte colpita, ma anche secondo molte intercettazioni telefoniche a cittadini italiani, da parte delle autorità di polizia italiane. Perchè avendo saputo che sarebbero stati fucilati 335 italiani, non si costituì nessuno dei responsabili dell’attentato? Non si trattò di un combattimento, né di un’imboscata durante azioni di guerra. Nulla toglie all’efferatezza della rappresaglia e alla responsabilità di Herbert Kappler, ma davvero furono tutte sue? Dei boia? Della iena, del criminale? La moglie Annalise nei suoi memoriali e soprattutto nel quasi introvabile libro “Ti porterò a casa” ha raccontato la sua verità. L’autore di questo libro l’ha rispolverata nelle sue parti salienti. E ancora, fu lei l’unica artefice della fuga di Kappler, insieme al figlio? Fu davvero rocambolesca, o fu meticolosamente organizzata da parte di quell’organizzazione segreta chiamata ,’Anello, che fu messa in piedi, parallelamente ai servizi segreti con finalità anticomuniste dal governo italiano e in particolare dall’’emimenza grigia’ della Repubblica italiana, Giulio Andreotti? La Germania voleva indietro Herbet Kappler ormai vecchio e malato di cancro, mail suo rilascio avrebbe suscitato l’indignazione popolare. Italia però, in quel periodo, 1977, attraversava una delle sue tante crisi economiche e soprattutto al gover o servano dei prestiti sui quali la Gemania aveva messo un veto. La fuga di Kappler fu dunque barattata? L’abolizione del segreto di Stato far emergere tutte le verità in merito a questa pagina densa di fantasmi, della storia della Repubblica italiana?

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