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I figli del sogno: quando l’arte diventa vita, quando la vita si fonde con l’arte

29/02/16

Edita da Bibliotheka Edizioni, l’autobiografia di Anacleto Bottoni, è una irresistibile cavalcata nella memoria storica, personale e lavorativa di una voce fuori dal coro

FotoChi sono i figli del sogno? Sono tutti coloro che nacquero subito dopo la drammatica parentesi della Seconda Guerra Mondiale, i frutti di tutte quelle donne che, finalmente libere di votare democraticamente e, ancor più, finalmente consce dei loro diritti inalienabili riversarono sui loro figli tutti i quei sogni rimasti chiusi nell’ermetico cassetto della dittatura fascista.
Anacleto Bottoni è uno di quei figli.
Con questo romanzo autobiografico ci racconta la sua vita, la passione per il lavoro di orafo che gli ha dato tante soddisfazioni (ma anche tanti grattacapi), i suoi amori, le sue “incazzature” verso il sistema Italia, i suoi incontri con volti, sguardi e persone, disseminati di ironia sferzante, tenero spleen, amarezze e rimpianti, slanci vitali e irascibile furore.
I figli del sogno, però, non è solo un lascito autobiografico. È un atto d’amore di un uomo verso il suo lavoro (che lo ha portato a definirsi “artigiano con le ali”), è la storia personale che si miscela sapientemente con la Storia universale, è la memoria di un tempo passato, presente e a venire che riesce a far ridere e commuovere, a far pensare e indignare, a farci ricordare quanto il nostro oggi sia profondamente ancorato ad un passato indelebile.
Ne fuoriesce un quadro sferzante e disincantato della storia del nostro Paese che, partendo dagli anni bui della dittatura fascista e dall’ancor più difficile ricostruzione postbellica, attraversa i tumultuosi giorni della contestazione sessantottina, l’effimera controcultura dei trasgressivi anni ’70, l’edonismo e il rampantismo degli ’80 e il lento ripiegamento interiore dell’ultimo trentennio.
L’autore ci accompagna in questa cavalcata raccontandoci la sua vita, travasando il particolare nell’universale, immortalando anche una Capitale d’Italia in cui borgate e centro storico, burini e snob, artisti e venditori ambulanti si rincorrono senza soluzione di continuità.
L’autore sembra ricordarci in ogni pagina quanto vivere significhi sopravvivere e quanto ogni anelito di libertà deve fare i conti con un apparato burocratico e psicologico che azzera la libera iniziativa, la voglia di fare, lo spasmodico desiderio di sognare.
Ecco allora che i figli del sogno di ieri, di cui Anacleto Bottoni è parte integrante, con la loro forza d’animo, con la loro spavalda incoscienza, con il loro inguaribile ottimismo, potranno essere gli unici a guardare al futuro con un sorriso capace di allontanare le nuvole all’orizzonte.



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