Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno: Recensione

La conclusione dell'epica trilogia di Christopher Nolan.

Nell’ultimo film di Nolan viene costruita la figura di un super eroe mai vista prima. Ci si discosta molto da altri film del genere come ad esempio The Avengers, nel quale alla fine del film, bene o male tutto il pubblico è uscito dalla sala sperando di diventare in qualche modo Iron Man o Captain America. Ciò non succede in Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno. Batman non è un supereroe, ma un uomo. Il protagonista è un Bruce Wayne distrutto che ha dato tanto per la sua città, ma si trova inevitabilmente isolato da essa.
Batman fin da subito sbaglia ogni mossa, non fa propriamente la figura del supereroe. Si fida delle persone sbagliate e allontana chi ama, viene odiato dalla città e malmenato dal cattivo di turno. Non riesce ad essere un eroe fino al gesto finale di grande sacrificio per salvare Gotham City e dimostrare la sua fede verso la città.
Ma forse il film non voleva essere fin dal principio un classico blockbuster di supereroi. Molti hanno trovato nel film di Nolan riferimenti alla politica e alla società. Il film è una chiara contrapposizione tra anarchia e forze dell’ordine, dove la prima è più organizzata della seconda. A Gotham regna il caos, e le forze dell’ordine sono corrotte ed incompetenti. I detenuti sono isolati dalla civiltà in una prigione inumana e senza possibilità di reintegro nella società, e le forze dell’ordine fanno buon viso a cattivo gioco idolatrando un assassino. Non è quindi un film comune, va oltre al semplice filmetto di supereroi, e cerca di analizzare l’uomo prima della maschera e costringe lo spettatore ad una presa di posizione: è lecito mentire alla popolazione per il bene comune? Oppure siamo per la giustizia incondizionata? O ancora, la società ha davvero speranza oppure merita la distruzione?

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