SPETTACOLO
Comunicato Stampa

Il Rumore degli Aquiloni

27/06/16

La luminanza artistica potrebbe essere definita come il rapporto tra l’intensità luminosa emessa da una sorgente nella direzione dell’osservatore e l’area apparente della superficie emittente, così come vista dallo stesso spettatore. Quindi, quanto più un’opera ci piace tanto più ne siamo illuminati, tanto più ne vediamo la luce attraverso la “superficie” degli artisti che la eseguono che sia essa un quadro, un romanzo, una coreografia, un concerto o un lavoro a teatro.

FotoMuVi e the Worrybeads con Galleria Mediterranea presentano NiTs con Il Rumore degli Aquiloni giovedì 7 luglio ore 21:30 di e con Kyo e Anna Musella
Costumi: Marina Murolo. Video: Dagon Lorai - Foto: Libera Carelli. Ringraziamenti a: Barbara Nespolino, Daniel Lozano-Baika e Ida De Vincenzo.
La luminanza artistica potrebbe essere definita come il rapporto tra l’intensità luminosa emessa da una sorgente nella direzione dell’osservatore e l’area apparente della superficie emittente, così come vista dallo stesso spettatore. Quindi, quanto più un’opera ci piace tanto più ne siamo illuminati, tanto più ne vediamo la luce attraverso la “superficie” degli artisti che la eseguono che sia essa un quadro, un romanzo, una coreografia, un concerto o un lavoro a teatro. Tantissime sono le forme artistiche e altrettanto numerose sono le possibilità di accrescere la luminanza anche nella nostra mente. Ecco quindi il nit, l’unità di misura della luminanza e NiTs, le serate live performance di illuminazione collettiva.
Sinossi.
Non giudicare sarebbe prerogativa di incalcolabile valore e, frenare i propri giudizi di fronte a dolori incomprensibili, dovrebbe essere legge. Cosa si nasconde dietro quella che viene definita la follia mostruosa della normalità e cosa c’è dietro lo sguardo di una madre assassina? Semplicemente una vita come tutte le altre ma incrinata da una sofferenza sibilante, stridula e acuta. Qualcosa che si nutre del silenzio, che si ingigantisce nella muta indifferenza di familiari e istituzioni. C’è il diritto alla famiglia ma anche la scelta, altrettanto valida, di non essere affatto genitori e, in entrambi i casi, non vi è alcuna svalutazione sociale. Non si è madre (né padre) per vocazione e non esiste nessuna grande certezza. Non si dovrebbe aver paura delle proprie debolezze e parlarne potrebbe fare in modo che il dolore non diventi così enorme da riemergere al di fuori di noi, nelle sembianze di colui che stiamo accudendo. Dovremmo parlare e ammettere la verità sacrosanta di essere fragili e tremendamente impacciati di fronte ad una cosa totalmente nuova come potrebbe essere la nascita di un figlio. Perché non vi è raptus, non c’è un folle gesto improvviso ma un gesto malsano che matura tanto lentamente quanto inesorabilmente.
Un prima e un dopo irreversibili e la protagonista, appassionata di arte, di Hannah Höch, di Francesca Woodman e Sophie Calle, tiene un diario di immagini e collage, piccole frasi, un self-imaging che sta per pubblicare ma…
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