ECONOMIA e FINANZA
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Italian Security Leaders, Top 25: un settore che vale 2 miliardi di euro

31/03/20

Classifiche di settore, tabelle e grafici agevolano la lettura dei principali indicatori economici e offrono un’istantanea di chi perde posizioni e di chi accresce le proprie quote di mercato.

FotoSecondo le ultime analisi condotte da Plimsoll su 362 società operanti sul territorio nazionale, il comparto della sicurezza in Italia vale 2,03 miliardi di euro. L’attesa indagine Italian Security Leaders, Top 25, nell’esaminare i risultati commerciali e finanziari delle aziende italiane più affermate della sicurezza, delinea le direttrici di sviluppo del mercato e segnala i nomi delle aziende di maggior successo. Classifiche di settore, tabelle e grafici agevolano la lettura dei principali indicatori economici e offrono un’istantanea di chi perde posizioni e di chi accresce le proprie quote di mercato.

Sulla base degli ultimi bilanci disponibili (2018), risulta che le 25 imprese “top” del comparto della sicurezza in Italia generano un fatturato aggregato pari a 882 milioni di euro, impiegano 2.736 dipendenti e crescono mediamente del 5,27% (a livelli pressoché analoghi a quelli dell’intero campione censito). Il grafico mostra come il tasso di crescita dei top 25 si stia allineando rispetto a quello dell’intero comparto, riducendo il gap osservato negli ultimi 7 anni.

La convergenza dei livelli di crescita tra i due segmenti non è determinato da trend specifici, ma risulta piuttosto ascrivibile alle performance commerciali individuali registrate dalle imprese che si collocano nella top 25. L’analisi degli indicatori di conto economico dei top security leader in Italia mostra chiaramente che il tentativo di dedurre un minimo comun denominatore dall’esame di medie aritmetiche si risolva in un esercizio futile.

Le 25 aziende Top

La classifica top 25 raggruppa infatti una pluralità di operatori - attivi in prevalenza nei segmenti della produzione e della distribuzione di sistemi di sicurezza – con forti differenziali di performance. Nove aziende hanno aumentato le vendite di oltre il 10% su base annua (un risultato encomiabile per realtà consolidate e con una dimensione media di 35 milioni di euro); un numero analogo di top 25 ha invece diminuito il proprio fatturato. A quanto pare, la polarizzazione tra realtà in crescita e operatori in calo, che avevamo anticipato nella precedente edizione con riferimento all’intera filiera della sicurezza, ha trovato massima espressione ai livelli più alti del comparto, tradizionalmente meno soggetti a forti oscillazioni.

Marginalità invariate

I livelli di marginalità dei top 25 rimangono sostanzialmente invariati su base annua (9%). In molti casi anche società che hanno contratto le vendite nel 2018 sono riuscite a mantenere buoni livelli di redditività della gestione produttiva e distributiva. Tra i top 25 solo un’azienda opera in perdita e il disavanzo è probabilmente associabile ad un forte percorso di investimento e crescita che ha portato il fatturato ad aumentare di oltre il 40%.

Chi sale e chi scende

Quattro imprese hanno inoltre mantenuto inalterata la propria posizione e due sono new entry. Comelit Group e Allnet.Italia occupano rispettivamente il primo e il secondo posto, con un divario di 10 milioni l’una dall’altra: Allnet.Italia, in particolare, ha praticamente raddoppiato i ricavi in soli tre anni, sfiorando quota 74 milioni rispetto ai 40 dichiarati nel 2015. Verisure Italy, attiva nel segmento antintrusione, continua la propria ascesa vertiginosa, posizionandosi al terzo podio e riducendo i costi operativi. Notifier Italia mantiene la quarta posizione, riporta quasi 10 milioni di euro di utili ante imposte ed ha aumentato del 10% il proprio organico rispetto al 2017. Segue alla quinta posizione CBC Europe, che scala quattro posizioni in conseguenza di una crescita del 29%, con Betafence al sesto posto e Hikvision al settimo. La significativa contrazione dei ricavi di due security leader catapulta Project Automation all’ottavo posto, nonostante una lieve flessione nelle vendite; Aikom, Tecnoalarm e Sanco seguono a stretto giro (con fatturato oscillante tra i 37 e 34 milioni di euro), tallonati da Saima Sicurezza (31,4 milioni). Tra i primi 20, vale la pena segnalare il miglioramento dei risultati commerciali di Gunnebo Italia (che torna a crescere e tocca quota 24 milioni, dopo un 2017 al di sotto delle aspettative) e Videotec (che guadagna sei posizioni riportandosi ai medesimi livelli di ricavi registrati nel 2015). Le due new entry sono i distributori Trans Audio Video e Futurtec, che hanno realizzato una crescita a doppia cifra, realizzando rispettivamente 18,9 e 16,8 milioni di euro.

Chi cresce di più

Tra le aziende top 25 più in crescita nel comparto della sicurezza, solo due figurano tra le 25 più grandi: Verisure e Gunnebo. Le restanti sono realtà di dimensioni più contenute, che sono riuscite ad aumentare il fatturato di oltre il 29%. Una delle evidenze emerse nella pubblicazione dello scorso anno faceva riferimento all’alto numero di imprese che non era riuscita ad incrementare le vendite (il 50% dell’intero campione). Nel 2018 la proporzione di soggetti in flessione sul totale è calata al 42%, percentuale ancora piuttosto elevata rispetto ad altre industrie in Italia. Il fatto che mediamente 4 società di sicurezza su 10 abbiano ridotto i volumi di merce venduta dimostra che crescere in questo settore non è facile: i numerosi cambi di posizione descritti nella classifica top 25 per fatturato sono conseguenza di forte incertezza nelle fonti di reddito. Molte realtà che erano cresciute notevolmente negli anni scorsi hanno perso posizioni; altre hanno impiegato due o tre anni per ripristinare i volumi di affari registrati nel 2015; altre ancora continuano ad espandersi a ritmi sorprendenti e non danno cenni di rallentamento. In questo scenario non è difficile prevedere che la classifica top 25 subirà ulteriori sconvolgimenti una volta che i bilanci 2019 saranno pubblicati.

Possibili new entry?

Tra i soggetti che faranno il proprio ingresso nella top 25 l’anno venturo potrebbero figurare alcuni dei nomi presenti nella classifica sulle aziende più in crescita. Su tutte, la “favorita” è al momento Argus Security, unica azienda nel comparto ad aver triplicato il proprio fatturato e raggiunto quota 13,8 milioni di euro. Un altro candidato potrebbe essere Eprom System, che, con una crescita del 178%, risulta il system integrator di maggior successo in Italia in questa edizione.

Margini in lieve contrazione

Due elementi molto importanti per valutare lo stato di salute delle imprese di sicurezza sono la marginalità e la redditività. La prima variabile misura la capacità di una società di produrre reddito rispetto alle vendite generate, mentre la seconda quantifica la capacità di realizzare utili sulla base delle risorse impiegate ed investite. Soffermandoci sulla classifica top 25, ci accorgiamo subito che, nonostante il fatturato medio delle aziende sia 4 milioni di euro più alto rispetto all’anno scorso, i livelli di marginalità (ancorché alti e pari al 9%) sono leggermente diminuiti: l’Ebitda e l’Ebit medi, ossia la differenza tra fatturato e costi totali della produzione, sono circa 100 mila euro più bassi. Questo significa che i costi di produzione, stoccaggio, personale e di distribuzione sono aumentati in maniera più che proporzionale rispetto alle vendite. Un fattore, questo, da tenere sotto osservazione in ottica di sostenibilità della crescita dei prossimi 5 anni: un livello dei costi in rapida ascesa per società medio-grandi può infatti inficiarne la capacità di sviluppo futuro, soprattutto se si opera nel segmento della distribuzione, particolarmente esposto a variabili di costo esterne. In questo contesto, risulta fondamentale reperire fonti di reddito alternative per compensare eventuali incrementi di spese operative o identificare e ridurre aree di inefficienza interna.

Da tenere sott’occhio

Tra le aziende dell’intero comparto security in Italia che vantano livelli di marginalità più alti sono da menzionare EEA (che opera nel segmento dei sensori anti-intrusione) e Sind (leader nella costruzione di sistemi biometrici e sistemi di sicurezza): il fatturato realizzato da queste due società copre più del doppio del totale dei costi operativi.

Personale al top

Un indicatore interessante per identificare eventuali sacche di scarsa produttività è il rapporto Ebitda/dipendente, ossia il contributo reddituale che ciascun addetto apporta all’azienda. Questo valore – rispetto ad altri potenzialmente utilizzabili – mette sullo stesso piano imprese strutturate e soggetti che esternalizzano parte dei processi operativi (facendo ricorso, ad esempio, a partite IVA o parti terze per fare fatturato). Infatti sia i costi per salari e stipendi, sia gli oneri per servizi da corrispondere ad operatori esterni all’azienda vengono comunque incorporati nell’Ebitda. A titolo di esempio, Betafence e Hikvision Italy, entrambi produttori nella top 25, hanno un fatturato simile ma la prima impiega un numero quasi triplo di personale (170 verso 67): il rapporto Ebitda/dipendente tra le due non si discosta di molto (13,08 e 14,54), a testimonianza del fatto che - pur con struttura organizzativa differente - i livelli di redditività aziendale sono pressoché analoghi. Tra i top 25 con redditività del personale più alta spicca il distributore Aikom Technology, che vanta un livello di produttività per dipendente pari a 186 mila euro di utili. Seguono Notifier a quota 101 mila e Inim Elettronics a 88 mila; tutti gli altri top player hanno un indicatore di redditività del proprio organico al di sotto dei 70 mila euro (media totale 34 mila).

Roa al top

Un secondo indice di redditività da considerare è il Roa, che misura il livello di utili conseguito per ogni 100 euro di attivo. Un Roa elevato sta ad indicare che il capitale investito dalla società e i debiti contratti con banche e fornitori fruttano molto reddito. A livello concettuale, la differenza tra marginalità, redditività del personale e Roa è rintracciabile nel fatto che il primo indicatore attiene all’efficacia con la quale il fatturato si trasforma in reddito. Il secondo segnala invece il contributo del singolo dipendente alla formazione del reddito aziendale e il terzo – il Roa – quantifica la capacità di produrre utili con le risorse e i beni a disposizione della società (liquidi, tangibili e immateriali). Il Roa medio tra i top 25 è pari al 7,83% ed è direttamente proporzionale al risultato lordo di gestione delle imprese censite e inversamente proporzionale alla dimensione aziendale (il totale dell’attivo). Le società con Roa più elevato nella top 25 sono Inim Electronics (30%) e Tecnoalarm (27%), seguite ad una certa distanza dal 17% di Aikom e Notifier. Espandendo l’orizzonte di monitoraggio alla totalità del comparto security in Italia, primeggiano nel settore Sind e Ur Fog, con valori di ritorno sull’attivo superiori al 50%.

Solidità finanziaria

Crescita del fatturato, marginalità e redditività sono tre fattori importanti in sede di valutazione dei risultati di un’azienda, ma non sono gli unici. Per avere una visione più completa dello stato di salute generale di una società, è necessario esaminarne i livelli di liquidità e di indebitamento. Un security leader opera bene sul mercato se aumenta le vendite (così da non perdere quote di mercato), se produce reddito (in modo che l’attività svolta sia sostenibile e conveniente) e se genera cassa sufficiente per far fronte alle uscite, coprire le spese e ripagare eventuali finanziamenti bancari. Se anche uno di questi tasselli venisse meno, l’azienda rischierebbe di non sopravvivere nel breve periodo. Se i clienti non pagassero o lo facessero in ritardo, se i costi salissero vertiginosamente, se il flusso di entrate non compensasse le uscite o se le banche chiudessero le linee di credito, una ditta avrebbe enormi difficoltà a rimanere attiva. Per questo Plimsoll, nell’esaminare la salute finanziaria di ciascuno dei 362 operatori di sicurezza in Italia, osserva e pondera tutti i fattori summenzionati, ossia la crescita dei ricavi, la stabilità operativa, la redditività, l’equilibrio del circolante, i livelli di liquidità immediata e l’ammontare dell’indebitamento. Questi elementi vengono sintetizzati in un unico rating, la cui efficacia analitica e predittiva è tale da identificare il 90% dei soggetti che usciranno dal mercato nei successivi due anni.

Modello Plimsoll

Applicando il modello Plimsoll alla totalità delle aziende censite nel mercato della sicurezza in Italia, risulta che 29 società sono ad oggi ad elevato rischio finanziario. In altre parole, l’8% di chi fa sicurezza nel nostro Paese potrebbe non operare più tra 24 mesi in assenza di forti ristrutturazioni o di acquisizioni. Il numero di imprese in difficoltà, ancorché significativo, è fortunatamente in calo rispetto alle ultime due rilevazioni: l’anno scorso le realtà con valutazione finanziaria bassa erano 48 e alcune di esse sono in effetti fallite; nel 2016 questo numero era pari a 65. Di converso il totale degli operatori solidi dal punto di vista economico-finanziario è salito da 84 a 96: chi rientra in questa categoria ha debiti contenuti (o comunque perfettamente sostenibili), flussi di cassa costanti e positivi, alta marginalità e un business vincente.

Migliora la salute finanziaria

Il 48% dell’intera filiera della sicurezza ha ricevuto una valutazione finanziaria “Buona” o “Media”. In questa categoria rientrano tutte quelle attività a bassa rischiosità finanziaria, con crescita anemica ma con risorse sufficienti per far fronte (nei successivi 24 mesi) ad eventuali crisi di liquidità o di ordinativi. Le imprese in stato di “Cautela” costituiscono il 17% del totale del comparto e presentano elementi di vulnerabilità finanziaria non indifferente: in alcuni casi osservano sia costi in aumento, sia un fatturato in leggera contrazione. In altre occorrenze, le vendite sono in lieve rialzo, ma gli oneri finanziari e i costi di distribuzione ne deprimono la redditività. La nota positiva è che, a livello aggregato e rispetto alla rilevazione effettuata nel 2019, si registra un generale rafforzamento del livello di salute finanziario medio delle società censite. Questo miglioramento è parzialmente attribuibile al progressivo consolidamento in atto nel settore. Basti pensare che il numero di security leader in Italia è rimasto inalterato nell’ultimo anno (da 363 a 362), ma il volume di affari generato è passato da 1,88 miliardi a 2,03 miliardi di euro.

Produttori, distributori e system integrator

Il comparto della sicurezza in Italia è caratterizzato da una catena a tre anelli operativi: produttori, distributori e system integrator. I produttori generano il 57% dell’intero fatturato della filiera nel nostro Paese (1,16 miliardi di euro), in notevole aumento rispetto ai 949 milioni registrati nel 2017. A livello numerico, i produttori sono passati da 134 a 147 e costituiscono il 40,6% del campione. Il numero dei distributori è rimasto stazionario rispetto all’ultima pubblicazione (da 140 a 139), ma il fatturato aggregato ottenuto da questa categoria è aumentato di 23 milioni e sfiora quota 618 milioni di euro. I system integrator sono l’unico segmento in arretramento, sia a livello numerico (77 adesso rispetto agli 81 dell’anno precedente), sia di volume d’affari cumulato (253,4 milioni di euro). L’anno scorso il tasso di decrescita rilevato da questi operatori era pari a -0.5%.

I più solidi

I produttori rappresentano la categoria più sana finanziariamente, con 54 società su 147 che hanno ricevuto valutazione Plimsoll “Solida” e solo 13 con basso rating. La ripartizione dei distributori per classi di rating è invece più uniforme: 64 aziende (quasi la metà) con valutazione “Media”, 33 con “Cautela” e solo 8 aziende (meno del 10%) a rischio. Tra i system integrator, invece, una società su 10 presenta alto indebitamento, scarsa liquidità e fatturato in contrazione, mentre una realtà su quattro continua a rafforzare il proprio posizionamento e a migliorare gli indicatori di marginalità e redditività.

Aree geografiche

Per calcolare la densità dei security leader per area geografica e identificare eventuali differenziali nei risultati commerciali raggiunti, abbiamo separato il territorio italiano in quattro macro-aree: Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), Nord-Est (Triveneto ed Emilia Romagna), Centro Italia (Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo e Molise) e Sud Italia e isole (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna).

Nord Ovest: più margine

Il Nord-Ovest è l’area geografica col maggior numero di imprese di sicurezza in Italia (167), quasi la metà dell’intero campione. Il fatturato generato nelle quattro regioni di riferimento supera il miliardo di euro e vede una netta prevalenza di produttori (84 su 147). Il Nord-Ovest è anche l’area in cui le aziende mediamente realizzano margini più alti (7,48%) rispetto alla media nazionale (che si attesta a 6,63%), anche se i livelli di crescita di fatturato non sono esaltanti (4,8%). Le quattro regioni del Nord-Est ospitano 80 aziende, producono un fatturato di quasi 403 milioni di euro e presentano una nutrita rappresentanza di distributori, non tanto a livello numerico (31 su 139), quanto piuttosto dimensionale: i ricavi aggregati conseguiti da questa categoria sono pari a 217 milioni, cifra analoga a quella dei distributori del Nord-Ovest.

Nord Est: più crescita

Per il secondo anno di fila, le aziende del Nord-Est sono quelle che crescono più rapidamente su tutto il territorio nazionale, con un tasso di incremento medio delle vendite pari al 9,5% (rispetto al 6,1% dell’anno precedente). Calano di poco i livelli di marginalità, seppur la riduzione risulta più contenuta rispetto a quella registrata nelle altre 3 macro-aree.

Centro: nella media

L’Italia Centrale è dimensionalmente equiparabile al Nord-Est, ospita 80 operatori e copre il 21% della quota di mercato nazionale. La compagine dei produttori è particolarmente significativa, in quanto include 28 aziende che a livello aggregato producono 300 milioni di fatturato. In termini di performance, i risultati commerciali e finanziari delle ditte del Centro Italia non si discostano dalle medie nazionali. Il valore che ha subito la maggior flessione è il rapporto vendite per Ebitda, calato in soli 12 mesi dall’11% a poco meno del 7%.

Sud in crescita

Nel Mezzogiorno hanno sede 35 security leader, in prevalenza distributori (24). I system integrator e i produttori sono rispettivamente 6 e 5. L’elemento da evidenziare per il Sud Italia è l’inversione di tendenza del trend di fatturato: l’anno scorso il comparto della sicurezza valeva 118 milioni di euro (in calo dello 0,5%), mentre adesso il valore è salito a quasi 136 milioni.

I produttori

Per meglio comprendere le dinamiche del settore della sicurezza in Italia, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sull’andamento delle tre categorie più rappresentative del comparto, ovvero i produttori, i distributori e i system integrator. Questa distinzione aiuta ad isolare trend specifici, identificare aziende rilevanti ed estrapolare dati comparabili. I produttori, come anticipato, rappresentano la categoria più rilevante del mercato della sicurezza e generano il 57% del volume d’affari totale della filiera. Si tratta quindi di aziende con una certa presenza fisica sul territorio che operano in diversi segmenti: videosorveglianza, antintrusione, antincendio, controllo accessi, rilevazione di presenze, sicurezza fisica e rilevazione fumi. Circa il 40% delle società censite presidia solo una delle aree summenzionate, specializzandosi in prodotti di nicchia e assumendo un posizionamento chiaro e specifico. I restanti produttori hanno invece scelto di diversificare la propria offerta coprendo numerosi segmenti, con l’obiettivo di servire una clientela più ampia e presentare soluzioni più integrate. Un numero non indifferente di soggetti è attivo anche nel campo della domotica o dell’installazione di dispositivi elettronici per uso diverso dalla sicurezza.

Produttori: le top 25 aziende

I top 25 produttori in Italia rappresentano nel loro insieme una fetta importante del mercato della sicurezza nostrano (il 36% del totale) e il loro posizionamento strategico, nonché i risultati commerciali conseguiti, hanno un impatto notevole su tutta la filiera. La buona notizia è che la dimensione media dei top 25 è passata da 26 a 29,5 milioni di euro, registrando un incremento del 13,5% su base annua. In media i top 25 sono cresciuti del 14,92% e osservano risultati ben più positivi rispetto alle altre categorie. Tuttavia è importante fare alcuni distinguo.

Differenziali di performance

Al pari della graduatoria generale sui top 25 security leader, anche in questa istanza ci troviamo di fronte a notevoli differenziali di performance: 10 dei top 25 produttori sono in flessione e 4 di essi hanno ridotto i ricavi di oltre il 10%; 6 società si sono invece mosse nel senso opposto, crescendo a doppia cifra. Andando più nel dettaglio, confermiamo la presenza al primo posto di Comelit Group, tallonata da Verisure Italy, che guadagna 3 posizioni e vanta nel comparto il maggior numero di personale alle proprie dipendenze. Notifier Italia mantiene il terzo posto esibendo un rapporto Ebit/Fatturato di tutto rispetto (17,24%). Segue al quarto posto CBC Europe che, forte di un incremento del 29% della propria attività, sfiora quota 49 milioni. L’unica new entry nella top 25 è la friulana Argus Security, che scalza 50 competitor e si colloca al 21° posto.

Da segnalare

Tra le realtà che non figurano tra i top 25, ma che hanno osservato una significativa crescita dei ricavi segnaliamo Tsec, Ur Fog, Video Systems e Smart Home Italia. Tra quelle con marginalità più alta (oltre ad EEA, Inim Electronics e Tecnoalarm già segnalate), menzioniamo Selea, la pugliese Combivox e Ksenia Security.

I produttori-distributori

Come nelle precedenti edizioni, abbiamo deciso di offrire visibilità sui risultati dei produttori/distributori, ossia di quelle aziende che fabbricano componenti e svolgono anche attività di distribuzione per conto di altri produttori. Le società identificate hanno tutte sede in Lombardia e Piemonte, realizzano 55,7 milioni di euro (in diminuzione rispetto ai 66,2 conseguiti nel 2017) e crescono mediamente del 2,5%. Questa percentuale tuttavia non cattura il fatto che 4 imprese su 7 sono in contrazione. Recuperano terreno Gunnebo Italia (tra i Top 25 security leader) con una crescita del 35% e Saet.i.s., che riporta il proprio fatturato a livelli superiori rispetto agli anni 2015-2016. Al secondo posto in questa classifica – dopo Gunnebo – figura Sicurit Alarmitalia, seguita da Bettini Srl, Saet IS Srl, Gsg International, Tecnopost Spa e Saet Service Srl.

I distributori

I distributori di sistemi di sicurezza censiti da Plimsoll sono 139 in Italia. Sono attivi prevalentemente nel segmento della videosorveglianza, dell’antintrusione e dell’antincendio, crescono mediamente del 2,3% e realizzano quasi 3 euro di utili per ogni 100 di fatturato. A livello aggregato, il mercato della distribuzione in Italia vale 618 miliardi di euro, ha impiegato 1629 dipendenti e ha generato 19,8 milioni di utili nel 2018, valori tutti in rialzo rispetto ai precedenti 12 mesi. Il quadro è però in realtà più complesso e variegato di quanto possa apparire a prima vista. L’espansione del segmento della distribuzione ha subito un rallentamento rispetto al 2017 (da +4,3% a +2,3%), mentre i livelli di marginalità sono in lieve incremento (da 2,41% a 2,83%), un chiaro segnale che le vendite sono aumentate in misura più che proporzionale rispetto ai costi operativi. L’appiattimento della crescita trova espressione nel fatto che 62 società (il 45% del campione) ha contratto i ricavi nel 2018; al contrario, su 139 distributori esaminati, solo 16 hanno riportato perdite d’esercizio.

Si accentua la polarizzazione

Le prime tre posizioni della classifica top 25 dei distributori di sistemi di sicurezza più grandi d’Italia sono rimaste invariate rispetto al 2017: Allnet Italia guida la classifica distaccando di diverse lunghezze Aikom ed Hesa, rispettivamente in seconda e terza posizione. Segue Trans Audio Video, che ha scalato ben 5 posizioni rispetto all’ultima rilevazione (forte di un incremento delle vendite del 15,4%). Futurtec è passata dal decimo al sesto posto e precede Anixter, Elmat e Sicurtec. Altre piacevoli sorprese sono Trolese, che ha osservato una seconda significativa impennata del fatturato dopo gli ottimi risultati del 2015, e TVS Italia, che per la prima volta si affaccia nella top 25, raggiungendo un fatturato di 6 milioni di euro e salendo di sette posizioni. Fai Roma Nord è invece il distributore che è cresciuto più rapidamente nel 2018, ottenendo quasi 1,8 milioni di euro di fatturato. Ma non è l’unica azienda ad aver fatto grandi passi in avanti: ben 40 distributori hanno infatti aumentato le vendite di oltre il 10%, a fronte di 55 che invece le hanno diminuite - una polarizzazione che va accentuandosi da ormai tre anni.

In crescita

Tra le società con quote di mercato in crescita annoveriamo: Cediss (che mostra un +51,2% nel 2018); Eurotek con una crescita del 42%; Sicurtron che sfiora quota 4 milioni; HDI Distribuzione (+34,4%); SCS (+24,9%); Allnet Italia, in fortissima espansione da diversi anni (passata da un fatturato di 40 milioni nel 2015 a quasi 74 milioni nel 2018).

Margini più alti

I distributori con marginalità più alta sono quelli che generano un reddito operativo elevato in rapporto al fatturato prodotto. Rientrano in questa categoria quegli operatori che riescono da un lato a contenere i costi del personale, dei servizi e di acquisizione delle apparecchiature e dall’altro a vendere in maniera efficiente, creando economie di scala. Per calcolare la marginalità dei distributori, Plimsoll adotta il rapporto Ebitda/Fatturato, con l’obiettivo di definire quanto reddito viene prodotto per ogni 100 euro di ricavi. In questa classifica figurano ai primi posti aziende come Security Home Service (22% di Ebitda su fatturato), G. Osti Sistemi (21%), Techno Fire and Security, Sicurtron e Nicom Secur-Alarm (con circa 14%). Seguono Aikom Technology e Giudici & Polidori - entrambe con l’11%. Da notare che, con qualche eccezione, questi nominativi non corrispondono a quelli menzionati nella sezione dei distributori più in crescita. Ciò dimostra che un forte aumento del fatturato non è sempre condizione sufficiente per raggiungere un’elevata marginalità.

Roa più elevato

Il Roa – come accennato - misura la capacità di convertire le risorse aziendali (gli asset) in utili, ossia di creare reddito con tutti i fattori produttivi a disposizione (apparecchiature, marchio, know-how, magazzini, investimenti, etc). I distributori con Roa più alto rappresentano – almeno sulla carta – i soggetti maggiormente efficienti e redditizi. Tra le aziende più affermate che ricadono in questa categoria spiccano Sir.Tel (operatore di videosorveglianza) con un Roa del 21% e – nuovamente – Aikom Technology e Giudici & Polidori.

Liquidità

Nicom Secur-Alarm e Di.Erre sono i distributori di sistemi di sicurezza con rapporto capitale circolante netto su fatturato più alto, ossia quelle aziende con maggiore liquidità nel segmento. Plimsoll analizza i livelli di liquidità di un’azienda per misurarne la posizione finanziaria netta, il grado di copertura dei debiti a breve termine e la capacità di investimento. Distributori con alta liquidità – come i due summenzionati o anche come Lindlab & Piana e Cediss – non sono da segnalare soltanto in quanto finanziariamente solidi, ma anche in chiave strategica: mantenere molto cash può essere il sintomo di una scarsa propensione al rischio (fattore molto comune tra le aziende medio-piccole), oppure il prodromo di investimenti significativi in nuovi prodotti, personale o acquisizioni.

I system integrator

I 77 system integrator top nel comparto sicurezza in Italia producono un volume d’affari annuo pari a 253 milioni di euro e riportano una marginalità media pari al 3,63%. La regione che ospita il maggior numero di system integrator è la Lombardia con 29 aziende, seguita dal Veneto (9), Emilia-Romagna e Toscana (8). Tra tutti gli operatori censiti in questa categoria, il 64,3% è riuscito ad incrementare le vendite e il 35% (ossia 26 ditte) è cresciuto di oltre il 10%. Tra le note negative, 9 imprese sono in perdita e 8 ad elevato rischio fallimento. Tra le aziende più virtuose e performanti del 2018 segnaliamo Campus, Centrum, Eprom System, IPS Impianti, ItalSicurezza. Questi 5 system integrator non soltanto hanno aumentato il fatturato in maniera significativa, ma hanno anche rafforzato la propria solidità finanziaria, consolidando la propria posizione nell’industria. Sarà interessante verificare con i bilanci 2019 se questi risultati saranno replicati.

I big

Analizzando i fatturati delle realtà più grandi di questa categoria, ci accorgiamo che Project Automation è per il secondo anno di fila il system integrator più grande d’Italia (36,5 milioni di euro), con ricavi più che doppi rispetto al secondo classificato (Dab Sistemi integrati, con 16,8 milioni). Security Trust.It ha guadagnato una posizione rispetto al 2017 pur mantenendo il fatturato stazionario; Gis balza al quinto posto e Co.Gen entra tra i primi dieci (cresciuta del +26%). Consorzio Nazionale Sicurezza e Telempianti si collocano rispettivamente al sesto e al settimo posto. New entry nella top 25: Eprom System (passata da 1,5 milioni nel 2017 a 4,27 milioni nel 2018), Italsicurezza e Alessio Elettrosicurezza. Da notare che tra i top 25 system integrator, solo tre superano i 10 milioni di fatturato e 8 hanno contratto le vendite nell’ultimo anno.

Multinazionali

Per fornire un quadro completo sul comparto della security in Italia, è importante tenere in considerazione l’attività delle multinazionali e dei soggetti esteri operanti nel nostro territorio. Queste società, con forte presenza in Europa, presidiano tipicamente più settori (installazione impianti elettrici ed elettronici, telecomunicazioni, sistemi hardware, strumenti per la domotica) e distribuiscono dispositivi di sicurezza (tipicamente apparecchi di videosorveglianza, antintrusione e antincendio) attraverso intermediari attivi nel segmento retail o all’ingrosso. Benché la sicurezza non rappresenti in molti casi il core business di queste multinazionali, il giro d’affari riconducibile alla loro presenza sul mercato nazionale è particolarmente significativo. Essendo però lo scorporo per segmento di mercato e geografia in molti casi impraticabile, per evitare di falsare il dato, si è scelto di escludere dall’indagine le multinazionali che non hanno una società in Italia dedicata alla sicurezza.

Conclusioni

Le rilevazioni effettuate in questa edizione di Italian Security Leaders, Top 25 mostrano che il settore della sicurezza è cresciuto dell’8% nel 2018, raggiungendo una dimensione di 2,03 miliardi di euro. L’espansione registrata in questa indagine ha trovato contrappunto in un pari aumento della forza lavoro attiva nel comparto (7590 occupati) e ha interessato un numero di aziende (208) superiore rispetto al 2017. Si ravvisa a livello generale un moderato miglioramento del livello di salute finanziaria di chi fa sicurezza in Italia: le società ad elevato rischio finanziario sono scese nel giro di 12 mesi da 48 a 29, mentre quelle in rafforzamento ed elevata liquidità sono salite da 84 a 96. È parimenti aumentato il numero di aziende in utile (l’89%) rispetto alla precedente indagine (83%).

Quadro più roseo, con distinguo

I livelli di crescita, redditività e marginalità generali del settore, seppur positivi, non colgono la complessità e il differenziale di risultati conseguiti dalle aziende leader sul mercato. Le top 25 imprese di sicurezza con fatturato più alto in Italia crescono mediamente del 5,27%, ma 9 di esse sono in realtà in flessione e 8 hanno incrementato le vendite di oltre il 10%. In generale, pertanto, il quadro è decisamente più roseo rispetto a quanto rilevato nel 2019 ma persistono importanti sacche di inefficienza e significativi gap tra aziende in fase di forte espansione e soggetti in flessione e con scarse prospettive di sviluppo.

La versione integrale dell’articolo riporta tabelle, box o figure, per visualizzarle apri il link: https://www.secsolution.com/articolo.asp?id=822



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