ECONOMIA e FINANZA
Comunicato Stampa

Ius Soli? Ci sono modi più concreti per aiutare gli stranieri che vivono in Italia

24/03/21

In Italia ci sono circa 2 milioni di lavoratori domestici di cui oltre la metà sono stranieri e irregolari. La deducibilità delle spese per il personale domestico favorirebbe l'emersione del lavoro sommerso e la sicurezza dei lavoratori stranieri.

FotoFresco di nomina a segretario del Partito Democratico, Enrico Letta pensa in grande e rilancia la battaglia per lo Ius Soli.
La legge per il diritto alla cittadinanza degli stranieri che nascono in Italia torna così al centro del dibattito politico (se ne parla dal 2015), ma sul tema l’opinione pubblica è divisa e i partiti di destra sono fermamente contrari.
Se vogliamo veramente aiutare gli stranieri che vivono in Italia, al di là della retorica sullo Ius Soli, ci sono provvedimenti molto più urgenti e concreti che il governo dovrebbe adottare, dice Valerio Carboni fondatore del sito LeBadanti.it.
Guardiamo per esempio a quello che succede nell’ambito del lavoro domestico.
Tra colf, badanti e babysitter, in Italia ci sono circa 2 milioni di lavoratori domestici, di questi oltre il 70% sono stranieri.
Secondo le stime dell’Istat, il tasso d’irregolarità nel settore è elevatissimo, circa il 57,6%. Sono cifre da capogiro. Stiamo parlando di circa un milione di cittadini stranieri che vivono e lavorano in Italia, ma sono costretti alla clandestinità.
Questo problema riguarda soprattutto il settore dell’assistenza agli anziani.
L’Italia è un paese che sta invecchiando rapidamente, ma lo Stato fa poco o nulla per aiutare le famiglie che hanno dei genitori anziani a carico.
Nel 2019, le famiglie italiane hanno speso 15,1 miliardi di euro per i lavoratori domestici (retribuzioni, contributi e tfr).
Il risparmio per lo Stato è enorme, circa 10 miliardi di euro secondo le stime di Domina (questa è la cifra che dovrebbe spendere ogni anno lo Stato per provvedere all’assistenza delle persone anziane), ma la conseguenza di questa politica è la diffusione del lavoro al nero.
Tra stipendio, contributi e TFR, una badante convivente a tempo pieno, costa circa 1500 euro al mese. Al netto degli oneri fiscali e contributivi, questa spesa diminuisce a circa 1000 euro al mese.
Per questo motivo, l’Associazione Domina chiede da anni al parlamento di approvare una legge che permetta alle famiglie di portare in detrazione e deduzione i costi della retribuzione del lavoratore domestico (tredicesima, TFR, superminimo, indennità di vitto e alloggio, scatti di anzianità).
Queste modifiche del sistema di deducibilità e detraibilità (oggi limitate a un tetto massimo di spesa di 2.100 euro) coinvolgerebbero oggi circa 2 milioni di famiglie, producendo:
• un risparmio nel bilancio familiare,
• l’aumento della regolarità dei rapporti di lavoro
• aumenti del versamento dei contributi previdenziali.
• aumento del gettito fiscale da parte di tutti i lavoratori domestici che, emergendo dal nero avrebbero un reddito superiore alla soglia che li esenta dal non presentare la dichiarazione dei redditi.



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