Lavoro e Pensione dalla riforma Fornero nel Governo Monti

Storia e soluzioni ad una prigionia sociale di Alberto Pellè

Nel breve saggio-testimonianza (tra numerosi spunti di attualità, proposte e analisi sociologiche), proverò a smascherare questa riforma pensionistica in direzione di un riscatto sociale. Saggio che esula dalle competenze economico-statistico e prende in considerazione i drammatici aspetti umani e politici del problema.

“Prigionia sociale” sta a riflettere sulle numerose vite umane decedute nella morsa del lavoro e della speculazione. “Prigionia” della politica quando, deliberatamente, trascina la popolazione in una crisi indotta tra la corruzione istituzionalizzata. “Prigionia sociale” per l’alta disoccupazione dei giovani e l’imprigionamento degli anziani comuni nei posti di lavoro verso i 70 anni e prima di poter percepire una misera e corta pensione. “Prigionia sociale” dovuta al gioco miserevole “dell’aspettativa di vita”, utilizzato per allungare l’uscita lavorativa nonostante l’ISTAT registri l’inversione di tendenza nell’aumento della mortalità. “Traditi dalla propria Patria” è infine il bel servito di malsane politiche e connivenze cittadino-istituzionale, contro la stessa Italia e milioni di persone oneste dopo che, con sacrifici e oltre 41 anni di lavoro, hanno contribuito allo sviluppo del Paese.
Si afferma che non ci sono soldi per l’occupazione e i pensionandi. Ma dall’evasione fiscale di miliardi, agli ingenti tagli ai servizi nel Paese (quindi con meno spesa sociale) e all’aumento delle entrate tributarie, sono molti i miliardi in più che scivolano nelle casse dello Stato. Miliardi sottratti in nome della “UE e del risanamento del debito pubblico”! Ma siamo ancora convinti di questo “risanamento”?