ARTE E CULTURA
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Le Streghe

05/11/09

Si scovarono tormenti appositi, si inventarono sofferenze. Venivano condotte a giudizio in massa, e condannate per una parola. Mai si fu tanto prodighi di vite umane. Per non parlare della Spagna, classica terra dei roghi, dove non c'è Moro né Ebreo senza strega, se ne ardono settemila a Trèviri, non so quante a Tolosa, a Ginevra cinquecento in tre mesi (1513), ottocento a Würtzburg, quasi in una infornata, millecinquecento a Bamberga (due minuscoli vescovadi). Ferdinando Secondo in persona il bigotto, il crudele imperatore della guerra dei trent'anni, fu costretto a sorvegliare i suoi zelanti vescovi. Non avrebbero risparmiato un solo suddito. Nella lista di Würtzburg trovo uno stregone di undici anni che andava a scuola, una strega di quindici, a Baiona due di diciassette, dannatamente graziose. Si noti che in certe epoche, al solo nome di strega, l'odio uccide a caso. Le gelosie femminili, le brame maschili, si appropriano di un'arma tanto comoda. E' ricca? STREGA. E' graziosa? STREGA

"Natura le ha fatte streghe." E' il genio proprio alla Donna, e il suo temperamento. Nasce Fata. Per il normale ricorso dell'esaltazione, è Sibilla. Per l'amore è Maga. Per acume, malizia (capricciosa spesso e benefica), è Strega, e dà la sorte, almeno lenisce, inganna i mali.

Ogni popolo primitivo ha il medesimoo principio; lo vediamo dai viaggi. L'uomo caccia e lotta. La donna gioca d'ingegno, immagina; genera sogni e dei. Dei giorni è VEGGENTE; possiede le ali infinite del desiderio e del sogno. Per meglio valutare i tempi, osserva il cielo. Ma alla terra non offre meno cuore. Gli occhi chini sui teneri fiori, giovane e fiore anch'essa, ne fa conoscenza personale. Donna, chiede loro di guarire chi ama.
Semplice e commovente inizio di religioni e scienze. Più avanti tutto si separa; vedremo sorgere lo specialista, ciarlatano, astrologo o profeta, negromante, prete, medico. Ma in principio, la Donna è tutto.
Una religione potente e vitale, come il paganesimo greco,ha inizio dalla sibilla, termine nella strega. La prima, vergine bella, in pieno sole, lo cullò, gli diede incanto e aureola. Più tardi, decaduto, malato, nelle tenebre medievali, tra le lande e i boschi, la strega lo riparò, dalla sua coraggiosa pietà gli venne il nutrimento, di cui continuò a vivere. Ecco che, per le religioni, la donna è madre, amorosa custode e nutrice fedele. Gli dèi sono come gli uomini; le nascono e muoiono in grembo.
Quanto la fedeltà le costa! Regine, magi di Persia, Circe maliarda, sublime Sibilla, che siete ormai? che barbara metamorfosi. Quella che, dal trono d'Oriente, insegnò le virtù delle piante e il cammino delle stelle che, al tripode di Delfi, splendida del dio di luce, porgeva oracoli al mondo prostrato, questa, mille anni più tardi, la si caccia come fosse una bestia selvaggia, è inseguita agli angoli delle strade, umiliata, straziata, lapidata, piegata sui carboni ardenti.
Non bastano i roghi al clero, né al popolo le villanie né i sassi al fanciullo, contro la disgraziata. Il poeta (fanciullo anch'esso) la lapida con un'altra pietra, ancora più crudele per una donna. Suppone, chissà perché?, che fosse sempre laida e vecchia. Alla parola Strega, appaiono le orrende vecchie di Macbeth. Ma i crudeli processi mostrano il contrario. Molte morirono proprio perché giovani e belle.

La Sibilla prediva la sorte, la Strega la fa. Ecco la grande, autentica differenza. Lei chiama, cospira, opera il destino. Non è l'antica Cassandra che tanto bene conosceva l'avvenire, lo lamentava, l'attendeva. Lei lo crea. Più di Circe, di Medea, possiede la verga del miracolo naturale, e per sostegno e sorella ha la natura. Tratti del Prometeo moderno son già suoi. Con lei ha inizio l'industria, specialmente l'industria sovrana, che guarisce, rinnova l'uomo. Al contrario della sibilla, che sembrava osservare l'aurora, lei osserva il tramonto: ma è proprio il grigio tramonto ad offrire (come sulle vette delle Alpi) molto prima dell'aurora, un'alba precoce del giorno.
Il prete intuisce tutto il pericolo, il nemico; la temibile rivalità è in lei, che lui mostra di disprezzare, la sacerdotessa della natura.
Dagli dèi antichi, ha fatto degli dèi. Accanto al Satana del passato, vediamo nascere in lei un Satana del futuro.
Il solo medico del popolo, per mille anni, fu la Strega. Gli imperatori, i re, i papi, i baroni più ricchi avevano qualche dottore di Salerno, qualche Moro, qualche Ebreo, ma la gente di ogni condizione, e si può dire tutti, non consultava che la SAGA o SAGGIA DONNA. Se non guariva, la insultavano, la dicevano strega. Ma in genere, per rispetto e paura insieme, la chiamavano BUONADONNA o BELLADONNA, dal nome che si dava alle fate.
Le capitò quel che ancora capita alla sua pianta prediletta, la Belladonna, e a benefici altri veleni che usava, antidoti dei grandi flagelli del medioevo. Il bambino, il passante ignaro, maledice quest'erbe grigie senza conoscerle. I loro colori ambigui lo colmano di terrore. Arretra, passa alla larga. Eppure non sono che "Consolanti" (Solanee), che somministrate con discrezione, hanno guarito spesso, calmato tanti mali.
Potete trovarle nei luoghi più sinistri, isolati, infidi, tra macerie e rovine. Anche in questo somigliano a chi le usava. Dove avrebbe potuto vivere, se non tra le lande selvagge, l'infelice, così perseguitata, la maledetta, la proscritta, l'avvelenatrice che guariva, salvava? La promessa del Diavolo e del Male incarnato, che ha fatto tanto bene, ad ascoltare il gran medico del Rinascimento. Quando Paracelso, a Basilea nel 1527, bruciò tutta la medicina, dichiarò di non sapere nulla, oltre a quanto imparato dalle streghe.

Meritavano una ricompensa. L'ebbero. Le si pagò in torture, in roghi.



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