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"MALASPINA" di Maurizio Cucchi, Editore Mondadori, l'ultimo lavoro poetico

Un testo che tocca le corde dell'animo e nella sua cosmogonia ci consegna una formidabile opera



Malaspina, di Maurizio Cucchi, Editore Mondadori, 2013


a cura di Ninnj Di Stefano Busà

Bellissimo libro, l’ultimo di Maurizio Cucchi. È un lavoro ancorato all’analisi introspettiva di una indagine che ne rivela la tensione della scrittura, del messaggio lirico che permangono tenacemente avvinti alla sua definizione di poetica: “ho imparato a esprimere gli umori – anche gli umori forti – senza camuffarli. Senza infingimenti.”
Infatti Cucchi in questa raccolta esprime il senso dell’abbandono, del distacco da ciò (che è malessere, disagio) e inficia le capacità esistenziali dell’uomo e ne contrasta l’energia vitale. La vita, pur nella sua materialità irredimibile manifesta parentesi di forme meno aggressive, lì, deve insediarsi l’uomo per raggiungere momenti di levità e serenità; la vita è scavo profondo nella “porosità” del mondo, delle sue forme esteriori che limitano a intermittenza le formule segrete, le ansie, le suggestive ipotesi e le felicità di una condizione più rasserenante: “prima che torni a masticarci l’ombra/ di un già avvenuto distacco”.
In quest’opera vi è tutta la materica peculiarità dell’esistente e dell’assente.
La scrittura cucchiana si fonde con una vicenda quasi primordiale di “bene”:
“come un’escursione che il tempo ha gia ibernato”: così si esprime l’autore.
Cucchi in questa sua raccolta, individua i luoghi di eccellenza, le piccole cose all’apparenza senza grandi significati: “la ciotola” ad es. per risalire a ritroso nello spazio temporale della memoria, così profondamente da ricostruirne i tratti più salienti, quasi immergendosi e confluendo in alchimia cosmica: “un’alchimia infinita e di infinite sequenze di informazioni secolari.” Emergere, dunque, risalire in superficie attraverso lo sguardo del mondo, l’energia che emana da esso, senza farsi sopraffare e condizionare.
Cucchi guarda al paesaggio esterno e lo delinea a mezzo di un occhio cosmico che indaga nella natura e la riscopre nelle sue atmosfere diverse. “brevi soste felici/ di sospensione e improvvisa /adesione” in completa pace e privilegio naturale dei sensi e delle emozioni che da essi originano: sul modello di “strenua gerarchia animale”.
Nel contemplare i frammenti di vita, il poeta s’inebria di una luce difforme, di una distanza tra la terra e le stelle.
In questo libro vi è un incontro felice alla filosofia naturale della specie umana che rivela una realtà più aderente alle forme primordiali dell’uomo; vi è la piena accondiscendenza ad una terra che vuole e deve essere madre, non matrigna: “senza confini ignoti”, una terra ospitale in cui essere sereni nella ragionevolezza di un percorso terreno a misura di umanità; un’escursione terragna quella di Cucchi che si riconosce e si autodefinisce dall’estraneamento ai vizii, un trasalimento della coscienza dell’io (quasi naturale) per goderne la naturale bellezza e naturalezza contemplative.
È un modo di esprimere l’abbandono animale in adesione agli impulsi naturali, un richiamo all’armonia cosmica: “nel presente assoluto, animato/ della pace normale dell’esserci/ / senza conflitti e sfide, senza/ miserabile calcolo, / ma nella pace e nella più normale armonia discreta dell’esserci.”

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