VARIE
Comunicato Stampa

Manifesto della Comunita' Scientifica Italiana

01/07/11

Testo approvato dal Consiglio di Presidenza SIPS nella seduta del 14 giugno 2011 Sarà reso pubblico all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, nelle più autorevoli Istituzioni nazionali e nelle Università ed Accademie italiane

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, defraudato dei più democratici capitoli di vita comunitaria, indebolito nei più elementari valori della vita, resi incredibili, distopici, impossibili, in un momento storico, ripeto, dove l’individualità è con-fusa, irrimediabilmente irriconoscibile nel caos d’una globalizzazione non solo materiale ma soprattutto spirituale e di coscienza, ci giunge un “Manifesto” per essere condiviso.
Ci appare un’oasi in un deserto privo di idee e di buone volontà.
Riteniamo utile e giusto che lo si divulghi, e perché è l’ennesima testimonianza d’una realtà politico sociale confusionaria e opportuna, e perché ciò che il Manifesto della Comunità Scientifica Italiana propone è ancora un rispettoso richiamo all’Idea di Unità così “sentita” in occasione di questo Anniversario dei 150 anni d’Italia.
La SIPS è la nostra più antica Istituzione scientifica dove, per citarne solo alcuni tra i più noti, hanno trovato un preciso ruolo uomini come Marconi e Fermi.
Oggi, la Società Italiana per lo Sviluppo delle Scienze, fa un appello.

La Società Italiana per il Progresso delle Scienze, nella continuità dei suoi 172 anni di vita e nella ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, richiama l'attenzione delle istituzioni italiane sul ruolo svolto dalla comunità scientifica italiana e dalle sue scuole nella costruzione del Paese e nel suo consolidamento culturale in Europa e nel contesto mondiale.
Nel segno di questa tradizione è cruciale favorirne il processo di internazionalizzazione che richiede opportune politiche per portare in un mondo in trasformazione un fattivo contributo di competenze e di leadership delle eccellenze scientifiche e tecnologiche italiane: altrimenti si registrano solo passive acquiescenze.
Aderendo all'appello della SIPS, noi scienziati italiani riaffermiamo il convincimento che la ricerca scientifica sia la chiave principale per sostenere adeguatamente le sfide della globalizzazione. Anche per questi obiettivi - e non solo per scelta culturale - riteniamo che la ricerca scientifica costituisca elemento essenziale per la competitività economica e per consentire all'Europa di sviluppare una civiltà fondata sui valori di libertà e dignità della persona.
Crediamo, pertanto, che l'azione dell'Unione Europea, in tutte le sue articolazioni, debba porre a suo fondamento la ricerca scientifica di base e interdisciplinare. E' l'unica che conferisce respiro di medio e lungo termine anche a fondamentali invenzioni e all’innovazione tecnologica. Per cui è indispensabile una intensificazione degli sforzi di collaborazione tra i mondi scientifici, accademici e industriali.
Nel nostro Paese purtroppo si rileva una diminuzione dell’attenzione verso la ricerca di base che è fondamentale per lo sviluppo della conoscenza. Secondo la vecchia logica della CEE, essa è sempre stata affidata agli Stati perché non porta risultati trasferibili nell'immediato al mondo della produzione: oggi è tempo che anche la politica dell'Unione cambi impostazione. Le grandi conquiste dell’umanità sono sempre state appannaggio della ricerca di base.
Gli scienziati italiani auspicano quindi che il mondo politico rivolga la sua attenzione a questo fenomeno che sta generando nel Paese l’involuzione della conoscenza con la sterilizzazione di quei luoghi ove tale ricerca si svolge istituzionalmente.
I "beni immateriali", frutto della ricerca libera - per loro stessa natura - hanno, sul profitto, il vantaggio di produrre lo sviluppo sociale e civile; per questo, sono il risultato di un lavoro con ricadute enormi.
Una protratta indifferenza e negligenza politico-culturale verso la scienza, costituirebbe uno dei peggiori segni di decadenza di un paese, e preludio di sottosviluppo. Se la politica nazionale e quella dell'Unione - concentrando l'attenzione solo sulla crisi economica - continuassero a trascurare la crescita dei "beni immateriali", si tenderebbe consapevolmente ad un rovesciamento dei valori; superate le soglie di irreversibilità, si cadrebbe nel sottosviluppo.
Occorre reagire a questa sommersa involuzione. Per questo chiediamo ai governanti e agli imprenditori di fare propria questa convinzione - che ha il sostegno di tutta la storia delle scienze, delle invenzioni e delle tecnologie - e di adoperarsi perché il massimo delle risorse materiali e intellettuali, con particolare riguardo ai giovani, sia reso disponibile per portare il nostro Paese a traguardi degni di una società storicamente capace di continua evoluzione.
I fenomeni naturali generano legittimamente perplessità nell’opinione pubblica, ma la loro rilevanza e la loro ricaduta vanno valutate, non attraverso l’emozione, ma da uomini che con autorevolezza e competenza riescano a capire, in modo attento, i fenomeni naturali del mondo in cui viviamo.
Per questo occorre che la scienza italiana venga dotata di una sede di rappresentatività istituzionale, soprattutto a tutela dell'eticità della scienza che in Italia ha avuto tanti illustri storici sostenitori.
Con la creazione dello Spazio europeo dell'Istruzione Superiore (SEIS) che va ad affiancare lo Spazio Europeo della Ricerca (SER), il governo dell'Unione sembra abbia iniziato a prendere atto che occorre sostenere con programmi appositi la ricerca non commissionata, cioè la ricerca concepita, programmata e condotta con finalità pubbliche da atenei ed organismi scientifici.
Noi chiediamo che anche il Parlamento e il Governo italiano pongano mano ad iniziative legislative ed amministrative volte a costruire - in piena consapevolezza e competenza scientifica - i grandi obiettivi nazionali di ricerca, sviluppo e innovazione previsti dall’Agenda di Lisbona e dalla Strategia Europa 2020, e a rafforzare la vitalità della ricerca scientifica italiana evitando la perdita di promettenti o già prestigiose personalità.
Auspichiamo che il Governo, consapevole che il futuro del Paese è legato all’ampliamento della conoscenza, provveda a potenziare l'azione delle Università e degli Enti scientifici perché tornino ad essere polo di attrazione per i giovani anche d'oltre confine, consentendo di trasferire alle prossime generazioni un rinnovato patrimonio culturale.
Per ottemperare a questa missione, riteniamo che atenei ed organismi scientifici italiani, non debbano sottrarsi ad una seria e vincolante valutazione rivolta all'eccellenza dei risultati scientifici e didattici. Proprio per tale ragione, chiediamo un'inversione di tendenza nell'azione legislativa ed amministrativa affinché, anche l'ordinamento giuridico delle università favorisca nel sistema degli atenei la ricerca dell’eccellenza invece di indurla ad improprie pratiche di concorrenza. L'università infatti non è un'impresa; deve restare il terreno di trasmissione, nonché di crescita, della conoscenza.
La scienza è prima di tutto un valore intellettuale che diventa campo di investimenti e condizione di sviluppo attraverso il progresso della conoscenza.
Per tutti questi motivi e aspirazioni, gli scienziati italiani chiedono che le istituzioni della Repubblica - ciascuna nel proprio ruolo e nelle singole sedi nazionali, europee e internazionali - esercitino e dimostrino un impegno rinnovato per sostenere le ragioni e il ruolo della ricerca italiana e della scienza come fattore di crescita civile, di sviluppo e di convivenza pacifica tra i popoli.


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