ECONOMIA e FINANZA
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Marco Melega. “Cura Italia” non basta. La recessione è certa. Occorrono scelte coraggiose. Una soluzione c’è: si chiama MONETA FISCALE

20/03/20

“Il decreto “Cura Italia” non è altro che un maldestro palliativo per temporeggiare. Ora però il tempo è finito. Le agenzie di rating hanno già sentenziato, anche se non ve n’era bisogno data l’evidenza di una recessione ormai certa, e non solo per l’Italia. Ogni giorno che passa rappresenta l’ultimo giorno per migliaia di piccole imprese, molte delle quali è già chiaro che non riapriranno più. A rischio vi è un indotto di 15 milioni di famiglie. E’ il momento di scelte coraggiose, è il momento di combattere una crisi eccezionale adottando contromisure fuori dagli schemi. La soluzione c’è, si chiama MONETA FISCALE”. Questa l’idea lanciata dall’imprenditore bresciano Marco Melega, già noto quale pioniere italiano di sistemi economici complementari.

FotoLe agenzie di rating hanno già iniziato il becero gioco al pronostico sulle nostre spalle. Goldman Sachs è stata lapidaria: l'Italia “sarà il Paese che soffrirà di più al mondo, con un calo del Pil nel 2020 del 3,4%, cui seguirà un rimbalzo del 3,5% l'anno prossimo". Il nostro bel Paese non sarà solo però, dato che si preannuncia “una recessione globale” come confermato da Paul Gruenwald, principale economista di Standard & Poor’s.
“Mal comune, mezzo gaudio? NO, non possiamo permettercelo” sbotta Marco Melega. “Occorre ricordare che le PMI costituiscono il principale valore per l’Italia, per una mera questione di numeri, dato che rappresentano il 92% delle aziende attive sul nostro territorio ed un fatturato complessivo di 2000 miliardi di euro. E non va dimenticato che l’82% dei lavoratori del nostro Paese trova occupazione proprio presso queste realtà!”

L’esecutivo Giuseppe Conte, con la cifra stanziata dal decreto “Cura Italia”, ha chiaramente inteso tenere testa all’emergenza per un bimestre. Non si può pensare diversamente. Un palliativo per prendere tempo e trovare soluzioni sistematiche e di sostegno, al fine di evitare il tracollo dell’economia reale, che determinerebbe il pericolo di fronteggiare conseguenze occupazionali e squilibri sociali devastanti. Ma “arginare” l’esondazione del Covid-19 nel tessuto economico e sociale del nostro Paese non è il solo problema. Vi sarà quello altrettanto serio del rilancio della nostra economia una volta superato il picco pandemico.

“Una soluzione efficace c’è: si chiama Moneta Fiscale”, asserisce Melega, noto per essere stato l’ideatore della moneta complementare CREVIT, ancora oggi detentore della maggioranza relativa in BEXB Spa di Brescia. Un’azienda che nel 2018, come lo stesso Melega ha dichiarato a Sergio Luciano durante un’intervista ad Economymag lo scorso Luglio 2019, ha transato ben 170 MILIONI DI EURO mediante operazioni di compravendita. Utilizzando valuta complementare, l’EuroBEXB. Ma entriamo nel dettaglio.

"L’idea", prosegue l'imprenditore bresciano," è quella di favorire l’usabilità circolare dell’attuale CREDITO DI IMPOSTA alla stregua di una valuta complementare che unifichi le varie poste di credito tributario e ne estenda la fruizione nelle compravendite dell’economia reale italiana."

La Moneta Fiscale non costituirebbe debito per lo Stato, in quanto avrebbe la caratteristica di non essere convertibile in euro e verrebbe accettata solo a riduzione di impegni finanziari nei suoi confronti.
Il Sistema Eurostat SEC 2010, reso esecutivo con il Regolamento n. 549 / 2013 (paragrafi 5.05 e 5.06) configura tale strumento senza ambiguità come credito tributario “non pagabile” in quanto non soggetto a essere rimborsato in cash. L’emissione di questo strumento, ancorché se ne debbano valutare gli effetti nei documenti di programmazione in termini di “minori entrate”, non può in alcun modo essere registrata come “spesa” o come “debito” nella contabilità pubblica e nei documenti consuntivi di finanza pubblica. All’atto dell’emissione non si crea alcun peggioramento degli equilibri di bilancio imposti dai Trattati e dalla normativa europea.

"L' emissione e la fruizione della MONETA FISCALE sarebbero immediati" afferma Melega. "Ciascun contribuente dispone di un codice fiscale o di una partita IVA. Questi codici non sono altro che il numero di conto corrente privato/azienda che ciascun contribuente già possiede presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. La nuova Moneta Fiscale potrebbe quindi essere emessa dal MEF (a costo zero per lo Stato!) ed accreditata sul Conto Corrente Fiscale del contribuente. Basterebbe implementare sui conti di ogni contribuente la funzionalità di poterli movimentare alla stregua dei conti correnti bancari, dando la possibilità di utilizzarli non solo per il pagamento delle tasse, ma anche per ricevere accrediti da parte del MEF e per effettuare pagamenti verso terzi.
Il risultato sarebbe la creazione di un circuito pubblico complementare dei pagamenti, indipendente dalla Banca d’Italia, dalla BCE e dalle banche private. Questo circuito consentirebbe di svolgere operazioni di finanza pubblica in modo assolutamente indipendente dalle pressioni dell’Unione Europea, della BCE, dei mercati finanziari."

Questa è una soluzione concreta per immettere liquidità nella situazione di straordinaria emergenza odierna, a sostegno dell’economia reale del nostro Paese, senza impattare sul debito pubblico.

"Le applicazioni della MONETA FISCALE sarebbero altrettanto efficaci. Chi ha crediti tributari ottiene MONETA FISCALE che può anche convertire in euro cedendola a soggetti terzi – un investitore, oppure un privato o un’azienda che sa di dover effettuare pagamenti nei confronti della pubblica amministrazione.
La Moneta Fiscale, che è un titolo garantito dallo Stato (ancorché non debito come già illustrato) svilupperà un ampio mercato (a cui parteciperanno fondi, gestori patrimoniali, investitori di vario tipo) che fornirà liquidità immediata allo strumento consentendone la monetizzazione da parte del ricevente iniziale. A un’agenzia governativa, o a un’istituzione finanziaria a controllo pubblico (per esempio la Cassa Depositi e Prestiti), potrà essere affidata l’attività di market making. La Moneta Fiscale potrà essere accettata come corrispettivo per operazioni di compravendita di beni e servizi, per esempio da operatori di grande distribuzione, utilities ecc. Potrà essere costituito un circuito di credito commerciale, partendo dall’accettazione della Moneta Fiscale come mezzo di pagamento da parte di grandi imprese a controllo pubblico quali ENI, ENEL, Poste, Ferrovie dello Stato".

“L’esperienza insegna. Un circuito simile esiste già e funziona” prosegue con orgoglio Melega “E’ il nostro circuito BEXB di Brescia ove migliaia di aziende quotidianamente beneficiano dell’utilizzo della valuta complementare, nonostante la diffidenza del mercato”. L’accettazione della Moneta Fiscale come mezzo di pagamento alternativo e complementare all’euro sarebbe enormemente più rapida e intensa, grazie alla marcatura Statale.

Un progetto di MONETA FISCALE, chiamata Certificati di Credito Fiscale è già stato predisposto ed accolto favorevolmente dall’Onorevole Pino Cabras della Commissione Affari Esteri e Comunitari che, insieme all’Onorevole Raffaele Trano della Commissione Finanze, ne ha depositato lo scorso dicembre alla Camera la proposta di legge. Il Senatore Elio Lannutti della Commissione Finanze e Tesoro ne ha depositato il disegno di legge al Senato. 

A che punto siamo? Potremmo partire da qui, per realizzare uno strumento immediatamente applicabile e fruibile secondo le attuali esigenze emergenziali.

Le idee ci sono. Sta all’esecutivo avere il coraggio di applicarle, per evitare di far capitolare la nostra già martoriata economia, sotto i colpi del terribile Covid-19.



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