EDITORIA
Comunicato Stampa

"Montmartre" connubio perfetto e introspettivo tra parole e immagini

06/05/21

Favaro e Vitti insieme in un'opera a fumetti di rara profondità poetica

Siamo probabilmente invisibili a chi non pone attenzione ai dettagli. Siamo lì che guardiamo tutto, mentre cadiamo leggeri sui tetti dopo l’aver volteggiato nel vento. Lucille ci osserva danzare e noi ci fermiamo nel suo stesso riflesso in una pozzanghera, tra i suoi appunti presi su un foglio di carta, tra le pagine di un libro e la gente che ci viene incontro.
Nel leggere e sfogliare l’opera a fumetti di Gaia Favaro e Gianfranco Vitti si ha la sensazione di trasformarsi nella complessità delle emozioni vissute dalla protagonista Lucille Morel, giovane ragazza ventenne appena trasferita nell’artistico quartiere parigino di Montmartre per proseguire i suoi studi.
Grazie all’introspezione di cui si impregnano le parole e le illustrazioni, ci si immerge nelle storie di un luogo che diventano pennellate in grado di arricchire uno spazio comune che ci consentirà di conoscere gli scatti fotografici catturati dalla Polaroid di Gogol il bizzarro e saggio (a modo suo) clochard, le linee di fumo delle sigarette di Aline l’indisponente vicina, l’inflessibilità dell’uggiosa e anziana proprietaria di casa, l’intrigante collega di corso Marta Perez e il burbero artista di strada Pierre Faur con la sua strana abitudine di leggere sui tetti. Eppure in questa storia dove nessuno è quello che sembra e dove tutti hanno una destinazione, c’è una continua connessione tra le parti: tra chi, in continua lotta con se stesso, ha paura di ricominciare e chi troverà il coraggio di ritagliarsi un proprio spazio vitale dove poter iniziare un nuovo viaggio.
Ci si perde tra le vie di un quartiere, tra i profumi dolci dei macarons, i disegni e i vecchi vinili esposti in una bancarella, le pennellate di colore e le vetrine illuminate di un bistrò e ci si ritrova sugli scalini che portano alla maestosa Basilica del Sacro Cuore o in metropolitana nel comprendere una scelta a dispetto di un’altra, nel far sì che qualcosa o qualcuno possa portarci un altrove. E come ci insegna questa storia: “capita di non essere più soli e di esserlo sempre…” in un momento, per un giorno, per lunghi anni fino a quando non ritroviamo ciò che siamo e vogliamo essere.
Siamo probabilmente invisibili a chi finge di non viverci pienamente. Siamo le foglie che cadono o quelle appena nate sui rami, siamo le gocce di pioggia o l’acqua di un fiume, siamo il dettaglio di un’opera d’arte o il sorriso di un clown, siamo i tratti di un disegno o le luci di una giostra, siamo il ricordo indelebile e nitido di un viso… siamo gli artefici del nostro destino, siamo forse le emozioni incontrollabili e libere di capitare nelle nostre stesse vite…

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Filippo Gigante | www.filippogigante.it



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