ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Morandi’s Objects Joel Meyerowitz - Mostra fotografica

29/10/15

A Bologna, Spazio Damiani, dal 23 ottobre al 1 febbraio. Mostra fotografica Morandi’s Objects di Joel Meyerowitz. Street photography, Ground Zero, oggetti personali. Mayerowitz passa dall'universale al particolare.

FotoPresso il nuovo spazio espositivo Damiani di Bologna sono in mostra venti opere fotografiche realizzate nei mesi scorsi nello studio di Giorgio Morandi dal fotografo newyorkese Joel Mayerowitz.

L’attenzione di Mayerowitz si è focalizzata su ogni singolo oggetto utilizzato da Morandi per le sue nature morte. Le sue fotografie non nascondono le imperfezioni né i segni del tempo. Sono visibili le crepe nei vasetti di ceramica, le ammaccature nelle scatole di latta dei biscotti Lazzaroni e quel consistente strato di polvere che ricopre tutto.

Il fotografo non ha eseguito una manipolazione delle immagini con finalità pittoriche ma è riuscito a trasportare di nuovo gli oggetti conservati nello studio di via Fondazza in quella dimensione incorruttibile di Morandi, dove il tempo è circolare e la transitorietà non esiste.

Ero così colpita dallo stato di grazia e dalla natura ascetica delle immagini che ho cercato di comprenderne la genesi. Ho chiesto al fotografo informazioni sul metodo operativo e sull’uso di programmi di fotoritocco : “Ho utilizzato una fotocamera digitale Leica S. I file originali erano molto buoni, e quasi perfetti, ma avevo bisogno di fare piccoli aggiustamenti al colore in modo che il risultato fosse il più possibile fedele al luogo e Agli oggetti. In questo senso ho usato Photoshop, per mantenere l'integrità delle opere ed essere coerente su tutta la linea.”
In effetti i danni del tempo sono visibili: Photoshop non è stato usato per nascondere o migliorare ma per riprodurre. Senza privare la fotografia della propria autenticità, Joel Mayerowitz estende la realtà ad una dimensione che è più mentale che concreta e riesce nella stessa trasformazione compiuta da Morandi.

La nota biografica in appendice al catalogo fornisce notizie interessanti sulla sua attività di fotografo di strada in linea con la produzione di Cartier-Bresson e Robert Frank.
Testimone della società e della vita, Mayerowitz ha manifestato interesse per le azioni anche più irrilevanti delle persone, per le macchine in movimento, per i gesti quotidiani e le partite di baseball; in altre parole ha sempre dimostrato attenzione per le persone e per la loro vita.
Per i suoi lavori più recenti si parla di un allontanamento dalla produzione precedente, come se il suo interesse fosse mutato. La finalità invece è sempre la stessa, ma è stato compiuto un passo avanti in un processo che a ben guardare sta seguendo una traiettoria precisa.
Subito dopo l’undici settembre 2001, Mayerowitz è stato l’unico autorizzato a fotografare da vicino Ground Zero. Ora ritrae gli atelier degli artisti ed i loro oggetti più rappresentativi.

Ha fotografato dapprima lo studio di Cezanne ad Aix en Provence e in seguito quello di Morandi a Bologna.
Non sceglie oggetti qualsiasi ma testimoni, non effetti personali (la pipa o il cappotto) ma simboli : manifestazioni della personalità o del carattere.
Quei particolari oggetti sono incarnazioni, così come il diario di Anna Frank, i taccuini di Bruce Chatwin o i vestiti di Frida Kahlo. Non sono oggetti qualsiasi, ma componenti essenziali dell’esistenza di ciascuna di queste persone.
E’ come se l’interesse si fosse spostato dalla vita universale a quella particolare. Una specie di evoluzione che pare voler comprendere tutto il percorso dell’esistenza: dagli atti quotidiani alla traccia di quello che rimane dopo di loro.

Da esterni sembra quasi di vedere quel filo di cui parla Terzani, quello che bisogna stare attenti a non spezzare e che collega tutte le nostre azioni. 1)

La finalità di Mayerowitz allora è diversa da quella di Morandi o di Cezanne, egli non ricerca le variazioni della luce sugli oggetti, ma quel risultato specifico e personale che altri hanno descritto e sondato. La luce che vedevano le persone che lui è andato a cercare.
Forse la sola differenza è che se prima Mayerowitz ritraeva un’azione, oggi descrive una sensazione.
E’ la sensazione che si vorrebbe sempre provare davanti a un emblema e che non sempre cogliamo.

Non tutti gli emblemi hanno la stessa empatia e a volte il loro fascino è offuscato, Anche nella casa-museo di Delacroix , come nel caso di Morandi e Cezanne sono esposti oggetti personali, acquistati durante il viaggio in Nord Africa e tuttavia non hanno la stessa attrattiva. Il vederli nelle teche di vetro li allontana e li rende estranei. E’ un po’ quello che succede con le foto dei parenti che non si sono conosciuti e che non si sa bene come collocare. Sono ascrivibili al contesto famiglia razionalmente ma non emotivamente.

Forse siamo solo vittime di facili suggestioni da romanticismo piccolo borghese, ma è l’empatia a risvegliare l’interesse e di conseguenza lo studio e la conservazione, e le foto di Mayerowitz ne sono la prova.
Gli oggetti di Delacroix , nell’appartamento con le pareti verdi tinteggiate di fresco sono contestualizzati in modo razionale ma non emotivo. Anche l’emotività serve all’arte, alla sua creazione e alla sua conservazione.
Nelle fotografie dello studio di Morandi niente si muove: non c’è interazione ma c’è sempre silenzio e tempo per pensare.

Paola Nicoli.


1)Tiziano Terzani- Un altro giro di giostra “Una strada c'è nella vita. La cosa buffa è che te ne accorgi solo quando è finita. Ti volti indietro e dici “oh, guarda, c'è un filo”. Quando vivi non lo vedi il filo, eppure c'è. Perché tutte le decisioni che prendi, tutte le scelte che fai sono determinate, si crede, dal libero arbitrio, ma anche questa è una balla. Sono determinate da qualcosa dentro di te che è innanzitutto il tuo istinto, e poi da qualcosa che gli indiani chiamano il karma accumulato fino ad allora.”



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