ECONOMIA e FINANZA
Comunicato Stampa

Osservatorio congiunturale Format Research – conto salato per l’Italia nell’anno del covid

15/04/21

Crolla la voglia di “fare impresa” in Italia: 30 mila nuove iscrizioni in meno nel 2020 rispetto al 2019. CONTO SALATO PER L’ITALIA NELL’ANNO DEL COVID: 13 MILA IMPRESE DEL COMMERCIO HANNO CHIUSO PER SEMPRE NEL 2020. 175 MILA SONO LE IMPRESE “ZOMBIE”, IMPRESE NON PIU’ ATTIVE E A RISCHIO CHIUSURA ENTRO IL 2021. LE NUOVE ASSUNZIONI NEL 2020 SONO STATE QUASI DUE MILIONI IN MENO RISPETTO AL 2019. NEL 2021 SONO A RISCHIO 2,2 MILIONI DI POSTI DI LAVORO, LA MAGGIOR PARTE NEI SETTORI DEL TERZIARIO, I PIU’ COLPITI DALLA CRISI. LE IMPRESE HANNO PERSO IN MEDIA IL 33% DEI RICAVI NEL 2020 RISPETTO AL 2019. I SETTORI PIU’ COLPITI QUELLI DEGLI ALBERGHI (-67%), DEI PUBBLICI ESERCIZI (-62%), DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO NON ALIMENTARE (-43%).

FotoIl 2020, l’anno dell’esplosione della pandemia COVID-19, si è chiuso con un numero di imprese nuove nate molto più basso rispetto a quello del 2019 (-17%, pari a -30 mila nuove iscrizioni), ma lo stesso è avvenuto con riferimento alle cessazioni di impresa (-16%). Tale fenomeno di “congelamento” delle chiusure, piuttosto omogeneo in tutte le parti d’Italia, è sintomatico dello stato di profonda incertezza nel quale versano gli operatori economici: i ristori tengono in vita imprese oramai di fatto “inattive” (si stima la presenza di almeno 175.000 imprese “zombie”, di cui 150.000 solo nel terziario) e si teme una forte contrazione del tessuto imprenditoriale nel 2021 (chiudere oggi un’impresa presenta costi a tratti insostenibili). Malgrado il contesto complessivo di apparente stallo, il commercio fa registrare già -13.130 imprese attive in meno rispetto al 2019, segno dell’agonia alla quale le imprese del settore sono soggette da un anno. Le misure adottate a contrasto della pandemia hanno coinvolto fortemente il tessuto imprenditoriale in Italia. Il prolungato periodo di chiusura ha annientato la ripresa della fiducia che si era registrata in estate ed è solo moderato l’ottimismo delle imprese da qui al 30 giugno 2021. La situazione si conferma decisamente più preoccupante presso gli operatori del terziario, che fa registrare un indicatore dei ricavi di 9 punti inferiore rispetto a quello dell’industria. Le limitazioni alle attività disposte nell’ultima parte del 2020 hanno infatti contribuito negativamente al trend dell’indicatore dei ricavi, in particolar modo per specifici settori di attività economica, tutti riconducibili al comparto del terziario: ricezione turistica (-67%), ristorazione (-62%) e dettaglio non alimentare (-43%) sono i settori per i quali si stimano le perdite più forti rispetto al 2019. Il calo dei ricavi è più intenso presso le imprese operative nel Mezzogiorno: -38% la variazione rispetto al 2019.Preoccupa lo scenario dal punto di vista del mercato del lavoro. L’introduzione di ammortizzatori a difesa del lavoro ha solo in parte limitato l’impatto della crisi sull’occupazione in Italia. Le previsioni degli imprenditori sono critiche da qui al 30 giugno 2021. I dati ufficiali circa gli effetti della pandemia sull’occupazione confermano il trend negativo: nei primi nove mesi del 2020 sono state 1,9 mln le assunzioni in meno in Italia rispetto allo stesso periodo del 2019 (-34% in un anno). La prossima sospensione del blocco dei licenziamenti rischia di ridurre significativamente gli organici delle imprese: -14% sul totale delle imprese (addirittura -18% presso il solo terziario).



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