NUOVI ACCORDI
Comunicato Stampa

Polizia Penitenziaria, dal Sappe nuovo appello alla tutela del personale

08/06/20

Carceri italiane: il sindacato di Polizia Penitenziaria chiede al nuovo capo del DAP sicurezza e strumenti di autodifesa come spray urticanti.

FotoDal dilemma sovraffollamento al terremoto mediatico-politico che ha coinvolto i suoi vertici, quello che la Polizia Penitenziaria sta vivendo negli ultimi mesi non può essere certo considerato un periodo sereno. L’emergenza Covid-19 ha di fatto ampliato le tante problematiche che affliggono le carceri italiane, e che pongono al centro della questione temi importanti come la sicurezza degli agenti e la mancanza di strumenti a tutela della loro incolumità come gli spray antiaggressione.

Dicevamo dell’emergenza sanitaria, una bomba deflagrata all’interno del sistema penitenziario del nostro Paese: la paura del contagio nelle celle già in sovrannumero, la rivolta prima e i casi di evasione poi in alcuni penitenziari, hanno messo in netta evidenza una scarsa organizzazione delle carceri, ma soprattutto i gravi rischi che corrono quotidianamente i poliziotti penitenziari.
Se a questo aggiungiamo il caos scatenato dalla scarcerazione dal regime duro di decine di boss mafiosi a causa del coronavirus, che ha portato a una vera e propria rivoluzione ai vertici del DAP e a infinite polemiche, allora il quadro diventa ancora più inquietante. Ed è proprio al nuovo capo del DAP – Dino Petralia – che il Sappe – il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria – si rivolge con fiducia e un pizzico di speranza affinché si lavori per migliorare un sistema di gestione sino a questo momento colmo di lacune.

Anzitutto, la questione aggressioni, ritenuta imprescindibile e meritevole di una soluzione adeguata. L’obiettivo primario è ripristinare un regime di ordine e sicurezza all’interno degli istituti penitenziari. Attualmente, sono diverse le problematiche che non consentono un miglioramento della situazione: la vigilanza dinamica e la presenza di detenuti con evidenti problemi psichiatrici; ma ancora più inspiegabile e clamorosa è la mancanza di strumenti di protezione individuale e di autodifesa come taser e spray peperoncino in grado di fornire un prezioso contributo al mantenimento di condizioni lavorative adeguate al lavoro svolto con impegno e professionalità da migliaia di agenti nelle carceri.



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