ECONOMIA e FINANZA
Comunicato Stampa

Portafoglio ETF strategie operative settimana 12 gennaio

11/01/15

I dati sopra le aspettative sull’occupazione in USA e Germania non sono stati sufficienti per un immediato ripristino rialzista dei principali indici.

I dati sopra le aspettative sull’occupazione in USA e Germania non sono stati sufficienti per un immediato ripristino rialzista dei principali indici. La prima vera settimana di negoziazione del 2015 si chiude con segnali contrastanti ma un indizio chiaro: si accentua la debolezza relativa degli indici europei, soprattutto per la periferia ed il suo sistema bancario. Euro e Petrolio a nuovi minimi aiuteranno, ma gli attesi effetti positivi non si vedono ancora sull’economia europea nel complesso.
Nel complesso ancora segnali di stabilizzazione poco sopra potenziali livelli di allerta per USA, Giappone, Dax. Tutti con contesto ancora rialzista, ma con picchi di volatilità intraday maggiori rispetto al recente passato che invitano sempre alla cautela.

USA: S&P 500 (-0,6%) e Nasdaq 100 (-0,4%) chiudono in leggero negativo nonostante l’ottimo dato sulla disoccupazione sceso a 5,6% rispetto al 5,8% di novembre. Per S&P 500 siamo sempre in prossimità dei massimi storici, ed in settimana l’escursione sotto i 2000 punti (supporto di breve) è stata per il momento riassorbita. I verbali della FED ci dicono che il rialzo dei tassi non sarà implementato prima di aprile, ma aprile è ormai vicino. Sempre difficile fare previsioni di lungo periodo, ma dopo 6 anni di rialzo ininterrotto difficile ipotizzare un 2015 stellare. Più probabilmente, assisteremo ad un lungo trading range tra 2100/2200 e 1700/1800, dove transitano i supporti statici e dinamici di medio-lungo periodo.


Europa: indici tutti negativi ma con rilevanti differenziazioni. In linea con Usa il Dax (-1,2%) e UK (-0,7%).
Più decisa la debolezza sull’Italia (-5%), la Spagna (-6,4%) e la Grecia (-6,8%), penalizzate dai bancari e naturalmente dalle aziende legate ai prezzi del petrolio. Indice francese a metà strada (-1,7%), di certo non aiutato dalle tristi scene di guerra viste in settimana. A Dicembre inflazione negativa sul totale eurozona (-0,2%), per la prima volta da 5 anni: l’intervento della BCE sembra ormai scontato, da verificare a breve l’entità e le modalità di esecuzione. Dax che mantiene l’impostazione rialzista di medio periodo, seppure con difficoltà: diventano rilevanti i minimi settimanali di 9375, la cui eventuale rottura potrebbe produrre accelerazioni ribassiste. Al rialzo, da monitorare il comportamento nei pressi di 10.000 punti, massimo storico toccato due volte (Giugno e Dicembre), da cui è ritracciato. Notevole la divergenza ribassista sull’ RSI

Evidente l’avvertimento che i mercati stanno dando alla Grecia, impegnata a breve con le elezioni: rialzo dei rendimenti obbligazionari oltre il 10% e borsa colpita da decisi ribassi, con prezzi sotto una rilevante soglia di supporto. Tuttavia l’uscita dall’area euro sembra poco probabile, e certamente non richiesta dalla larga maggioranza dei greci secondo i più recenti sondaggi (e infatti lo stesso Tsipras getta acqua sul fuoco)


Italia: chiude sotto i 18.200 con un bilancio di -5%, tra i più negativi a livello mondiale. Peraltro da notare la peggiore chiusura settimanale da 12 mesi a questa parte, in gran parte concretizzatasi nel pomeriggio di venerdì. Graficamente ritorniamo sulla parte bassa di questo tedioso periodo di stabilizzazione tra 20.000 e 17,500, minimi toccati ad ottobre. Per eventuali acquisti meglio attendere segnali di forza, ora decisamente assenti dopo questa chiusura. Naturalmente pericolosa la eventuale rottura in chiusura settimanale di 17.500: non ci sono rilevanti aree di supporto prima di 16.500 e poi addirittura 15.000.



Asia principali: molto differenziata la situazione con ritracciamento per il Nikkei (-1,5% in avvicinamento ad una prima area di supporto) e nuovi record di periodo per Shangai (+1,6%), nonostante le prese di beneficio nel finale. Per il principale indice cinese siamo ormai in prossimità di un area di resistenza di lungo periodo (3500); non da escludere ritracciamenti nelle prossime settimane, ma poco probabile che questi siano i massimi con tale trend. Rimane quindi un indice osservato speciale, da monitorare area 3000/3100 per provare a rientrare in caso di debolezza. Russia (-1%) segue il trend del petrolio, mentre decisamente contro tendenza la Turchia (+2,5%) che beneficia anche dell’allentamento delle tensioni sulla sua valuta.


Asia Periferici: ancora generalmente positivo questo gruppo di paesi, in particolare il Vietnam (+4,4%) e la Tailandia (+2,1%). Indonesia (-0,5%) in leggero ritracciamento, ma sempre in pressione sulle resistenze di lungo periodo, che in caso di rottura proietterebbero quantomeno area 5500 nel breve.


Latin America: questa settimana in controtendenza, con Brasile (+0,7%) e Messico (+0,6%) moderatamente positivi. Indice messicano che tenta di difendere i recenti minimi ed il supporto di 41.000 punti, dal quale è rimbalzato in settimana. Dopo il doppio massimo di settembre (area 46.000) ancora attiva la pressione al ribasso, allentata solo da chiusure oltre 43.600.



Metalli: Oro che beneficia delle indecisioni dei mercati. Chiude a 1216 (+2,5%), riguadagnando quindi l’area 1200 in chiusura. In caso di estensione 1267 la prima area di verifica, poi eventualmente 1338 in estensione. Argento relativamente più debole (+0,9%), e molto più debole il Rame (-2,2%) a nuovi minimi pluriennali, ma in prossimità di una rilevante fascia di supporto di lungo periodo. Da monitorare.


Agricoli grains: quadro misto in attesa del prossimo rapporto Wasde mensile. Soia in rialzo (+5%) assieme al Mais (+1%), mentre ritraccia con decisione il Frumento (-2,7%). Mais che rimane in prossimità di una potenziale area di resistenza, per ora senza superarla. 378 il livello di prezzo che mantiene l’impostazione rialzista di medio periodo dai minimi di ottobre.


Agricoli coloniali: settimana positiva, con il forte rialzo del Caffè (+11%), di nuovo su previsioni di siccità in sud America. Bene anche il Cacao (+1,4%), e lo Zucchero (+5,2%), che dopo aver fatto nuovi minimi rimbalza con decisione, formando una potenziale candela di inversione. Caffè che rimbalza dall’ultima area di supporto e raggiunge subito la prima area di resistenza. Area 210 l’ulteriore livello di verifica in caso di proseguimento al rialzo.


Energia: altra settimana da dimenticare per il Petrolio (-8,5%), mentre si placa il ribasso sul Natural gas, stabile questa settimana sui minimi di periodo. Qualche settimana fa accennavo quasi provocatoriamente ad area 40, ormai non troppo distante per il WTI (minimo toccato=46,7). Nessuna previsione possibile, se non che più passa il tempo più sono probabili reazioni almeno tecniche; ma certo non è ancora il caso di impostare posizioni di medio periodo, né al rialzo né al ribasso. RSI a livelli di ipervenduto che raramente si vedono nei grafici.


Eur-Usd: nuovo indebolimento dell’euro, a nuovi minimi a 6 anni. Rotto anche il supporto di 1,185 con chiusura a 1,184. Se osserviamo il grafico da distante ed assumiamo che il rimbalzo di ottobre in area 1,27 sia metà strada del ribasso, allora la proiezione di lungo periodo è qualcosa tra 1,12 ed 1,13. Questo naturalmente dal punto di vista tecnico, dati macro e decisioni delle banche centrali possono radicalmente cambiare il quadro in modo repentino.




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