ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Quando gli artisti comunicano il brand. Da Andy Warhol con la zuppa Campbell a Mimmo Rotella e Coca Cola sino a Tomoko Nagao con BNP Paribas

28/07/16

La Compagnia innova il modo di approcciarsi all’arte del mondo assicurativo, collaborando con un’artista e diventando il soggetto di un’opera

FotoPrima Andy Warhol con la zuppa Campbell e poi Mimmo Rotella con i suoi quadri-manifesto su Coca-Cola e altre bevande must degli anni 70. Un’eredità raccolta da giovani artisti contemporanei come Tomoko Nagao, Jens Lorenzen, Paolo De Cuarto, Francesco de Molfetta che con tecniche pittoriche e raffigurative diverse, puntano ad un unico obiettivo. Quale? Quello di raccontare la società, i suoi valori e le sue contraddizioni, attraverso la rappresentazione di quei brand che meglio li sanno fare propri e li amplificano. La dimostrazione di come la cultura possa essere un’opportunità per trasmettere i valori di cui l’arte si fa portavoce. E il marchio diventa così “eterno”. Alcuni esempi concreti?

Il più recente riguarda Tomoko Nagao, la più importante esponente MicroPop e SuperFlat in Italia, che ha realizzato una rielaborazione della sua “Nascita di Venere” per BNP Paribas Cardif, tra le prime dieci compagnie assicurative in Italia . Un’innovazione all’interno di un mondo, come quello assicurativo, da sempre vicino all’arte, anche se attraverso modalità più tradizionali, come la sponsorizzazione. Nell’opera realizzata da Tomoko, la Dea non poggia su una conchiglia, ma su una PSP, e fluttua tra fiori e rondini (simbolo di BNP Paribas) realizzati dai figli dei dipendenti che l’hanno finalizzata insieme all’artista. L'opera è assolutamente contemporanea anche per la tecnica utilizzata: la vectorial art per la creazione del soggetto e l’uso dello stencil per la personalizzazione dell’opera per Cardif, due espressioni del linguaggio della street-art e della riproducibilità tecnica dell’arte.

“I marchi che scelgo simboleggiano la società contemporanea e ne rappresentano bene i costumi – spiega Tomoko Nagao -. Sono, infatti, prodotti di massa diffusi su scala internazionale, facili da trovare, poco costosi e che rappresentano i valori su cui si basa la nostra società.“

“L’arte di Tomoko si sposa perfettamente con il dna innovativo della nostra Compagnia – commenta Isabella Fumagalli, Amministratore Delegato di BNP Paribas Cardif in Italia – Siamo sempre stati aperti alla contaminazione e a nuovi stimoli, anche quando vengono da altri mondi molto lontani dal nostro.”



SCHEDA TECNICA – ARTE E BRAND: alcuni esempi – a cura di Uncommon

Sono tanti gli artisti contemporanei che hanno proiettato nelle loro opere i nuovi simboli del consumismo, quelle icone che oggi ormai fanno parte del paesaggio urbano: partendo da Warhol e arrivando agli affichistes francesi degli anni sessanta e a Mimmo Rotella, sino alle esperienze degli anni 2000 di Jens Lorenzen, Paolo de Cuarto e Francesco de Molfetta.

ANDY WARHOL E LA ZUPPA CAMPBELL: QUANDO IL BRAND SUPERA I 15 MINUTI DI FAMA
In principio fu Andy Warhol, che dopo aver immortalato i grandi divi della sua epoca (da Marilyn a Elvis fino a Muhammad Alì), decise di dare alla zuppa Campbell ben più dei suoi profetizzati 15 minuti di fama. Soggetto di un gran numero dei quadri dell’artista statunitense, la lattina della zuppa diventa simbolo di un’epoca di pret-à-porter, in cui tutto viene consumato alla velocità in cui viene prodotto e dove non esistono più prodotti unici, ma tutto è seriale, riproducibile all’infinto, uguale a se stesso.

L’ARTE STRAPPATA DAI MURI DI MIMMO ROTELLA
Dopo aver scoperto il fascino dei manifesti sbrindellati sui muri di Roma e averne fatto il centro della propria opera, a partire dagli anni Settanta, Mimmo Rotella sperimenta la tecnica dell’“Artypo” (“art” + “typographie”): prove di stampa tipografiche vengono selezionate e sovrapposte in ordine casuale con immagini diverse. Nascono così una serie di opere dedicate ai manifesti pubblicitari di marche italiane e straniere, tra cui Coca Cola, Pepsi, Aranciata San Pellegrino.

INSEGNE PUBBLICITARIE, MANIFESTI E CARTELLONI CINEMATOGRAFICI: LA RICERCA DI JENS LORENZEN
A stretto contatto con la città e i suoi simboli, si sviluppa anche la ricerca di Jens Lorenzen, la cui pittura riporta alla luce il linguaggio della comunicazione dei brand, quello di un’insegna pubblicitaria (Sali e Tabacchi o Lavazza) o di un manifesto reclamistico (Espresso, Birra Moretti), di un cartellone cinematografico (Kill Bill, Paramount) o di una testata giornalistica (Corriere della Sera; Il Messaggero), che condiziona il significato e l’interpretazione dell’opera.

VECCHIE PUBBLICITA’? IL “LIFTING“ DI PAOLO DE CUARTO
Le grafiche di vecchie pubblicità ringiovaniscono attraverso l'arte di Paolo de Cuarto: artista calabrese che, dai manifesti di brand noti e meno noti, restituisce dignità facendo acquisire ad immagini che molti conoscono, un fascino nuovo. Protagonista della sua pittura sono le tracce e i segni lasciati dalle réclame e dai brand che hanno fatto la storia della pubblicità, decontestualizzati ed elevati ad opere per raccontare all’osservatore quello che rischierebbe di restare una vecchia pubblicità su un muro logorato dal tempo. Tra questi Eni, Vespa, Bialetti, Pepsi, Coca Cola.

IL MICHELANGELO SECONDO FRANCESCO DE MOLFETTA
Francesco de Molfetta, si è imposto ormai da diversi anni come uno dei protagonisti più controversi e interessanti della nuova scena pop-concettuale italiana. Nelle sue sculture più recenti, il titolo e il significato si rincorrono e si sovrappongono in un unico, esilarante pastiche concettuale e visivo: dalla scultura in vetroresina di David e Golia (che riproduce il David di Michelangelo, con una caramella Golia a coprire le pudenda), alla scultura MICHElangelo, ispirata al David di Michelangelo, una delle più celebri sculture del Rinascimento, e alle forme di Bibendum, la nota mascotte dei pneumatici Michelin, creando ironicamente una specie di contro-canone anatomico dell’era consumistica.



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