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Quando il libro è vip

14/05/13

Ve ne sarete accorti e il tema, veramente specchio dei tempi (dei nostri tempi, nei quali tutti hanno sempre qualcosa da dire e i canali di sfogo sono tanti, troppi), rimbalza spesso nei blog letterari e nei dibattiti che animano le rete tutta. Quando un personaggio noto decide di prendere carta e penna… si salvi chi può!

Come osserva acutamente Luca Bianchini di Vanity Fair (vi rimandiamo al suo articolo che trovate qui) sono stati i comici i primi veri apripista, visto che spesso la battuta sprezzante e lo sketch rapido da varietà ben si prestano ad un riversamento godibile su carta. Il “problema”, puntualizza Bianchini, è stato poi un altro:

gli editori avevano capito che le celebrità avevano un grande vantaggio: la pubblicità gratuita del loro faccione in copertina. E così si sono raccontati tutti: cantanti, attori, showman, politici, calciatori.

E non solo. Si trattasse unicamente di rendere noti fatti privati, storie di vita e biografie più o meno romanzate (sempre di pessimo gusto ma, almeno, scritti “intellettualmente” onesti) il problema sarebbe ridimensionabile.
No!
Spesso si tentano di mettere insieme veri e propri romanzi, saggi o manuali (ultimamente, l’avrete notato anche solo facendovi un giro nella libreria sotto casa, i libri di cucina hanno visto un’espansione talmente rapida che ci si potrebbe domandare “allora perché non io?”) e, ancora più spesso, sono i ghostwriter ad occuparsi di tutto lasciando al vip, al famoso, la firma e le lodi in magazine e talk show.

Tralasciando il problema dei tanti scrittori nell’ombra che pur di emergere e guadagnare (perché, diciamolo, di questo stiamo parlando) sono disposti a sfumare tra le parole e le pagine di un libro che non potranno mai vantare come proprio, che dire dei tanti alla disperata ricerca di uno spazio per i propri lavori? Altrettanto validi, anzi migliori, sudati, ma non legati ad un nome noto e, per questo, difficili da piazzare sul mercato a causa delle proiezione di vendita spesso incerte.

Il vip fa guadagnare, tanto, e il suo prodotto necessita di un dispendio di risorse minimo. Ha già una sua nicchia di fan, è visibile, è praticamente una pubblicità ambulante!

Ma se la cosa fa bene alle tasche degli editori, non si può dire altrettanto del mercato: impoverito qualitativamente ed eccessivamente debordante sotto ogni punto di vista.

Voi che ne pensate? Vi è mai capitato di leggere un libro noto solo per il suo autore (rigorosamente non scrittore di professione)? Come classificate questo fenomeno? Come sempre spazio a voi per commenti e considerazioni sul tema ;)



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