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Quando la passione degenera, anche la meteo ha i suoi “ultras”

31/01/17

Un po' di buon umore su un argomento certamente caro a molti.

FotoAnticiclone che “veste” l’inverno e se ne va a primavera, gelo e neve che finiscono sul Medio Oriente, gran freddo senza una nube, tante nubi senza freddo, oppure troppa neve tutta insieme, indici inaffidabili che promettono e non mantengono, stratosfera che si raffredda e troposfera che si riscalda.

Insomma il quadro per un amante del freddo, il cosiddetto “freddofilo” è desolante. E considerato che la maggior parte degli appassionati meteo è anche un appassionato del freddo e dell’inverno, ne deriva una generale frustrazione. I capricci del cielo, esattamente come le prestazioni più o meno deludenti della propria squadra del cuore, fanno letteralmente il bello e il cattivo tempo – guardate il gioco di parole – forgiando gli animi sensibili di chi ama le emozioni forti, esaltandone alcuni e abbattendone altri a seconda del substrato psicologico impartito a monte dalla genetica.

Ne deriva un scisma tra chi stringe i denti e vede tutto più cupo di quanto in realtà sia e coloro che invece si uniscono in coro per tifare il loro inverno del cuore invocandolo a gran voce. Nasce l'”ultrà” dell’atmosfera. Questo particolare tifoso del cielo si identifica per una solerte propensione ad incensare gli arbitri del tempo, ossia i previsori professionisti, qualora suppongano l’arrivo del freddo o di una nevicata anche se in realtà tutto rimarrà solo una chimera.

Naturalmente gli stessi meteoman, così si chiamano al giorno d’oggi, saranno brutalmente esposti al pubblico ludibrio laddove si azzardino ad introdurre l’arrivo di un anticiclone. Non importa se poi lo ritroveremo puntuale sopra alle nostre teste e magari più tenace di quanto ipotizzato, l’importante è non mettere a dura prova le coronarie. L’urlo dei freddofili inferociti da una parte e il ghigno dei caldofili dall’altra segue la medesima ritmica proposta dalla danza altalenante dei modelli. Da una parte l’Europa dice bianco e dall’altra l’America risponde nero. Da una parte esplode l’eccitazione, dall’altra subentra lo sconforto. Tra l’incudine e il martello ancora loro, i previsori, stretti nella morsa della cruda matematica da una parte e della folla urlante in attesa del gol invernale dall’altra.

Alla fine, come diceva un grande dei tempi che furono, la palla è rotonda e cosi anche la nostra terra. Domani è un altro giorno, lo stadio del cielo riaprirà i battenti e inizierà una nuova partita con le nubi. Metri quadrati di mappe colorate si confronteranno con i calienti tifosi della meteo. Chi vincerà? Di sicuro non i previsori. Loro saranno sempre un piccolo scoglio travolto dal mare in tempesta, proprio quel mare che li abbraccia ogni giorno, che gli “ultras” lo vogliano o no.

Luca Angelini



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