ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Recensione mostra VISIO Next Generation Moving Images

01/12/15

A Firenze, Palazzo Strozzi, la mostra di arte contemporanea dedicata alle opere video di 12 artisti internazionali under 35. Dal 17 novembre al 20 dicembre 2015.

FotoE’ una mostra di opere video allestita a Palazzo Strozzi a Firenze. La visione della realtà, esattamente come espresso nel titolo della mostra, da parte di dodici artisti di diverse nazionalità.

Le opere oscillano tra la registrazione del reale e il linguaggio simbolico.

Alcuni artisti costruiscono teatrini con vari personaggi e una vera e propria storia da seguire, altri scelgono di raccontare all'infinito alcuni gesti ripetitivi e riprodotti in loop.

Si percepisce una differenza di linguaggio nella descrizione delle dissonanze della realtà in cui ci troviamo ad essere attori, e una diversa sensibilità tra artisti che hanno origini a Nord o Sud del mondo.

Alienazione, massificazione, perdita di identità e incapacità di incontrare l'altro si ritrovano nelle opere di artisti nord europei. L’artista francese Emilie Pitoiset registra i gesti meccanici e cadenzati di un gruppo di impiegati di banca sul posto di lavoro, e inserisce la danza come elemento dissonante, per sottolineare come anche un comportamento potenzialmente eversivo come il ballo, con la sua non conformità all'ambiente di lavoro, sia in fondo inghiottito e annullato dal contesto fatto di abiti scuri e di movimenti ordinati .

Impulso al confronto, al rispetto, alla coesione, al coinvolgimento diretto con l'altro si rilevano nei video e nelle installazioni degli artisti di origine camerunense o nigeriana come Luc Foster Diop e di Anike Joyce Sadiq.

L'esperienza di connessione, di timore del confronto, di vago disagio, e di senso di vicinanza forzato che lo spettatore vive come protagonista dell'opera You never look at me from the place from which I see you attraverso l'interazione con l'ombra dell’artista, è un punto di partenza per riconsiderare le proprie posizioni, nel rapporto anche obbligato con qualcosa che si conosce poco è che può apparire a tratti minaccioso. L'uso delle cuffie inoltre favorisce il coinvolgimento nella dimensione dell'opera e l’isolamento con l’esterno. Questa opera è una delle più interessanti della mostra.

L'alfabeto universale della associazione simbolica si trova anche nello slow motion di Janis Rafa che affronta il tema della morte e di una certa spiritualità meccanica attraverso l'associazione tra movimento ascensionale di corpi inerti e suoni rituali.

Celebrazione e recupero della tradizione delle arti visive si ritrova nel video di Rebecca Digne, che ricerca nella sua commemorazione i luoghi e i mezzi della pittura e della cinematografia: l'uso del girato su pellicola, la sala cinematografica come luogo fisico dell'esperienza e la citazione pittorica di Veermer nella figura della protagonista.

Ultimo interessante lavoro da segnalare alla mostra di Palazzo Strozzi, è la ricomposizione di Roberto Fassone di numerose immagini e porzioni di video ripresi dal web.

È’ un'esperienza visiva frammentata, che tratteggia il profilo dell'uomo contemporaneo. Non descrive più storie con un principio e una fine, ma si limita ad ablazioni e prelievi. Testimonia dunque l’ incapacità o l’ impossibilità dell'utilizzatore della rete di seguire una storia sola e un'unica traccia. Quella di Roberto Fassone è un’ esperienza di visione doppia o multipla generata dalla convivenza ininterrotta di online e offline o, se si preferisce, dalla duplice realtà, fisica- reale o visiva-iconica di smartphone e tablet.

Paola.



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