ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Res Extensa: al via il 1 dicembre a Vicenza la nuova personale di Iler Melioli.

28/11/16

Con Res Extensa, opere e interventi a parete, l'artista Iler Melioli indaga le infinite relazioni fra opere e spazio espositivo, dialogando in modo strutturale con ogni elemento dello spazio stesso.

FotoGiovedì 1 dicembre alle ore 18 Yvonneartecontemporanea inaugura a Vicenza, in Contrà Porti 21, Res Extensa, mostra di arte contemporanea dell'artista Iler Melioli, a cura di Maria Yvonne Pugliese e Riccardo Caldura. Res Extensa indaga le infinite relazioni fra opere e spazio espositivo, dialogando in modo strutturale con ogni elemento dello spazio.
Le opere pittoriche e scultoree di Iler Melioli sono caratterizzate da geometrie in perfetto equilibrio che si espandono dalle tele alle sculture invadendo le pareti, attivando una relazione dinamica con lo spazio e disegnando una trama di intersezioni che ricordano circuiti, reti, cablaggi, l'intricata trama che corre nel sottosuolo e nei muri delle nostre città. Si tratta di una ricerca inedita sul tema delle connessioni infinite nelle quali ogni oggetto e ogni individuo è coinvolto, ricerca che dà forma e senso alla rete che pervade le nostre esistenze.
Tele e sculture occupano lo spazio espositivo con ramificazioni che avvolgono ogni cosa. Chiunque entri diventa a sua volta oggetto e soggetto di relazioni da sperimentare. Melioli traccia le sue forme, compone gli equilibri al millimetro, decide le tonalità cromatiche che lui chiama “temperature”. Gialli, azzurri, viola, rosa, verdi, blu, colori sempre freddi ma sorprendentemente morbidi che si alternano su piani diversi dando vita ad una particolare energia e vibrazione.
In quanto determinate da uno spazio preciso in un tempo preciso, le relazioni intessute da Melioli in occasione di Res Extensa risultano inoltre impossibili da replicare e trasformano la mostra stessa in un'opera: la visita diventa così un'esperienza unica e irripetibile.

Res Extensa è la prima tappa di Project Room, un nuovo approccio al concetto di esposizione che parte da Vicenza e lavora sullo sviluppo di relazioni inedite fra arte, spazio e pubblico, da un'idea di Riccardo Caldura e Maria Yvonne Pugliese. Project Room è un'inedita modalità di presentazione del lavoro d'arte contemporanea che sintetizza nel perimetro di una stanza la densità delle relazioni che compongono il nostro tempo e cancella la distanza fra opera d'arte e contesto espositivo.
La mostra si terrà dal 2 dicembre al 22 gennaio 2017. Apertura dal giovedì alla domenica dalle 16.00 alle 19.30.
Per informazioni: www.yvonneartecontemporanea.com.


Dal testo critico di Riccardo Caldura su Res Extensa:

Questa nuova personale di Iler Melioli è un progetto che coinvolge lo spazio espositivo pensandolo in continuità con le opere esposte. Le geometrie presenti nei lavori ricordano dei circuiti, dei quadri per la verifica del funzionamento di complesse funzioni tecniche, dei cablaggi. Si tratta di un passo ulteriore rispetto alla precedente ricerca di Melioli, sono lontani i riferimenti ad una qualche residuale organicità dell’opera, sia pure quella estremamente stilizzata delle presenze vegetali di un Giardino pensile (2012), di un Bosco ligure (2011) o in composizioni come Fitogenesi (2009): in questi lavori vi era sempre un’eco del mondo esterno, un senso del rimando ad altro che affiorava nell’opera, nel suo essere memoria di un Paesaggio (2012).
Se l’opera invece viene considerata nel rigore delle sue componenti formali - colori usati come monocromie, le rigorose griglie ortogonali che li dispongono sulla superficie del supporto, la relazione fra i piani visti zenitalmente, rinunciando ad ogni illusività prospettica – ritroviamo non solo un esito dal sapore neoplastico, costruttivista (la linea analitica che arriva all’hard edge e al neo-geo - si pensi ad esempio a Peter Halley), ma un’ulteriore presa d’atto che la situazione, ora, è data dalle modalità di connessione concessa da uno straordinario avanzamento dei dispositivi tecnologici in particolare nell’ambito comunicativo.
La nostra relazione con il mondo, ne parlava Boris Groys, è mediata dagli algoritmi di un potentissimo motore di ricerca. Noi stessi corpi cablati e incessantemente connessi, il cui rivolgersi al mondo è delegato agli esiti di un termine da inserire nell’apposita finestra contrassegnata dalla stilizzazione di una lente. Il lavoro proposto da Melioli considera questa situazione nella quale viviamo immersi e per questo pensa non si possa più parlare di opera senza parlare della sua connessione e della sua relazione con il contesto nel quale viene collocata.

Opera ‘isolata’ è un’ illusione, quanto lo è l’esser ‘noi’ isolati; l’opera è essa stessa attraversata dalle strutture portanti del supporto e dello spazio, ne è a sua volta generatrice.
Lascia affiorare le linee di costruzione di un ordinamento (ancora) tridimensionale, quello della realtà che percepiamo, segnalando quanto scorre sotto l’epidermide delle pareti, le cablature tecnologiche, (ancora) wired. Noi, nello spazio, rappresentiamo gli snodi dell’upgrade del sistema dato dall’immaterialità delle onde a bassa frequenza (wireless). Il lavoro di Melioli, fase da ascriversi in un processo già presente in Geo-metrica-mente (2013) quanto nel concetto di Simbionte (2013), si allontana dalla descrizione del mondo esterno e si preoccupa piuttosto di dare evidenza all’impianto che lo pervade (wired e wireless). L’impianto, ora, non è organico, è piuttosto minerale, indifferente al significato, o al senso, essendo generato da un codice binario. E’ ‘semplicemente’ esteso, ubiquo, pervasivo. E paradossalmente dotato di una sua enigmatica grazia. Le opere non sono definite dai loro bordi, ma dai loro prolungamenti, così come noi non siamo ‘soli’, ma incessantemente connessi, noi stessi res extensa.



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