SPETTACOLO
Comunicato Stampa

Rosa da Viterbo: la storia della santa viterbese raccontata in un film

11/05/17

Libera interpretazione di Luigi Avella e Rosanna De Marchi. Intervista al regista del film.

FotoProcedono con ritmo elevato le riprese del film sulla vita di Santa Rosa da Viterbo. Molto probabilmente il video sarà pronto per l’estate e sarà presentato i primi giorni di settembre, in occasione della festa viterbese che ricorda la giovane santa. Il video è stato concepito in modo che siano messe in risalto alcune criticità sulla vita della giovane Rosa, vissuta tra il 1233 e il 1251. Abbiamo fatto alcune domande al regista del film per svelare alcune anticipazioni sull’opera televisiva e cinematografica.
Cosa vi ha spinto a realizzare un film sulla vita di Santa Rosa?
Le motivazioni sono molteplici ed anche le finalità. Innanzitutto, abbiamo sentito la necessità di raccontare una storia che presentava alcune lacune storiche che sono state colmate dalle recenti indagini necroscopiche effettuate sul corpo della santa. Poi, la reazione molto calma ma reale di chi ha subito la decisione di sottrarre dal calendario liturgico la festa del 4 settembre con la cancellazione del martirologio romano fin dall’anno 2009 della festa della beata Vergine Rosa da Viterbo. Un’altra motivazione, non meno eloquente, è quella di far conoscere la vita di una santa che è molto attuale ai nostri giorni. Rosa è ricordata per l’amore per la pace e la difesa dei valori cristiani autentici contro le eresie dei suoi tempi.
Lei ha parlato di motivazioni ma anche di finalità. Quale finalità si propone il video?
Essenzialmente due: proporre un esempio da imitare e, portare all’attenzione della Chiesa Magistero, il riconoscimento dell’esito del processo di canonizzazione di Papa Callisto III del 1456-57. Infatti, il processo di canonizzazione si è terminato in modo positivo e, solo piccole inerzie umane ed economiche, che è meglio non citare, hanno impedito la conclusione liturgica e decisionale. La finalità più importante, però, è un’altra e molto più profonda.
Quale sarebbe questa finalità importante?
Il nostro scopo è di parlare essenzialmente di Dio. Di proporre, con molta umiltà, gli insegnamenti evangelici. Per quanto Rosa possa essere importante, per la città di Viterbo e per la comunità della Tuscia, la finalità di questi progetti audiovisivi è quella di avvicinare i cuori al Signore Gesù. Spesso l’uomo non è in grado di rivolgersi con familiarità al divino e, quindi, ha bisogno di una figura che sente vicina per dirigersi e lasciarsi condurre alla verità. Rosa è un esempio, un’immagine fedele del volto di Dio. Attraverso la sua storia, anche se breve, appare visibile e tangibile l’opera dello Spirito che la sostiene, l’aiuta, la vivifica in ogni circostanza. Rosa è malata, è debole, è perseguitata, è povera, è limitata, eppure, diventa “un gigante” piena di carità. Non esita a indicare la strada del bene, non si tira indietro nel proporre la pace, anche a costo di soffrire e di morire per difendere i più bisognosi, i meno abbienti.
Avete trovato difficoltà durante le riprese televisive?
A questa domanda rispondo con un sorriso. Non si può immaginare cosa sono stati capace di fare i viterbesi nell’aiutare a realizzare le riprese video. Persone generose e laboriose che hanno partecipato, anche impegnandosi nella recitazione. Tutti hanno contribuito con amore. Numerosi i gruppi che hanno sostenuto con l’impegno personale molte scene. Spero di ricordarli tutti: il gruppo del Centro Storico della Contesa con Giancarlo Bruti, l’Associazione culturale del Pilastro, i Cavalieri e le Amazzone della Bardella Maremmana con Renzo Pezzato, La IX Legio Hispana e Gallica di Faleria con Maurizio Mastrogiovanni. Gli sbandieratori e i musici. La preziosa collaborazione dell’Archeotuscia di Viterbo. Molte aziende agricole che hanno messo a disposizione i loro poderi (la famiglia Cencioni, D’Avino), molte aziende commerciali che hanno donato le location con molta disponibilità (il ristorante il Paradosso di Viterbo, il ristorante la Chimera di Viterbo) e la famiglia Bacci che ci ha donato la location più significativa: la cella di Santa Rosa. Con gratitudine, come non ricordare l’Agriturismo Le caselle di Viterbo che ci ha donato sia le location, sia il fabbisogno scenico e soprattutto la recitazione dell’intera famiglia Mecarini (Enrico, Natascia, Francesco, Giulia e Matteo)? Un grazie al sindaco di Vitorchiano Ruggero Grassotti ed ai cittadini di questa nobile città che ci ha accolto con grande generosità.
Come si è comportata la Chiesa locale e come ha reagito a questa iniziativa?
Devo dire con molta attenzione e attesa, come è giusto che sia. In un film religioso noi diamo importanza alle location, agli attori, alle comparse, ai costumi ma la vera sfida è il messaggio religioso. Guai a deformare o scardinare lo spirito “rosiniano”. Tutto deve avvenire nel solco della tradizione e della storicità. Sono del parere che il film dovrà produrre emozioni più che applausi e soprattutto portarci a Gesù. Abbiamo consegnato la sceneggiatura all’ufficio diocesano per correttezza e filiale devozione. Allo stesso modo abbiamo fatto partecipe del progetto la superiora del Monastero di Santa Rosa, Suor Francesca Pizzaia. Molte location ci sono state donate con molta disponibilità (La Chiesa di Santa Maria Nuova, il Santuario di San Francesco alla Rocca, l’Abbazia di San Martino, la chiesa di San Marco, ecc.).
Tra le persone impegnate Rosanna De Marchi, quale ruolo e quale impegno?
Posso dire con certezza che Rosanna De Marchi è la vera protagonista del film su santa Rosa. Lei lo ha voluto e lo ha sostenuto con tutte le sue forze. Mai avrei messo mano ad un progetto così impegnativo senza la sua determinazione. È nobile e condivido in pieno anche la finalità economica del progetto di devolvere l’eventuale ricavato economico per un’opera sulla santa viterbese, in concerto con le suore Alcantarine che operano al Monastero. Con la signora De Marchi ho condiviso la sceneggiatura e la regia, curata nei piccoli particolari. Devo anche ringraziare un’altra personalità del mondo viterbese, il commendatore Giovanni Cionfi, che ha mostrato sensibilità e generosità, risolvendo problematiche che inevitabilmente si verificano durante il percorso scenografico. Molte figure di scena (attori, comparse e figuranti) sono state reperite dalla sua magistrale conoscenza. Altre figure sono importanti e insostituibili, come Nello e Chiara Narduzzi, che operano nel campo tecnico delle riprese e nel trucco. Elencarli tutti è impossibile.
La scelta dell’attrice protagonista Clarissa Mazzi è stata un successo?
Clarissa è una ragazza dolce e responsabile. A volte davvero resto sorpreso. Durante le scene mi anticipa e mostra quel lato interpretativo che desidero rappresentare durante le riprese. Non voglio enfatizzare nulla ma spesso ho come la sensazione che sia posseduta da una grande forza interiore. È vero che la personalità che esprime è parte del suo carattere ma è altrettanto vero che ha meravigliosamente espresso, passaggi significativi, con una maestria unica e con professionalità non comune. In questo devo ringraziare la signora De Marchi che l’ha scoperta insieme a Alessia Tocco e Giorgio Saggini (i genitori di Rosa), due pilastri del casting. Ottima l’interpretazione di Fabio D’Avino (frate Pancrazio, confessore di Rosa) scoperto per caso dopo la rinuncia del ruolo da parte di un’altra persona scelta. Anche in questo caso è impossibile elencare tutti gli attori e le attrici.
Cosa può dirci sulla road map del film?
Spero di terminare le riprese nel mese di maggio per poi passare al montaggio nel mese di giugno. È prevista la duplicazione del DVD nel mese di luglio in modo che sia possibile la presentazione del film per la festa di Santa Rosa.
Buon lavoro.
Grazie a lei.

Enzo Principato



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