ARTE E CULTURA
Articolo

Simbologia e Tarocchi

31/10/09

conosciamo meglio questo meraviglioso strumento di conoscenza del se` interiore

Un pò di storia
La storia dei Tarocchi è antichissima ed affascinante ed esistono diverse teorie sulla loro origine. Quelli attualmente conosciuti sono di origine medievale, e per molti secoli si sono conservati perfettamente immutati ed attuali ma secondo alcune teorie, la loro storia è molto più antica, e ad oggi non vi è accordo tra gli studiosi su quale sia l'origine.
Essi sono stati fatti risalire, al tempo degli antichi Egizi, per una certa analogia tra gli Arcani maggiori e i geroglifici. ma sono state riscontrate notevoli somiglianze con giochi orientali. Ma è più probabile che essi abbiano avuto origine in età medievale anche se hanno poi trovato un'applicazione più strettamente ermetica solo in periodo rinascimentale.
L'uso puramente divinatorio risale alla fine del XVIII secolo. Uno dei primi a formulare un'ipotesi che avesse una certa scientificità fu Court de Gebelìn che affermò che gli Arcani maggiori erano i resti di un antico libro egizio, il Libro di Thoth. Questo libro perduto era poi stato introdotto in Europa dagli zìngari, che, secondo il Gebelin, non erano altro che una tribù di antichi Egizi. Egli riteneva così di aver risolto il mistero delle origini, mediante un'ipotesi suggestiva ed esotericamente allettante. Infatti, collegando i tarocchi alla sapienza egìzia, aveva innestato quest'arte nel filone ermetico, conferendole la dignità che ancora le mancava. Tutti i testi posteriori, anche se non furono completamente d'accordo, si servirono delle indicazioni del Gebelin per costruire le loro ipotesi.
Curiosa è la storia dì Etteilla, al secolo Jean-Francois Alliette, considerato dai più un parrucchiere-veggente in realtà era professore di matematica. Egli riteneva che i diversi significati dipendessero da molteplici fattori concomitanti. Partendo dalle indicazioni del Gebelin, scrisse il libro Manière de se récréer avec le jeu de cartes nommés tarots (1783), che però aveva chiamato con il titolo poi bocciato di La cartomanzie égyptienne ou les tarots. Etteilla, nonostante i suoi errori interpretativi, ha fornito ai posteri un'ottima codificazione dell'arte dei tarocchi e dei solitati.
Dopo Etteilla, i tentativi di dimostrare scientificamente l'origine dei tarocchi si moltipllcarono, ma, per trovare un'altra ipotesi altrettanto suggestiva, bisogna giungere a metà del XIX secolo. Eliphas Levi, (l'abate A. L. Constant) ritenendo che i tarocchi fossero un alfabeto sacro e occulto, pensò che nel gioco vi fosse la chiave per interpretare la Kabbala. Egli notò la corrispondenza dei 22 Arcani maggiori con le 22 lettere dell'alfabeto ebraico e i 22 sentieri dell'Albero della Vita. Combinando tra loro segni, numeri, lettere ebraiche, giunse a una simbiosi di carte e simboli.
Gerard Encausse (1865-1917), che scriveva con lo pseudonimo di Papus, perfezionò la tesi di Eliphas Levi, giungendo a una completa assimilazione tra i 22 Arcani e le corrispondenti lettere ebraiche.
Arthur Edward Waite (1857-1942) costruì tutte le sue teorie sul simbolismo. Egli credette di aver realizzato un tarocco conforme alla tradizione e ne spiegò il significato, carta per carta, nel volume The pictorial key to the tarot (1911). Il Waite, se da un lato aveva colto uno degli aspetti più importanti del gioco, dall'altro aveva finito, peggio di altri, per rimanere intrappolato dalle sue stesse asserzioni.
L'unica opera moderna che abbia saputo cogliere non solo lo spirito del gioco ma anche individuare correttamente la sua genesi storica è quella di Oswald Wirth Le tarot des imagiers du moyen age (1927). E’ questo sicuramente uno degli studi esoterici più importanti sul simbolismo dei tarocchi. Con la perizia di un alchimista medievale il Wirth, combinando le diverse tradizioni occidentali e gli insegnamenti delle scuole iniziatiche, in special modo quelli massonici, ha dato vita a un tarocco capace di contenere sinteticamente il simbolismo esoterico di tutti i tempi. Egli ha trovato le radici del gioco nel simbolismo medievale anche se ha poi lasciato troppo nel vago il discorso delle origini, finendo anch'egli intrappolato nei lacci dell'occultismo, che aveva appreso dal suo maestro Stanislao de Guaita.



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