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Anna Cantagallo parla dell’asessualità: normalità o patologia?

30/11/16

La differenza tra orientamento sessuale. La dott.ssa Cantagallo ci spiega questo insolito disturbo Anna Cantagallo parla dell’asessualità spiegando la differenza tra orientamento sessuale e disfunzione

FotoLa differenza tra orientamento sessuale. La dott.ssa Cantagallo ci spiega questo insolito disturbo

Anna Cantagallo parla dell’asessualità spiegando la differenza tra orientamento sessuale e disfunzione

e rendendo più chiare le caratteristiche di questo fenomeno fino a poco tempo fa sconosciuto.

Secondo la definizione di Bogaert l’asessualità “si caratterizza per una mancanza di attrazione sessuale nei confronti di ogni genere o sesso,

che accompagna l’individuo per tutta la sua vita o per la maggior parte di essa”.

L’asessualità rappresenta un fenomeno bio-psico-sociale che prende piede in concomitanza con l’avvento di internet.

Prima era infatti sconosciuto e solo dopo il 2000 sono nate le prime comunità tese a rappresentare asessualità nel web come l’HHA (Haven for the Human Ameba)

e l’AVEN (Asexuality Visibility and Education Network).

Chi sono gli asessuali?
“Innanzitutto, è bene sapere che essere asessuali non comporta necessariamente una totale assenza dei comportamenti sessuali”

spiega Anna Cantagallo “ciò che distingue l’asessuale dal resto della popolazione generale è un diminuito interesse per le attività sessuali,

ma ciò non significa che siano presenti dei rapporti nella sua vita.

Significa, piuttosto, che i rapporti capitino per curiosità o per compiacere il proprio partner.

Prima di parlare di asessualità è necessario chiarire alcune aspetti:

gli asessuali sono perfettamente in grado di eccitarsi, dunque la causa non può avere una natura fisiologica di questo tipo.

Un altro aspetto importante, dimostrato da molte ricerche, è che l’individuo asessuale

può avere difficoltà a riconoscersi nell’identità di genere classicamente binaria, cioè maschio o femmina”.

Secondo Anna Cantagallo, l’ideale, per un individuo asessuale sarebbe trovare un compagno che a sua volta presenti questa stessa caratteristica.

In una coppia infatti l’individuo asessuale può essere percepito come distaccato e il partner ne potrebbe risentire sentendosi poco amato, non desiderato, non attraente,

rifiutato o non abbastanza bravo, la stessa dinamica presente nei casi di disfunzione sessuale.

Invece per un asessuale assume maggiore importanza l’amore romantico.
Esistono anche gli aromantici, non interessati ad alcun tipo di legame di coppia intimo e affettivo,

ma i romantici, che costituiscono gran parte degli asessuali, descrivono le proprie relazioni ideali prive della componente sessuale ma caratterizzate da un profondo legame emotivo;

non per questo negano il piacere del contatto fisico con l’altro, inclusi i baci, le carezze e le coccole.

In caso il partner non fosse simile a loro, alcuni asessuali sono disposti a lasciare che egli ricerchi un soddisfacimento sessuale al di fuori della relazione,

senza percepire questo come un tradimento e in modo da non sentirsi costretti a impegnarsi in attività per cui non provano piacere.

Quindi l’asessualità: normalità o patologia?

“Il concetto di asessualità sembra dover trovare una giusta collocazione nel panorama dell’esperienza intima dell’essere umano,

continua Cantagallo, sarebbe auspicabile permettere a tutti gli individui

di esercitare la libertà di “essere” se stessi a prescindere da etichette e inquadramenti diagnostici”.



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