SOCIETA
Articolo

Annamaria Bernardini De Pace e i papà separati, ''clochard di rimessa''

27/03/08

Su Libero del 21/03/08, è stato pubblicato, a firma dall'avvocato Annamaria Bernardini De Pace un articolo, dal titolo "Papà separati e clochard. Ma la colpa è solo loro" che impone alcune precisazioni, in ordine alle opinioni paradossali, mistificatorie, e a nostro avviso patologizzanti, ivi espresse dall'autrice.

Nell'articolo, l'avvocatessa milanese liquida come infondate e meramente vittimistiche, le proteste dei padri separati (che arriva a definire sarcasticamente "poveri clochard di rimessa") sul trattamento ricevuto in media dalla Giustizia italiana.
Tale posizione risulta gravemente offensiva nei confronti di tragedie documentate e documentabili, apodittica, volutamente rivolta a disprezzare il gravissimo disagio vissuto da centinaia di migliaia di minori e dei loro genitori, ed espressione di una violenza di genere rivolta al ruolo paterno e maschile.
Per una professionista descritta dalla propria figlia come madre "ossessiva", tesa a rovesciare le proprie ansie materne su lei e la sorella, ("subisco la sua ansia: ... ... spesso mi dico che con mia figlia io non sarò mai così ossessiva." dice infatti della Bernardini De Pace la figlia) e che si è dovuta metter a lavorare a causa della separazione dal marito ("... sognavo soprattutto una bella famiglia, con tanti figli, non pensavo assolutamente alla professione.” dice infatti lei stessa. E continua: “Ma per potermi separare da mio marito sono stata obbligata a lavorare: in un certo senso, la vita ha scelto per me") (1) tali esternazioni appaiono degne di diversi livelli di analisi. In primis, va comunque rilevato come sia la Bernardini De Pace stessa ad affermare che "nella mia attività professionale, purtroppo, quella che vince non è quasi mai la verità dei fatti, bensì la verità processuale".(2)
Nell'articolo di Libero, la Bernardini De Pace applica però esattamente l'assunto opposto: e tenta di dimostrare che i pronunciamenti giudiziari di cui si dolgono i padri separati sono invece frutto di una ottimale lettura della realtà dei fatti, contro cui è assurdo e deplorevole lagnarsi. Solo in un'altra occasione (possiamo sbagliarci) abbiamo udito l'avvocato De Pace invocare tale discrasia tra le diverse realtà processuale e fattuale: fu nel corso di una famosa trasmissione televisiva, allorché commentava la propria sospensione dall'ordine degli Avvocati di Milano (idem: salvo errori o omissioni), comminatale a suo tempo per una polemica con una collega (3).
Tutto il resto dell'articolo è poi improntato a una prosa monoliticamente denigratoria dei padri separati e fondata, di fatto, unicamente su un mero artificio dialettico: una serie di domande a risposta obbligata, perché basate su dati indimostrati, generici, deformati e deformanti la realtà quotidiana, e presentati invece come gli unici idonei a descrivere il fenomeno "separazioni".
Ad esempio, come quando dichiara di non aver mai incontrato, nelle oltre 18.000 cause di separazione, un padre nelle condizioni di coloro che si lamentano: "Non credo che il 70 % di frequentatori di dormitori siano padri separati responsabili e per bene e percettori di stipendi che corrispondono all'80% degli stipendi medi italiani. Non credo che la maggior parte dei padri separati debba vivere in uno sgabuzzino da 70 euro al mese o in un garage e mangiare alla mensa dei poveri. È ridicolo che quelli che si lamentano e propalano questi dati si accaniscano contro «l'industria fiorente del divorzificio» e le loro mogli. Nel corso della mia attività professionale mi sono interessata a circa 18.000 casi e neppure uno coi dati catastrofici riferiti dai papà separati. Né clienti né avversari."
Non sappiamo perché per l'avvocatessa Bernardini De Pace tali cifre non siano corrispondenti al vero, e in che misura se ne discostino: chi le fornisce, l'associazione Papaseparati Lombardia, le attribuisce ad enti governativi. Non vediamo dunque perché dovrebbero essere false, né in che misura, secondo l'avvocatessa Bernardini De Pace si discostino dal vero: la stessa, infatti, non fornisce alcun dato, e si limita a criticare quello che legge.
In altri termini, la Bernardini De Pace contesta dei dati ma non offre alcuna cifra per indicare la reale portata del fenomeno. Come fa a parlare di una stiuzione?
Ci lascia dunque molto perplessi questo avvocato: opera nel settore da anni, avrebbe partecipato a oltre 18.000 cause del settore, ma non conosce affatto, e comunque non le indica, le cifre e le percentuali con cui illustrare lui il problema del quale sta parlando e che chiariscano la validità delle sue ragioni. Scrive però libri e articoli sul problema, utilizzando cifre di cui non indica le fonti ma che le sarebbero state fornite da terzi (che non indica, se non in via assolutamente generica) e che contesta.
Peraltro, non dubitiamo proprio che l'avvocatessa Bernardini De Pace non abbia mai visto, in 18.000 cause, un padre costretto a dormire alla Caritas: il cliente che può permettersi le parcelle della Bernardini De Pace (o di un suo avversario di pari livello) non è certo quello che combatte con i 700 euro mensili da dare alla ex moglie e male che vada avrà una seconda o terza casa. L'assunto in questione diventa allora solo la dimostrazione (autoreferenziale) di come gli scritti in questione ignorino (volutamente) di quanto sia l'occhio dell'osservatore a definire le premesse attraverso cui osservare e inquadrare un fenomeno.
L'altro elemento – e questo è ancor più violentemente mistificante - è che l'avvocatessa in questione statuisce di fatto, nell'articolo scritto per Libero, che gli unici problemi di cui si lagnerebbero i padri separati, e gli unici di cui poi discutere, sono quelli inerenti ai rapporti economici.
In realtà, l'avvocatessa Bernardini De Pace sa benissimo, perché ne ha scritto nei suoi libri e lo ha espresso in diverse interviste, che i padri separati si lamentano – anche, e per non soprattutto - di ben altro: vale a dire della perdita dei contatti significativi con i propri figli e degli impedimenti posti a ostacolo della relazione con i minori affidati alla madre. Impedimenti a volte calunniosamente orchestrati – come dice in altra sede – proprio dai legali di controparte.
Ci chiediamo dunque come mai ella ritenga ininfluente parlare delle sevizie psicologiche che i minori subiscono nel corso delle separazioni: partendo dalle elusioni dei provvedimenti del magistrato, frequentissime ad opera delle madri, per passare ai sempre più frequenti casi di Sindrome di Alienzaione Genitoriale e per finire magari alle tragedie delle calunnie e delle false denunce per abusi sessuali o maltrattamenti o lesioni: "E' quindi inquietante" (da: "La denuncia di abuso nel contesto dell'azione giudiziaria di separazione", di Annamaria Bernardini De Pace) " l'eccessiva facilità con qui in questi casi [di separazioni conflittuali, N.d.R.] ci si convince che di abuso si tratta solo perchè di abuso si è cominciato a parlare, sopratutto quando la denuncia di abuso diventa un vezzo di avvocati senza scrupoli, trasformandosi talvolta addirittura in una vera e propria strategia legale. ... ... In queste situazioni, i figli contesi e strappati (magari da una falsa accusa di violenza carnale o incesto) non sono che macabri trofei di una guerra che non ha ne vinte e ne vincitori, sono cinicamente usati come merce di scambio da adulti vendicativi che finiscono per causare danni difficilmente rimarginabili.
...
Questi fatti [il caso di W. Allen e il caso Schillaci, italiano, narrati poco prima N.d.R] devono far riflettere sulla assoluta necessità di porre in tutti gli accorgimenti necessari a evitare che la verità venga travisata, persino con l'esercitare l'attività difensiva in modo improprio o costruendo intorno al minore, con ogni possibile buona fede, una gabbia troppo protettiva dell'assunto accusatorio iniziale; di questo assunto si deve fare un vaglio spregiudicato e professionalmente corretto (come, del resto, è opportuno fare per qualsiasi tipo di iniziativa accusatoria privata), sopratutto attesa la delicatezza e la drammaticità delle vicende trattate. "Il processo penale, nella sua durezza e inevitabilità, anche quando è costretto ad occuparsi di minori o comunque di soggetti che hanno una minore capacità difensiva o di tutela (e anzi forse sopratutto in questi casi) non può prescindere dall'assoluto rispetto delle regole e, in particolare, di quelle regole attinenti all'attività difensiva o accusatoria." Non sembra quindi corretto che in tali procedimenti, forse anche per un doveroso eccesso di attenzione nei confronti di questi " soggetti deboli", si trascuri la necessaria tutela anche di altri soggetti, come gli indagati che, in base allo stesso dettato costituzionale non devono mai essere considerati presunti colpevoli, ma bensì presunti innocenti. Compito fondamentale, di un buon avvocato, io ritengo, rimane sempre, e comunque, la ricerca e l'affermazione della verità." (6)
Si noti l'interessante riferimento alle strategie di legali calunniosi, dei quali nell'articolo su Libero l'avvocatessa non parla proprio, come non parla affetto delle tragedie così innescate, e riassumibili in una serie incredibili di abusi, e nel c.d. "fatherless", ormai prassi costante di ogni separazione conflittuale.
L'assenza di ogni riferimento a tali comportamenti delle madri (ed eventualmente dei loro legali) abusanti, ci appare tanto più strano quanto più l'avvocatessa stessa dichiara, nell'articolo su Libero, che "Numerosi ancora i casi di papà violenti e anaffettivi. Vicini per numeri a quelli di madri violente e anaffettive, in verità.", dato che, inevitabilmente implica che le lamentele dei padri separati relativamente agli impedimenti alle frequentazioni e alla delegittimazione genitoriale (classiche soluzioni delle madri anaffettive e abusanti) sono fondate almeno nel 50% dei casi e che l'avvocatessa usa mistificatoriamente il concetto di "padri che protestano, clochard di rimessa", perché riduce le loro proteste a quelle relative al solo aspetto economico della vicenda, mentre sa benissimo, per averlo scritto nello stesso articolo e nei suoi libri, di quali siano le sofferenze prodotte dalle madri anaffettive e calunnianti nelle separazioni conflittuali:
"Come sostengo nel libro "Calci nel cuore", la vera novità forse è che oggi la violenza non è più una prerogativa esclusiva degli uomini. La rivoluzione sessuale e sociale ha affermato la dignità giuridica della donna, ma le ha anche fornito armi che spesso usa con una ferocia inimmaginabile, tanto da diventare a volte una "mamma cattiva", o anche una "vittima" in perfetta malafede, che proprio nel sacrificio percepisce l'essenza del suo potere. Nel libro c'è un capitolo, curato dall'Avvocato Valeria De Vellis, che offre tutte le informazioni indispensabili a proteggere i figli e a proteggersi dal carnefice, uomo o donna che sia." (4)
E, in altra sede:
"Giornalista: Il suo ultimo libro, che racconta storie di madri 'cattive' (carrieriste, abusanti, anaffettive ecc.) ha destato un po' scalpore: lei, l'Avvocato delle donne, la matrimonialista che sta sempre dalla parte della moglie nelle cause di separazione più famose, ora parla male delle sue congeneri, delle sue clienti?
AMBDP: Non parlo male delle donne. Segnalo che ci sono anche madri cattive. E' la verità.
Giornalista: C'è il rischio che le donne stiano diventando peggio di come erano una volta gli uomini, per quanto riguarda i doveri familiari ed in particolare nella cura dei figli?
AMBDP: Sì, perché si è dispersa la solidarietà familiare femminile." (5)
Le donne stanno diventando peggio degli uomini, dunque, ma l'avvocatessa Bernardini De Pace non lo dice su Libero, ma solo quando deve presentare il libro rivolto al vasto pubblico, composto cioè sia da madri che da padri.
Così come non dice quel che tutti possono dimostrare, e cioè che non è vero che l'affido condiviso venga applicato nel 94% dei casi: dal momento che una quantità impressionante di sentenze statuisce si l' "affido condiviso", ma definendo con questo nome modalità di frequentazione e rapporti economici assolutamente omologhi a quelli che si danno in un normale affido esclusivo.
Un ennesimo punto da notare è la totale assenza, nell'articolo, di ogni tono pacificatorio e mirato a valorizzare le risorse che un conflitto ben gestito può in realtà offrire alla coppia:. Atteggiamento totalmente opposto a quello mostrato in altri scritti:
"Ho sempre ragionato così [relativamente al non coincidere della verità processuale con quella dei fatti N.d.R.] .... portandomi dietro anche la rabbia della frequente discrasia, appunto, tra verità reale e verità documentabile. Finché non ho incontrato Maria Martello e sono stata folgorata dalla sua visione filosofica del conflitto. Del presupposto logico, cioè, di qualsiasi litigio. Mi si è aperto nella mente un mondo nuovo, un diverso modo di valutare la verità, le relazioni interpersonali, l'approccio a qualsiasi problema. Ho intuito dalle sue parole la grande energia positiva che è racchiusa in ogni conflitto. Ho apprezzato l'opportunità di dimenticare l'orgoglio dell'affermazione verbale (per quanto logica e veritiera). Ho imparato subito a individuare e a osservare i germi negativi che si autoriproducono nel conflitto quando non li si governano. Ho capito infine che la verità è un valore grandissimo, di per sé. Ma che non è importante affermarla e piegare l'altro ad accettarla. Più sano e rassicurante è il viverla senza volere a tutti i costi sottomettere l'altro a quella che pur sempre, per lui, sarebbe la "nostra verità" ma non la "sua". Per quanto significativa sia la verità, non la si può imporre sino al punto di distruggere i sentimenti degli altri, la loro autostima, la relazione con noi. La verità non deve essere l'arma del giudizio." (2)
Non è inutile qui notare che la taumaturgica e folgorante Maria Martello è una psicologa (competentissima), esperta in Mediazione Familiare, titolare di un apposito Centro di Mediazione Familiare: la quale è stata ed è – però - anche Giudice Onorario e del Tribunale per i Minorenni di Milano e della Corte D'Appello di Milano, ovviamente Sezione delle persone dei minori e delle famiglie.
Non discutiamo qui l'opportunità che un legale di un Foro scriva entusiastiche e folgorate recensioni a quello che è pur sempre un Giudice (e in molte cause per i Minori è proprio il parere del Giudice Onorario ad essere determinante) della stessa sezione dove il legale opera: facciamo però notare come l'avvocatessa Bernardini De Pace ben si guarda dal riportare nell'articolo su Libero tutte le "folgorazioni" relative allo spirito conciliativo così ben espresse nella sua presentazione al libro della dr.ssa Martello.
Il punto, se vogliamo divertente (quanto può però esserlo il ridere alle spalle degli abusi subiti da migliaia di bambini) è che nell'articolo su Libero la Bernardini De Pace arriva al paradosso di definire le lamentele dei padri separati come immotivate, ma (il che è paradossale) ad attribuirne la colpa anche a giudici Torquemada e malaccorti avvocati intervenuti: "C'è poi da indagare su che avvocati abbiano scelto (evidentemente cari ma perdenti) e quale giudice Torquemada abbiano mai incontrato."
Con ciò ammettendo che la verità processuale è appunto tanto lontana da quella dei fatti a seconda dell'avvocato o del magistrato (nonché, aggiungiamo noi: del CTU, dei CTP, delle assistenti sociali) che si incontrano, e che - conseguentemente - tutto quel che lei ha scritto prima è apodittico e inverificabile, quanto - come al solito - popperianamente infalsificabile, perché frutto comunque del caso e delle ...necessità - intense nel senso di quelle "economiche", dalle quali dipende in grandissima parte la scelta del legale da scegliere. e, nel caso, da ricusare successivamente.
Perché è proprio vero che, a volte, il legale scelto non è, sicuramente solo in quell'occasione, in forma smagliante nell'assolvere il proprio compito: "I legali della signora Schaffino precisano che nella causa divorzio contro l'ing. Falk "l' Avvocato Bernardini De Pace si occupò della vicenda soltanto in una fase iniziale...e che nulla può sapere l' Avv. Bernardini De Pace di eventuali "miliardi", "scuciti" dall'Ingengnere Falck...Per quel che concerne poi, le motivazioni che hanno condotto alla cessazione del rapporto professionale fra la signora Schiaffino e l' Avv. Bernardini De Pace , si precisa che contrariamente alle affermazioni allusive e fuorvianti, ma nella sostanza inveritiere, di cui nell'intervista citata.....le motivazioni medesime si possono così sintetizzare: la signora Schiaffino ha deciso di non tollerare più che il proprio nome fosse strumentalizzato dall' Avv. Bernardini De Pace, in violazione del dovere di riservatezza". (declinando ogni responsabilità circa la veridicità di quanto contenuto nella citazione) (7)
Laddove si nota che siamo in buona compagnia quando sosteniamo che l'avvocatessa Bernardini De Pace nulla può sapere, in alcune occasioni almeno, di molti dei miliardi che le ex mogli scuciono agli ex mariti e di quanto accade alle separazioni che lei non segue – o non segue più - personalmente.
Possiamo così concludere citando una vera femminista radicale che da sempre ha preso posizione avverso le violenze subite dai padri e dagli uomini ad opera del sistema giudiziario:
"The aspect of the Men's Rights Movement – the subcategory, if you will – that has become a flash point is Father's Rights. There are many issues or concerns that are subsumed by the umbrella of father's rights – and I can't do any more than briefly touch on one of them, leaving others for the Q&A. That one issue is the right of a responsible divorced father to have reasonable access to his children. What is reasonable? The father's rights movement is fighting for what is called a Rebuttable Presumption of Joint Custody. Which means that in contested divorces where no voluntary custody arrangement can be reached, the legal default position, the legal presumption should be that both parents share custody on an equal basis. The word Rebuttable indicates that either parent could acquire sole custody by demonstrating to a court that the other is unfit, perhaps because of a history of violence ... ... Today, the dominant form of feminism is reversing the process of expanding human rights to include every individual, and instead demanding that a class of individuals – men – be excluded. Instead of eliminating secondary characteristics like sex as politically important, those characteristics are defining how people are treated by law. Instead of universal rights, gender feminism is returning us to a society of class privilege. And any feminist who believes in equality has to stand up and defend whichever gender is being excluded. Today, it is overwhelmingly men who are being excluded. And so to return to equality, real feminists are put in the strange position of defending men's rights. ". (8).
Nel caso ci siano (voluti?) problemi di "traduzione" (ovviamente antropologica e interculturale, e non linguistica), abbiamo anche il parere di una femminista italiana, anch'essa avvocatessa, anch'essa milanese, non certo però famosa - nei giornali e nelle trasmissioni tv - come l'avvocatessa Bernardini De Pace: Lia Cigarini: "Lia Cigarini è molto chiara in proposito: «Le donne si comportano come se avessero di fronte un nemico da distruggere». Nei processi di divorzio e di separazione le donne sembrano tese soprattutto a disconoscere le capacità paterne del compagno e a rivendicare l'assoluta competenza materna sui figli. La battaglia non è tanto sui soldi - questione che pongono soprattutto gli uomini - ma nel conflitto in se stesso: «L'obiettivo vero è negare il partner come padre, come marito». Alle donne non è sufficiente che vengano loro affidati i figli ed esse avanzano la pretesa di cancellare totalmente il padre." (9)
La sottolineatura è nostra.
Il concetto espresso no, non è nostro. Ma è come dovrebbe esser l'affido di un figlio: condiviso.

Dr. Gaetano GIORDANO
Direttore del Centro Studi Separazioni e Affido Minori – ROMA
www.centrostudi-ancoragenitori.it

SITOGRAFIA e BIBLIOGRAFIA:
(1) http://www.truncellito.com/node/4
(2) in "Conflitti:parliamone. Dallo scontro al confrontro con il metodo della mediazione" di M. Martello, Sperling & Kupfer 2006,
http://www.istitutodeva.it/fondatrice/pubblicazioni/libri/presentazione_conflitti_Bernardini_de_Pace.pdf
(3) 7 dicembre 1998 - Corriere della Sera
(04) http://www.psicolinea.it/i_e/a_bernardini_de_pace_1.htm
(5) http://vitadicoppia.blogosfere.it/2006/02/damore-e-di-pro.html
(6)PSYCHOMEDIA Telematic Review, http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/depace.htm
(7) Il Blog di Svanity
(8) http://www.wendymcelroy.com/talks/nz-isil.html
(9) Avvenire, 5 Marzo 2004



Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Centro Studi Separazioni e Affido Minori
Responsabile account:
Max Noviello (Addetto stampa)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere