SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Autismo: 'una breccia nel muro' con la terapia precoce. A Roma un centro d’avanguardia

30/03/11

“Nostro figlio ha sempre presentato comportamenti problematici, che ci impedivano di vivere il quotidiano con serenità. Con lui non potevamo fare niente, anche fare la spesa era difficile, perché urlava sempre. Dopo il trattamento, però, abbiamo riscontrato grossi miglioramenti a livello comportamentale e ci auguriamo cheuna breccia nel muro continui così. Sappiamo che non può guarire, ma migliorare sicuramente sì”.

“Nostro figlio ha sempre presentato comportamenti problematici, che ci impedivano di vivere il quotidiano con serenità. Con lui non potevamo fare niente, anche fare la spesa era difficile, perché urlava sempre. Dopo il trattamento, però, abbiamo riscontrato grossi miglioramenti a livello comportamentale e ci auguriamo cheuna breccia nel muro continui così. Sappiamo che non può guarire, ma migliorare sicuramente sì”. A parlare è Rodolfo Gentile, papà di uno dei piccoli pazienti del centro “Una breccia nel muro” di Roma, il primo in Italia specializzato nel trattamento precoce dell’autismo. Nato dalla collaborazione tra l’ospedale pediatrico Bambino Gesù e la fondazione Roma solidale, il centro propone un percorso educativo indirizzato ai bambini autistici in età prescolare (tra i 18 mesi e i sei anni) basato su un trattamento terapeutico intensivo, che prevede il coinvolgimento e la formazione delle famiglie. I risultati di questo approccio, che è alla base del modello di intervento sul disturbo dell’autismo (Eibi), sono stati presentati ieri nel corso del convegno “Bambini e autismo: quale trattamento?”.
“Nel Lazio ci sono circa 1400 bambini tra i due e i sei anni affetti da questo disturbo. L’ospedale Bambino Gesù diagnostica circa 20 casi al mese- aggiunge Alberto Zuliani presidente della fondazione Roma solidale- La domanda terapeutica è crescente, ma la risposta è striminzita e le famiglie sono spesso lasciate sole. Il nostro obiettivo è migliorare la qualità della vita di questi bambini in età prescolare, pensando che poi ci sarà anche un’età scolare e adolescenziale in cui ci saranno nuovi problemi. Per questo uno degli aspetti fondamentali è la formazione delle famiglie nel trattamento”. Nel centro si segue un percorso terapeutico con un lavoro degli operatori per oltre 9 ore al giorno.
“Il percorso prevede inizialmente tre settimane intensive di lavoro terapeutico sul bambino e di formazione del genitore a questo tipo di intervento per circa 27 ore settimanali- sottolinea Leonardo Fava, psicoterapeuta dell’ospedale Bambino Gesù di Roma e responsabile del progetto- dopodiché il bambino torna per tre settimane nel suo ambiente naturale dove il genitore prosegue l’intervento con la supervisione di professionisti, prima di tornare nel centro per una settimana di rientro e continuare per tutto il corso dell’anno con tre settimane di lavoro a casa e a scuola”.
Nel suo primo anno di applicazione su 42 bambini di età compresa tra i 18 mesi e i 6 anni, secondo i terapisti, sono stati riscontrati miglioramenti in tutti i casi. “In tutti i bimbi, anche in situazioni di estrema gravità- affermano- è stato infatti rilevato un tangibile miglioramento della capacità di comunicare e di socializzare, di articolare il linguaggio, di reagire agli stimoli esterni”.
Anche il presidente dell’ospedale Bambino Gesù, Giuseppe Profiti, sottolinea i risultati incoraggianti dell’esperienza. “Il motivo fondamentale del nostro investimento in questo campo nasce dalla presa di coscienza dell’insufficienza della risposta al bisogno sollevato da questo tipo di disturbi- afferma- Nel nostro ospedale c’è un afflusso sempre maggiore di pazienti, il 60% dei quali provengono da altre regioni. Con questo trattamento, che si basa sulla precocità della diagnosi, i margini di recupero sono notevoli. Si tratta però solo di una parte di un percorso più lungo e complesso che va integrato con una terapia anche fuori”. Durante il convegno è stato posto l’accento anche sulle metodologie non scientificamente provate, che si rivelano spesso inefficaci o addirittura dannose per i pazienti.
“L’esperienza di Una breccia nel muro ci incoraggia ancor di più a proseguire nel ricorso a trattamenti i cui risultati abbiano solide evidenze scientifiche – aggiunge Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù allertando al contempo i genitori di bimbi con autismo a diffidare di terapie non validate, spesso inefficaci, se non dannose, e inutilmente costose”.



Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Sic - Sanità in Cifre
Responsabile account:
Mario Bianconi (Responsabile contenuti)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere