SALUTE e MEDICINA
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CBD e CBDA i cannabinoidi della Cannabis

Sia il CBD che il CBDA sono cannabinoidi, particolari composti organici contenuti nella Cannabis. Il CBD è stato sempre considerato il cannabinoide più promettente nel campo della ricerca scientifica, date le sue potenziali proprietà terapeutiche.

Il sistema endocannabinoide è un regolatore omeostatico chiave del corpo, che svolge un ruolo in quasi tutti i sistemi fisiologici. Per un lungo periodo di tempo è stato trascurato come possibile obiettivo terapeutico, in particolare perché non si sapeva molto delle implicazioni sulla malattia sistematica. Tuttavia, con gli incredibili successi avuti con l'uso della cannabis terapeutica e dei prodotti a base di canapa, in particolare del cannabidiolo (CBD) e dell'acido cannabidiolico (CBDA), molti scienziati stanno spostando la loro attenzione sul sistema endocannabinoide.

Prove più evidenti stanno venendo alla luce, sostenendo la teoria della carenza endocannabinoide clinica sostenuta dal dott.Ethan Russo, in particolare per le malattie come l’emicrania, la fibromialgia e la sindrome dell’intestino irritabile. Dato l’alto numero di malattie che hanno mostrato anomalie nel sistema endocannabinoide come l’epilessia, il cancro e una vasta gamma di malattie neurodegenerative, questa è un’area che sarà senza dubbio esplorata ulteriormente in futuro.

Oltre ai composti derivati dalla cannabis, recentemente è emerso che un’ampia gamma di composti naturali interagiscono con il sistema. Ciononostante, il CBD e il CBDA sono ancora considerati i composti chiave (o quelli che hanno dimostrato la maggiore efficacia fino ad oggi) e l’evidenza del loro valore terapeutico cresce ogni giorno. La ricerca sul CBD e il CBDA sta crescendo rapidamente, ed è stato rivelato un vasto numero di obiettivi farmacologici. Il preciso meccanismo d’azione per entrambi questi composti rimane ancora un mistero, ma le loro caratteristiche farmacologiche forniscono indizi interessanti sul loro funzionamento.

Cannabidiolo: come funziona?
L’azione farmacologica del CBD è molto interessante, in quanto ha un’azione molto limitata sui recettori CB1 e CB2. Tuttavia è in grado di bloccare le azioni dei composti che attivano questi recettori, come il THC. Questa proprietà del CBD è molto importante, in quanto può sopprimere quella psicoattiva del THC. Questo può risultare utile per coloro che usano il THC per il trattamento di condizioni come dolore e spasticità. Ridurre la psicoattività ridurrebbe gli “effetti collaterali” del THC e della cannabis terapeutica, e questo equilibrio può essere controllato somministrando il CBD insieme al THC.

L’enzima amide idrolasi degli acidi grassi (FAAH) è l’enzima responsabile della degradazione intracellulare dell’anandamide, e il CBD ha dimostrato di inibire questo enzima. In questo modo il CBD ripristina i livelli di anandamide (bloccando la sua rottura), ripristinando così la carenza endocannabinoide clinica osservata in molte malattie. Uno studio clinico eseguito con il CBD sulla schizofrenia ha dimostrato che questo composto ha causato un aumento significativo dei livelli sierici di anandamide, e si è pensato che questa fosse la causa dell’evidente miglioramento clinico.

IL CBD mostra affinità con i recettori non endocannabinoidi
Il CBD è un composto enantiomerico, e l’enantiomero (-) è risultato significativamente più potente dell’enantiomero (+) nell’inibizione della FAAH. Al contrario, l’enantiomero (+) ha mostrato più affinità per i recettori CB1 e CB2 rispetto all’enantiomero (-). Per questo motivo il (+) – CBD probabilmente servirà meglio se in combinazione con il THC, mentre (-) – CBD potrebbe essere sfruttato per trattare la carenza di endocannabinoidi. Gli studi hanno rivelato che il CBD ha affinità con alcuni Transient receptor potential channels (TRP channels), il che amplia la portata delle malattie che il CBD può guarire. Il CBD ha dimostrato di desensibilizzare (smorzare l’attività del recettore) i canali TRPV1, TRPV2, TRPV3, TRPV4 e TRPA1.

Questi recettori sono altamente attivi negli stati di dolore in una vasta gamma di malattie. Il CBD ha anche dimostrato di essere un antagonista del recettore TRPM8, che è un altro interessante bersaglio recettore per il trattamento del dolore – in particolare l’allodinia. Al di fuori del sistema endocannabinoide, il CBD si rivolge anche ai recettori di segnalazione neurale chiave come il 5-HT1a e il 5-HT3a. Sebbene non si sappia molto sulle implicazioni di questi recettori nella malattia, si ritiene che siano fortemente implicati in malattie come l’epilessia e in numerosi disturbi ansiosi.

Acido cannabidiolico (CBDA): il precursore con un ruolo importante

Il CBDA è il precursore acido del CBD. La conversione avviene convenzionalmente da una reazione attivata dal calore, che porta alla rimozione del gruppo carbossile dal CBD. Poiché l’interazione del CBDA con il sistema endocannabinoide è piuttosto limitata, è spesso trascurato come composto terapeutico. Tuttavia, ha una serie di interessanti recettori bersaglio che sono molto importanti per un certo numero di malattie. Proprio come il CBD, il CBDA desensibilizza i recettori TRPV1, TRPV3, TRPV4 e TRPA1.

Ciò suggerisce che potrebbe avere proprietà promettenti per il trattamento degli stati del dolore che derivano da una serie di malattie e che spesso stimolano l’attività in questi recettori. Il CBDA ha poca affinità con gli altri recettori del sistema endocannabinoide, ma inibisce i mediatori dell’infiammazione chiave come il COX-1 e COX-2. In particolare, è di una certa importanza la sua azione sul COX-1, in quanto recenti ricerche hanno suggerito che questo enzima può essere un obiettivo promettente per ridurre le convulsioni.

Il COX-2 invece è un enzima responsabile di una vasta gamma di processi infiammatori nel corpo, e l’inibizione di questo enzima può aiutare a trattare i sintomi di numerosissime malattie, dato che l’infiammazione è una costante comune nella maggior parte dei disturbi. Inibendo questi enzimi, potrebbe essere in grado di avere le stesse azioni di altri farmaci con meccanismo simile di azione, quali ad esempio l’acido acetilsalicilico (Aspirina), il naprossene, l’ibuprofene e la tolmetina.

Molecole di azione sinergica

Molte testimonianze hanno dimostrato che il CBD e il CBDA funzionano meglio se in combinazione, specialmente per malattie come l’epilessia. Sono necessarie azioni combinatorie di questi composti, perché le malattie sono spesso causate dalla errata regolazione di più sistemi fisiologici nel corpo. Gli scienziati che studiano la fisiopatologia di queste malattie possono imparare da questi risultati, chiarendo ulteriormente i meccanismi della malattia. Il CBD e il CBDA hanno incredibili proprietà terapeutiche, in particolare perché completano l’attività l’uno dell’altro.

Dati molto recenti hanno rivelato che gli acidi cannabinoidi (come il CBDA) possono aiutare l’assorbimento e il metabolismo del CBD o di altri fitocannabinoidi. Inoltre, la somministrazione di CBDA con il CBD diminuisce la quantità di CBD necessaria per raggiungere lo stesso livello di efficacia.



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